Magazine Libri

Stefano, l’arrampicatore

Creato il 20 dicembre 2012 da Tipitosti @cinziaficco1

Più che tosto, Stefano Scollo, nato nell’85 a San Benedetto del Tronto (Ap), si sente un masochista.

Impiegato tecnico – elettronico in un’azienda che distribuisce sistemi di sicurezza (Antintrusione, Videosorveglianza) ha una passione: arrampicarsi. E fin qui niente di straordinario. “Il problema – dice – è che devo arrampicarmi tutti i giorni. Anche quando non mi sento bene. La mia é una malattia”.”.

Stefano, l’arrampicatore
Stefano ha cominciato otto anni fa. “Nel 2004 mia sorella Valentina – racconta – seguì un corso di arrampicata libera, indetto dalla scuola del CAI di Ascoli Piceno. Un giorno le venne la brillante idea di portare anche me. Ero abbastanza riluttante e sfaticato. Non avevo alcuna intenzione di provare. La prima volta, quindi, ho fatto solo un piacere a mia sorella. Valentina non smetteva mai di dirmi quanto fosse bello e divertente fare questo sport. Un giorno l’ho accontentata. Cosa ho provato? Un miscuglio di emozioni. Non riuscivo a capire se quello che stavo facendo fosse pericoloso o no e quindi continuavo a salire, ma con una scioltezza che mi impressionava. Quindici minuti di adrenalina alle stelle, che non ho mai ritrovato in nessun altro sport. Era strano. Avevo paura, come ce l’ho ancora oggi ed è una sensazione normale. Ma quel giorno non volevo fermarmi”.

La prima arrampicata Stefano l’ha fatta nella calda falesia di Ferentillo (provincia di Terni). “Quel posto – racconta – ha delle bellissime pareti attrezzate, di un’altezza media di circa trenta metri.  In quell’occasione ho sentito vibrare di entusiasmo e  immenso benessere il mio corpo e la mia anima. In genere, quando scalo mi sento libero. È bello poter scaricare tutte le inquietudini e i problemi sulla roccia che sicuramente è più dura e resistente degli affannni di tutti i giorni. Poi, c’è sempre una variante, un imprevisto che tutti i climber odiano, ma che rende ancora più affascinante la sfida. Lo scopo del free climbing è quello di scalare una via attrezzata senza utilizzare alcun attrezzo. Si fa tutto con le proprie forze. Si va avanti senza fermarsi sino alla catena di calata e si scende. Quando un arrampicatore si pone un obiettivo e non riesce a raggiungerlo, non può far altro che prendersela con se stesso. Dipende tutto da lui. Questo rende il Free Climbing una disciplina logorante a livello mentale. Un altro aspetto che molti condivideranno è il masochismo”.

Di preciso cosa intende? “Il climber – fa sapere – difficilmente rinuncia ad una giornata di scalate. Può accadere qualsiasi cosa. Possiamo anche parlare di dipendenza, buona sì, ma una vera e propria dipendenza. Il masochismo subentra in caso di infortuni. Spesso mi è capitato di avere forti dolori al gomito, alla spalla, al polso, ma di non riuscire a rinunciare alla scalata. Continuo a scalare, nonostante i dolori, rischiando di farmi davvero tanto male”.

Si sentirà un tipo tostissimo? “Beh – sorride – ci sono prove peggiori. I veri nemici degli arrampicatori sono: matrimoni, comunioni, pranzi, banchetti vari, brutto tempo. Mi sento tosto come sono tosti tutti quelli che praticano il free climbing. Per capirlo deve provarlo. Si sentirebbe molto tosta”.

Come si prepara per le scalate più dure? “Non ho mai fatto degli allenamenti specifici – fa sapere – Sono stato abbastanza fortunato nel poter sfruttare la mia predisposizione fisica. Ci sono arrampicatori che si allenano una vita intera per raggiungere dei risultati che altri raggiungono in pochi mesi. In ogni caso le vacanze d’arrampicata possono essere molto variabili. Durano da tre a dieci giorni. Tutto dipende dagli impegni di lavoro”.

Ma qual è l’aspetto più emozionante di questa disciplina? “Ti permette – risponde Stefano – di viaggiare tanto. Dal Nord al Sud è pieno di falesie. C’è chi sostiene che Dio fosse un climber, sennò non avrebbe messo tutte queste pareti incantante in giro per l’Italia”.

Quanto è importante l’alimentazione in questo sport? “Molto – dice – Come è importante cercare di non ingrassare. Le assicuro che quando si sale, anche un misero chilo si sente. Purtroppo, per raggiungere buoni risultati, il rapporto peso-potenza è davvero importante. Quindi molti amici di scalata devono ricorrere a diete mirate per fronteggiare più facilmente la gravità. Io sono sempre stato molto magro e non ho mai fatto ricorso a diete”.

