(foto di Nikolai Vlasik)
E porto la stella rossa, qui dove non sanno
lo spettro (cromatico) dell’amore. La porto
invicta
sullo zaino, scambiata per un asso pigliatutto
a un mercato ucràino o ucraìno.
Ma sotto queste nuvole a lutto
manichini mi guardano
senza nome né volto
e non riesco a risolverli in una Peroni,
in un verso di Benn
così immagino
muse concubine per la working class, immagino
Europa e il toro fecondi e lascivi
prima della gran puttana
dalla mammella unica
e l’erezione del Muro.
Ma
mi desta di Dido il canto, tutta fame e pustole,
e sento
mangiaossa e altri marinai
succhiarmi le costole
- io porto la stella rossa, e faccio vergogna alla gente
che mi sogna, si bagna, mi sputa
e non saluta
più
nemmeno i suoi sogni.