Silvio si è infilato - anche trascinato dai suoi aeroplanini, in un cul-de-sac, dal quale sarà molto difficile uscire. E più i suoi scherani spingono con metodi fa banditori di piazza, più la oersonale "lucina in fondo al tunnel" del delinquente si fa più puccola, più tenue, più lontana.
Meglio farebbe, Silvio, ad attrezzare Villa Certosa con un congruo numero di facilities (lettoni di Putin, pompette, scorte di Viagra, palo per la lap-dance, un nuovo Tarantini, la stanza degli ospiti per Matteo Renzi, e quanto serve per rendere accettabile questa gravissima e lunghissima pena accessoria).
In attesa, si spera, che altre e più infamanti ne vengano fuori dal Ruby-Rubacuori Gate. Le considerazioni di Stefano Rodotà
"Napolitano ha escluso che la grazia arrivi motu proprio e poi per la grazia sono fissate condizioni specifiche che fanno perno sul carattere umanitario della decisione. Fino a quando non saranno presenti le condizioni indicate dalla legge, dalla giurisprudenza, dalle consuetudini costituzionali e dai precedenti, sono quattro i riferimenti che fa Napolitano, la grazia non può essere concessa. Questo dovrebbe chiudere il discorso e la partita"
"['L'agibilità politica] e una invenzione di questa fase; non ha nulla a che vedere con la grazia, e cerca di forzare le istituzioni, anzi cerca di forzare la mano del Presidente della Repubblica per risolvere un problema politico nato da una legittima decisione della magistratura"
Cosa pensa del passaggio della nota in cui Napolitano parla di "legittime manifestazioni di dissenso" rispetto alla sentenza della Cassazione?"
"Forse non era un passaggio necessario - risponde il giurista - era nello spirito che il Presidente sta adoperando, dal suo punto di vista, cioè quello di mantenere una rete di protezione per il governo, è comprensibile. Diciamo che è un di più che non mi entusiasma. È un punto che se è ricondotto al fatto che è legittimo un disagio e un dissenso ma che non legittima ritorsioni, si tratta di valutazioni politiche e su questo io non sono d'accordo".