John Barth è considerato uno tra i più influenti scrittori del Novecento, e i suoi romanzi rappresentano alcuni tipici esempi di postmodern fiction.
Barth debuttò nel ‘56 con The Floating Opera (L’opera galleggiante), mentre è del 1958 The End of the Road (La fine della strada). Al 1960 risale invece The Sot-Weed Factor, uscito in Italia nel 1968 col titolo Il coltivatore del Maryland, nella traduzione di uno scrittore fondamentale nel panorama della letteratura italiana negli del boom economico, Luciano Bianciardi.
È proprio a Il coltivatore del Maryland che si è rivolta l’attenzione di Steven Soderbergh, regista eclettico (sono suoi Full Frontal (2002), Solaris (2002), Contagion (2011), tra gli altri), per un adattamento del mastodontico romanzo di Barth.
L’adattamento è stato affidato a James Greer, romanziere, sceneggiatore, musicista, il quale si è immerso nel mondo di Barth per un paio d’anni, riemergendone con uno script più esteso del romanzo stesso. E il risultato sembrerebbe essere altrettanto monumentale: dodici ore, in dodici episodi da un’ora ciascuno.
Soderbergh, dal canto suo, crede che sarà possibile realizzare il progetto senza un grandissimo budget, e non sappiamo se ci si può scommettere; del resto, la complessità del romanzo-parodia di Barth è tale da far risultare un’impresa il solo pensiero di farne un prodotto filmico.
Staremo a vedere se Soderbergh riuscirà a stupirci positivamente, e in che modo il romanzo di John Barth vedrà la luce attraverso il mezzo della cinematografia.
Con buona pace del dibattito sul Postmoderno.
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