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John Schlesinger ne trasse un film, nell’ormai lontano 1995: Cold confort farm. Penso che pochi ne abbiamo memoria, però vale certo la pena tornare a frequentare questo spiritoso testo del 1932, proposto da una giovanissima casa editrice, Astoria.
Con un sense of humour tipicamente britannico Stella Gibbons prende in giro i luoghi comuni della spensieratezza della vita agreste, nel verde più tipico della campagna inglese, il Sussex , la presunta saggezza popolare e le convenzioni borghesi che animavano lo spirito dell’Inghilterra degli anni Venti.
Stella Gibbons, La fattoria delle magre consolazioni, Asterios
Flora Poste è stata educata in modo eccellente a fare tutto tranne che a guadagnarsi da vivere. Rimasta orfana a vent’anni e dotata di una rendita esigua, va a vivere presso dei lontani parenti alla Fattoria delle Magre Consolazioni nel Sussex. Il suo arrivo alla fattoria coincide con l’inizio di uno dei romanzi più divertenti mai scritti. I parenti sono a dir poco eccentrici e la fattoria è sgangherata e in rovina: i piatti vengono lavati con rametti di biancospino e le mucche hanno nomi come Rozza, Senzascopo, Inetta e Superflua. La vecchia matriarca settantanovenne, zia Ada, che non è più stata giusta nella testa da quando ha “visto qualcosa di orribile nella legnaia” circa settant’anni prima, tiene in scacco l’intera famiglia. Come Alice di Lewis Carroll, Flora non si fa intimidire da chi dice cose senza senso e si rifiuta di essere trascinata in un mondo di matti. Non si può, pensa Flora, rovinare la vita propria e altrui invocando disgrazie infantili, non si può sottostare alla follia per quanto interessante, bisogna ribellarsi… e nel giro di pochi mesi le cose alle Magre Consolazioni cambiano in modo radicale.