Siccome è una serie che in Italia seguiamo literally in tre, a breve quattro, forse cinque, questo è un post che scrivo più per me che per gli altri. Ci pensavo stamattina mentre tagliavo l’erba in giardino. Mi venivano in mente tante riflessioni e nessun posto in cui condividerle. Sveglia Darcy, hai un blog! Spendi ben 13$ all’anno per il blog. Usa quello no? Chissenefrega se è una serie che seguiamo literally in tre, a breve quattro, forse cinque. Come sempre niente spoiler.
Stella è una serie inglese (ce n’è un’omonima americana ma non c’entra niente con quella di cui scrivo ora) che va in onda su Sky 1. Al momento sono a metà della quarta stagione, è già stata rinnovata per una quinta. Gli episodi (so far 38) durano sui 45 minuti ed è una specie di family dramedy (definizione orrenda ma quello è, un po’ drama, un po’ comedy, sulla famiglia o giù di lì).
Come ho scoperto Stella. Ci tengo a scriverlo subito perché magari vi viene da chiedervi “Ma com’è che guarda una serie che in Italia vedono literally in tre, a breve quattro, forse cinque?”. Non ci sono attori che conoscevo prima a parte uno visto brevemente in Miranda (qua è uno dei protagonisti) ma di sicuro lui non c’entra. L’ho scoperta per caso. Sapevo che c’era una serie inglese che aveva come titolo solo il nome della protagonista, sapevo che non era un nome consueto, sapevo che era crime e che insomma poteva interessarmi. Ma io il nome mica me lo ricordavo. Scorro le serie inglesi, seleziono quelle che hanno come titolo un nome di donna e rimangono Stella e Vera (ovviamente anche Miranda ma ho già abbondantemente dato). Era Vera la serie che cercavo (e che guarderò), però mi sono detta che insomma ma sì dai, proviamo a vedere di che parla Stella e così ho deciso di iniziarla.
Di cosa parla Stella. Stella è una donna di 42 anni che vive a Pontyberry, paesino inventato nelle South Valleys del Galles. Stella è divorziata, il suo ex marito ora è fidanzato con una donna decisamente esuberante e parecchio più giovane di lui. Stella ha tre figli da due uomini diversi. Il maggiore, 25 anni, è in prigione. Gli altri due, un maschio e una femmina, hanno 12 e 16 anni e vanno normalmente a scuola. Stella di lavoro stira, a domicilio o a casa sua per poi consegnare i panni in giro per il paese. Stella ha un fratello sposato con la sua migliore amica, si divertono a fare giochi di ruolo a letto. La migliore amica gestisce con il padre e un altro amico l’agenzia di pompe funebri del paese. Il migliore amico di Stella è innamorato di lei e fa il lollipop man, ovvero colui che dirige l’attraversamento pedonale attraverso un enorme palettone. Stella è sovrappeso ma non sembra curarsene granché. Stella fuma di nascosto o quando è stressata. Stella ha un cane, Banjo, ed è allergica ai gatti. Stella non vive una vita particolarmente speciale, né troppo facile né troppo difficile, non è di certo ricca ma il non avere soldi non è un grosso dramma. La vita di Stella e di Pontyberry però è stranamente caotica, con questa ridda di personaggi stralunati e assurdi che la popolano. Stella parla di questo. Lo so, niente di originale o diverso o innovativo, ve lo concedo.
Perché mi piace Stella. E qua si apre un mondo. Allora, in sintesi, mi piace per un motivo: fa ridere con cuore e intelligenza. Il che, per me, nel panorama attuale delle serie tv, è una dote rarissima. Ed è purtroppo una dote che io tendo a cercare sempre più spesso. Questa è la versione breve. Ora passiamo all’extended version. Nell’homepage del blog, in uno dei footer, c’è una frase che mi piace moltissimo, probabilmente la frase più bella scritta sull’essere donna (e non a caso è di un uomo):
Sono una donna e il mio compito è di tener unite le cose.
E’ di Francis Scott Fitzgerald, dal romanzo Tenera è la notte. Ecco, Stella è una donna che tiene unite le cose. E questa è proprio la prima cosa a cui ho pensato. Mi sono chiesta perché mi stesse piacendo così tanto e ho capito la risposta. Stella è quel tipo di donna lì. Che non vuol dire perfetta eh, ci mancherebbe (ho perso il conto delle volte che ho urlato allo schermo della tv STELLA MA CHE CAZZO STAI FACENDO!!!), però una donna a cui tutti fanno riferimento, a cui tutto fa capo, una donna pratica, in gamba, che sì, tutto sommato si accetta per ciò che è, una donna materna, una donna che con le sue fragilità riesce comunque ad essere il perno della sua grande famiglia allargata.
Stella fa anche ridere, parecchio ridere. Come ho scritto sopra ci sono dei personaggi folli e picchiatelli che fanno sembrare Pontyberry e le Valleys un altro pianeta. La coppia di dirimpettai di Stella vive con un cavallo in salotto. Uno dei personaggi non parla, emette suoni senza senso e loro lì lo capiscono, mentre noi, il pubblico e chi viene da fuori, no. I maschi di una delle famiglie si chiamano tutti Alan e loro sanno quando li interpellano a che Alan fanno riferimento. Il fratello di Stella e la moglie (che è pure alcolista, gira con un etilometro portatile per sapere quanto ancora può bere) fanno sesso solo da travestiti e ad esempio nel primo episodio fanno finta di essere una coppia di surfisti lo fanno con la muta sulle note dei Beach Boys. Devo continuare?
Parentesi sulla lingua. Io sono stata in Galles più di 10 anni fa, sì l’accento è molto diverso da quello inglese classico ma insomma non mi aveva fatto una particolare impressione. Nelle Valleys invece è un po’ diverso. L’accento è molto marcato, ha una cadenza tutta particolare (ogni frase sembra una domanda). Anche il lessico è un po’ strano, diciamo che i gallesi non hanno bisogno di vocali, per cui una parola usata spesso è twp. Ma passiamo alla mia parola preferita. Presh. Abbreviazione di precious. In italiano ognuno la traduce come vuole, mia cugina la tradurrebbe con gioia, è il suo appellativo affettuoso. “Are you ok, presh?”, “Stai bene, gioia?” Ecco, così. Presh. Vi assicuro che vi verrà voglia di usare presh come se non ci fosse un domani. E’ un segno distintivo. Se inizi ad usare presh nel linguaggio quotidiano significa che sei gallese doc.
Il cuore c’è perché naturalmente ci sono delle amicizie, delle storie d’amore, ma non solo per quello. C’è il senso di comunità che ultimamente si è perso, c’è il senso della famiglia allargata in cui tutti sono bene accolti (non c’è differenza tra i fratelli di padri diversi, finché Stella è la madre e tiene tutto unito… capito?), c’è il senso di casa inteso come nido sicuro e accogliente. C’è una parola del dialetto triestino (avendo vissuto per qualche anno da quelle parti qualcosa ricordo) che è praticamente intraducibile con una sola parola in italiano, “coccolo/coccola”. Vuol dire tante cose, se vi dicono “Sei proprio coccolo” prendetelo come un complimento, perché lo è. Vuol dire dolce, sensibile, simpatico, accogliente, cortese, insomma vuol dire tante cose. Ecco, Stella è una serie coccola.
Insomma non ho ancora capito se Stella è una serie bella perché è bella o se mi piace solo per motivi che trascendono gli aspetti tecnici. Ci sono serie che so che sono capolavori, oggettivamente parlando, recentemente ho parlato di Boardwalk Empire, ecco, è un capolavoro, punto. Poi dopo può non convincere, uno può annoiarsi e ok, ma sfido chiunque a dire che tecnicamente non sia ineccepibile. Ecco, con Stella non lo so, non ho neanche modo di saperlo perché in Italia siamo literally in tre, a breve quattro, forse cinque a vederla quindi non ci sprechiamo in discussioni. Però ecco, Stella è una serie che ha cuore, che fa ridere e che è intelligente. Di questo sono strasicura, nessuno può darmi torto. So long, presh!