Le arrampicate le fa sempre da solo? “Per fare arrampicate sicure – replica –  mentre si scala, ci deve essere sempre una persona che tiene la corda tramite un attrezzo speciale, che si chiama GRIGRI. La cosa difficile è fidarsi ciecamente di questa persona, che ha la tua vita in mano e si chiama compagno di cordata. È una persona davvero speciale con cui si condivide tutto: delusioni, gioie, momenti speciali che solo il free climbing può dare. Da quando ho iniziato a praticare questo sport ho sempre avuto al mio fianco il mio amico Maurizio. Da più di otto anni non ci sono stati weekend in cui io e lui non siamo andati a scalare insieme. È naturale che una figura come la sua diventi fondamentale anche nella vita quotidiana. Una fortuna sa qual è? Accanto a me e a Maurizio ci sono due ragazze fantastiche, che assecondano ogni nostra passione, essendo anche loro due grandi climber”.

Stefano, l’arrampicatore

Cosa porta sempre con sé? “Nello zaino di un arrampicatore – dichiara -non possono mancare mai: imbraco, scarpette, sacchetto di magnesite, rinvii (fettucce con doppio moschettone), GRIGRI, acqua”.

Qual è stata l’arrampicata che non scorderà mai? “Ogni giornata di scalate ha un suo fascino – dice – Sicuramente quella che non scorderò mai è stata la scalata sul Monte Pellegrino a Palermo, dove io e Maurizio abbiamo percorso una via di 170 metri in un ambiente fantastico. Parlo del mare di Mondello alle spalle e un altro mare, ma di roccia davanti a noi. La bellezza di quella giornata è indescrivibile. La via di salita è stata estremamente impegnativa e ci ha messo a dura prova. Arrivati in cima non avevamo parole e tutta la fatica era svanita in un attimo grazie allo spettacolare paesaggio. In notturna con Maurizio ho scalato parecchie volte, ma più per gioco su vie che conoscevamo molto bene”.

La scalata che sogna? “Il sogno di tutti i climber – dichiara – è quello di scalare almeno una volta nella vita nel famoso Yosemite. È la mecca del free climbing e dell’alpinismo. In quei posti si respira aria di grandi ascese e realizzazioni incredibili. I big della nostra disciplina, tra cui c’è anche lo scrittore Erri De Luca, hanno toccato la roccia di quelle pareti. Prima o poi ci andrò pure io”.

L’aspetto più “tosto” di questo sport? “L’arrampicata – afferma – prima di dare una soddisfazione genera mille delusioni. Non è facile convivere con questo aspetto. Per questo è normale vedere molti ragazzi iniziare e smettere quasi subito. Nell’arrampicata niente è regalato. Tutto è da ricercare. L’aspetto più gratificante, indubbiamente, è la condivisione di una grande prestazione con gli amici. E poi tutto quello che si fa: montare la tenda, prendere la legna, sedersi intorno al fuoco e guardarlo”.

Consigli a coloro che seguono il blog e che vorrebbero fare arrampicate, ma sono terrorizzati? “Un consiglio – afferma – spassionato è di non improvvisarsi arrampicatori. Non basta comprare l’attrezzatura, serve anche saperla usare. L’arrampicata è uno sport sicuro, che fa molto bene al fisico – rinforza i muscoli della schiena e sviluppa le capacità motorie – ma può diventare molto pericoloso, se affrontato con superficialità. Per provare basta rivolgersi alla sezione CAI più vicina e chiedere se ci sono dei corsi di Arrampicata Libera. È molto facile trovare anche palestre indoor con pareti artificiali attrezzate per testare le proprie vertigini”.

Stefano, l’arrampicatore
Cos’altro si deve sapere, se si intende fare arrampicate? “L’arrampicata – afferma -  si fa a mani nude. Detto questo, aggiungo che non c’è nessuno che non possa farlo. Consiglio di dare un’occhiata alle guide su questo sport, dove vengono descritti i gradi delle vie, la lunghezza, la logistica del posto in cui si deve fare un’arrampicata”.

Ci sono posti in Italia in cui fare arrampicate emozionanti? “Il Italia la mecca dell’arrampicata è Arco di Trento – dice – La Sardegna offre uno scenario paesaggistico non indifferente, così come la Sicilia. Ci sono tanti posti. E in qualsiasi parte d’Italia si troverà sempre qualche pazzo attaccato alla roccia”.

    Cinzia Ficco


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :