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Steven Spielberg

Creato il 10 settembre 2011 da Alejo90
The Last Gun (1959) (corto)
Fighter Squad (1961) (corto)
Escape to Nowhere (1961) (corto)
Firelight (1964)
Slipstream (1967) (corto)
Amblin (1968) (corto)
Duel (1971) - 3,5/5
Sugarland Express (The Sugarland Express) (1974) - 3/5
Lo squalo (Jaws) (1975) - 3/5
Incontri ravvicinati del terzo tipo (Close Encounters of the Third Kind) (1977) - 2,5/5
1941- Allarme a Hollywood (1941) (1979) - 2/5
I predatori dell'Arca perduta (Raiders of the Lost Ark) (1981) - 3,5/5
E.T. l'extra-terrestre (E.T.) (1982) - 3,5/5
Ai confini della realtà (Twilight Zone: The Movie) (1983) - 2/5 Scheda a parte
Indiana Jones e il tempio maledetto (Indiana Jones and the Temple of Doom) (1984) - 2,5/5
Il colore viola (The Colour Purple) (1985) - 2,5/5
L'impero del sole (Empire of the Sun) (1987) - 2,5/5
Indiana Jones e l'ultima crociata (Indiana Jones and the Last Crusade) (1989) - 3/5
Always - Per sempre (Always) (1989) - 1,5/5
Hook - Capitan Uncino (Hook) (1991) - 2,5/5
Jurassic Park (1993) - 3,5/5
Schindler's list (1993) - 4/5
Il mondo perduto - Jurassic Park (The Lost World: Jurassic Park) (1997) - 2,5/5
Amistad (1997) - 3/5
Salvate il soldato Ryan (Saving Private Ryan) (1998) - 3,5/5
A.I. - Intelligenza Artificiale (A.I. Artificial Intelligence) (2001) - 3/5
minority Report (2002) - 2,5/5
Prova a prendermi (Catch Me If You Can) (2002) - 3/5
The Terminal (The Terminal) (2004) - 2/5
La guerra dei mondi (War of the Worlds) (2005) - 3/5
Munich (2005) - 3,5/5
Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull) (2008) - 2,5/5
Le avventure di Tintin - Il segreto dell'Unicorno (The Adventures of Tintin: The Secret of the Unicorn) (2011) - 3,5/5
War Horse (2011) - 2,5/5
Lincoln (2012) - 3/5
Spielberg (1946), americano, è uno dei più noti registi della New Hollywood. Dopo una lunga gavetta in tv, il suo film Duel approda sul grande schermo suscitando ampi consensi di pubblico e critica. Da quel momento è una serie di continui successi, film famosissimi campioni di incassi al botteghino. Alternando pellicole scanzonate e divertenti a film impegnati e drammatici, Spielberg si è dimostrato indubbiamente uno dei registi più versatili della sua generazione.
-Duel
USA 1971 - thriller - 90min.
Uscito per la Tv, fu un successo istantaneo, e ne decretò il passaggio al grande schermo con l'aggiunta di scene inedite, che portarono la durata originale di 74 minuti a 90.
Il commesso viaggiatore David (Dennis Weaver) sta compiendo un viaggio di lavoro in auto. Lungo il tragitto, tenta di sorpassare un'autocisterna che lo rallenta. Nasce un duello tra i veicoli che vede l'auto vittoriosa. Dopo una sosta, David riprende il viaggio, ma si accorge che il minaccioso automezzo lo sta inseguendo, tentando in tutti i modi di farlo fuori. Sarà un lungo inseguimento.
E' un film di inseguimento di eccezionale qualità per essere un prodotto televisivo (comunque si tenga conto dei maggiori mezzi che gli americani dispongono anche per questo tipo di produzioni),con uno Spielberg lanciatissimo in inquadrature azzardate ed in un montaggio frenetico ancor oggi carico di suspence. Pellicola metaforica, che parla dell'assunzione di responsabilità in quello che è uno dei più anomali film "di formazione" (accettare il duello significa non fuggire dal proprio ruolo, affrontare le difficoltà in prima persona anche assumendosi grandi rischi).
Weaver regge tutto il film sulle sue spalle con impegno.
Scritto da Richard Matheson che si è basato su un suo stesso racconto (pubblicato su Playboy nello stesso anno ed oggi reperibile in un'antologia edita da Fanucci nel 2005).
Voto: 3,5/5
-Sugarland">Sugarland Express
USA 1974 - drammatico - 110min.
Premio per la sceneggiatura a Cannes.
Ispirato ad un fatto vero, è un altro road movie, che però non ha velleità da cinema d'azione come Duel, anzi tenta di essere più un ritratto intimo dei due protagonisti, una coppia di delinquenti, Lou e Clovis,  che sequestrano un auto della polizia (con annesso tutore della legge) e, inseguiti da decine e decine di pubblici ufficiali, attraversano tutto il Texas per andare a Sugarland, dove risiede il figlioletto della coppia, che è stato loro tolto dai servizi sociali ed adottato da una famiglia del paese in quesitone.
Spielberg, alla sua prima regia pensata per il grande schermo, si rifà un po' a La rabbia giovane di Malick, uscito l'anno prima, anche se limita la violenza a qualche scena nel finale ed anzi infiocchetta il film di momenti comici o comunque non tragici. Il tentativo è realizzare un film dal tema serio, senza troppa serietà. Obiettivo centrato grazie alla recitazione di Goldie Hawn, che impersona una Lou isterica ed un po' stupida. Come spesso capita in Spielberg, i protagonisti sono adulti non del tutto maturi, che fanno fatica ad uniformarsi alla vita adulta ed al mondo reale, e preferiscono vivere in un mondo che esiste solo nella loro fantasia, con risultati anche drammatici (come il triste epilogo). Il che riflette in parte l'animo di sognatore del regista stesso, il quale si lascerà andare via via a trame sempre più fantasiose e all'immaginazione di altri mondi possibili.
Voto: 3/5
-Lo squalo
USA 1975 - thriller - 118min.
La bucolica isola di Amity viene sconvolta dall'apparizione di un enorme e voracissimo pescecane che pasteggia con la popolazione locale. Il capo della polizia, un esperto di squali ed un lupo di mare navigato danno la caccia al famelico mostro.
Oltre a far vedere di malocchio un'intera specie ittica da parte di un vasto pubblico, il film è notevole per essere stato il primo blockbuster estivo, il che ha modificato il comportamento di produttori e distributori in modo non indifferente negli USA. E' stato anche un fenomeno di massa: record di incassi all'uscita nelle sale, film di culto per tennagers a caccia di forti emozioni, ma soprattutto il trampolino di lancio del giovane Spielberg verso la fama mondiale, dopo l'esito deludente al botteghino del precedente Sugarland Express (che era ben più valido in realtà). Concorrono al risultato la memorabile colonna sonora di John Williams (anch'egli acquisirà notorietà con questa pellicola), basato sulla ripetizione delle note Mi-Fa suonate sempre più velocemente in concomitanza con l'avvicinamento della bestia alla sua preda, le spericolate inquadrature, specie nella seconda parte del film , filmato in mare aperto e non in vasca come accadeva solitamente, e l'implacabilità dello squalo, macchina di morte inarrestabile e distruttrice.
Nessun intento al di fuori del puro e semplice intrattenimento, con qualche scena violenta di buona resa ancora oggi.
Valido terzetto maschile di protagonisti, superflui i ruoli femminili.
Numerose filiazioni e grande contributo al genere thriller/horror, con numerose imitazioni e variazioni sul tema.
Voto: 3/5
-Incontri ravvicinati del terzo tipo
USA 1977 - fantascienza - 135min.
Avvistamenti di UFO in tutti gli States. Il governo prepara  in segreto un "comitato di accoglienza" assieme ad uno studioso francese (interpretato da Truffaut), mentre alcuni individui sensitivi si sentono chiamati in un luogo prestabilito; fra di essi Roy (Richard Dreyfuss), un padre di famiglia che sacrifica tutto per mettersi in viaggio, ed una giovane donna cui i dischi volanti hanno sottratto il bimbo.
Sono abbastanza sconcertato dal generale apprezzamento di questa pellicola. All'epoca in cui uscì quella degli UFO era in effetti una mania, si segnalavano avvistamenti a iosa e la fantascienza andava alla grande. Probabilmente la pellicola fu in grado di intercettare lo spirito del tempo, portando in sala orde di entusiastici fan della vita extraterrestre bramosi di amicizie interplanetarie. Purtroppo però IRDTT non supera la prova del tempo: vedendolo ora ciò che più colpisce sono i suoi numerosi difetti, in primis l'assoluta approssimazione della storia e dei personaggi: chi è lo scienziato francese? Cosa vogliono questi alieni? Che ne è del protagonista?
Nel sollevare numerosissime domande senza dare alcuna risposta Spielberg non riesce ad essere oniricamente fiabesco bensì farraginoso ed inconcludente a livello di scrittura. Il fascino dell'incontro, l'armonia universale con razze ultraterrene: il concept è sì affascinante, ma troppo lacunoso per appagare. Il regista dichiarò di aver voluto raccontare una storia molto semplice, incentrandosi sulla condizione di un uomo comune che affronta un evento straordinario. Ma se è così si riscontrano comunque dei problemi: la storia di Roy è inframezzata da molti altri avvenimenti, cosicchè la parte di film incentrata su di lui non sia più di 90 minuti circa su oltre 2 ore di film; inoltre la sua vicenda solleva non pochi problemi morali: è giusto che rinunci a tutto, abbandonando moglie e figli, con tutte le conseguenze negative che possono derivare per loro, per lanciarsi nella sua sconsiderata impresa? E la sua decisione finale è frutto di una scelta consapevole o di un condizionamento? Insomma anche il discorso di armonia cosmica finisce per vacillare in un finale che non definirei certo rassicurante o ottimista, sebbene il film sia sempre presentato proprio in quest'ottica.
In tutta questa confusione, le uniche certezze vengono dall'apparato tecnico: ancor notevole il contributo sonoro di John Williams, che azzecca il motivetto ricorrente del film imprimendolo nella mente dello spettatore con sole 5 note, e le notevoli scenografie (ancora prima della fotografia, premiata con l'Oscar). Ovviamente sono da menzionare gli effetti speciali di Douglas Trumbull, Carlo Rambaldi e Roy Arbogast, anche se forse sono invecchiati un po' male, specie rispetto a quelli di Guerre Stellari, uscito nel medesimo anno.
Così così.
Voto: 2,5/5
-1941 - Allarme a Hollywood
USA 1979 - comico - 118min.
Nel '41 un sottomarino giapponese (con a bordo anche un ufficiale nazi) approda lungo le coste USA; il capitano non vuol andarsene prima di aver sferrato un colpo micidiale all'America, distruggendone un elemento simbolo: Hollywood. Peccato che il senso dell'orientamento nippo-tedesco lasci a desiderare...
Scombiccherata farsa ipercinetica ad alto budget (35 milioni di dollari) che fu un fiasco al botteghino (solo 31 milioni in USA), che convinse Spielberg a non riavventurarsi più nel territorio del comico puro.
Il film non è poi malaccio, anzi spesso è divertente nella prima metà, e la sceneggiatura (scritta fra gli altri da un giovane Robert Zemeckis) è ricca di gag. Tuttavia il film dura semplicemente troppo, e nella seconda metà diventa talmente insopportabile da pregare che finisca: perdendo il senso della misura, si scivola inutilmente in un delirio di confuso fuggi-fuggi e spara-spara reiterato per decine di minuti fino a risultare intollerabile.
Divertenti le comparsate di Toshiro Mifune e Christopher Lee nei rispettivi ruoli del capitano giapponese e dell'ufficiale nazista. Cameo di John Landis. Vi è anche John Belushi in uno dei suoi primi ruoli di rilievo, il folle aviatore Bill Kelso.
Spreco (meglio: mal gestione) di risorse.
Esiste una director's cut di ben 146 minuti.
Voto: 2/5
-I predatori dell'arca perduta
(Raiders of the Lost Ark) - USA 1981 - avventura - 115 min.
Indiana Jones è stato un personaggio che ha ridefinito i termini del cinema d'avventura. Prima di lui non si era mai visto un eroe così maldestro e spericolato, e il prorompente umorismo, unito ad ottime sequenze di azione, presente in tutti i capitoli, ha fatto appassionare milioni di persone (di ogni età) alla saga di Spielberg e Lucas. per quanto mi riguarda, Il tempio maledetto è stato uno dei primi film che mi ricordi di avere visto, e figuratevi l'impressione che ha suscitato in me assitere alle rocambolesche avventure dell'archeologo dell'avventura ambientate in un paese esotico, alle prese con culti di divinità sanguinarie, insettoni giganti e situazioni grottesche ed assurde dalle quali di volta in volta il nostro eroe doveva cavarsi d'impaccio. La saga è una delle migliori mai realizzate ad Hollywood, almeno per quanto riguarda film di puro intrattenimento (l'altra è, ovviamente, Star Wars).
già la sequenza iniziale basterebbe per attrarre l'attenzione di qualunque bambino e tenerlo inchiodato allo schermo: Indy che esplora un qualche tempio precolombiano alla ricerca di un idolo d'oro e in fuga da un enorme macigno che minaccia di spiattellarlo al suolo. poi, man mano che il film avanza, ci si addentra nella trama vera e propria, che vede Indy impegnato a riesumare nientemeno che L'arca dell'allenza, di cui anche i nazisti vogliono impossessarsi (siamo nei primi anni trenta del Novecento). il cast azzeccato (ottimo Harrison Ford, che non ha paura di finire il film con qualche livido ed è il primo a comprendere la dimensione autoironica del suo personaggio) e le ottime scene d'azione, adrenaliniche e divertenti a un tempo, oltre al crogiolo di citazioni/omaggi all'immaginario dei romanzi e fumetti d'avventura degli anni '30,  rendono questo spassoso film un ottimo sistema per passare due ore coi propri famigliari o amici in tutta allegria.
Voto: 3,5/5
-E.T. l'extraterrestre
USA 1982 - fantascienza - 120min (edizione ventesimo anniversario; la versione originale è di 115min.)
In California, un Ufo deve ripartire in tutta fretta per non essere raggiunto da un gruppo di  agenti governativi. Nella fuga, un piccolo alieno viene dimenticato a terra. Lo troverà nel giardino di casa Elliot, bambino di 9 anni, che instaurerà con la creatura un forte legame, e cercherà di aiutarlo a tornare a casa.
Film celebre, ennesimo record di incassi (battè Guerre Stellari all'uscita) per Spielberg, che dà vita ad una storia tenera e "per famiglie" (nel senso migliore dell'espressione) coniugando la sua indole tipicamente fanciullesca di sognatore con un discorso molto concreto sull'assunzione di responsabilità, il racconto di formazione, l'armonia fra popoli, la speranza in una forma altra di esistenza, il gusto per l'ignoto e per l'avventura. Costanti del suo cinema, ogni volta mescolate in percentuali diverse ed in generi differenti. Uno dei migliori risultati del regista, aiutato da effetti speciali formidabili (potenziati nella riedizione qui recensita, che include qualche scena scartata ed alcune modifiche digitali alle immagini, come la rimozione delle pistole dalle mani degli agenti di polizia).
Sinceramente commovente e ricco di immagini (il volo in bici) e battute ("telefono casa") ormai scolpite nell'immaginario filmico mondiale.
Imperdibile.
Voto: 3,5/5
-Indiana Jones e il tempio maledetto
(Indiana Jones and the temple of doom) - USA 1984 - avventura - 118 min.
La trama si fa più cupa e meno ironica, a dare un film che rispecchi di più i canoni classici dei film di avventura, anche se questo non può che essere un difetto, data l'intrinseca componente umoristica del personaggio di Indiana, e in effetti questo è forse l'episodio meno riuscito, anche se riesce ad essere divertente a sufficienza da costituire una visione piacevole. E quanto mi piaceva da piccolo la scena in cui Indy lottava contro un nemico su un rullo trasportatore per sgretolare le pietre di una cava, e alla fine il cattivo veniva pressato dal rullo che diventava rosso sangue!!! (eh lo so, ho questi istinti omicidi...). non dico niente della trama per non togliere la sorpresa a chi non lo avesse visto, anche perchè uno dei piaceri di questa saga è appunto lo scoprire come farà indy a cavarsela di volta in volta!
Voto: 2,5/5
-Il colore viola
USA 1985 - drammatico - 154min.
Dal romanzo omonimo di Alice Walker, la vita di Celie Harris (Whoopi Goldberg, lanciata da questo film), negra d'America, dal 1909 al 1937 nel Tennessee: violentata dal padre adottivo da cui ha due figli di cui perde ogni traccia, finisce in sposa a 14 anni ad un possidente terriero, Albert (Danny Glover). Separata dalla sorella Nettie, l'unica con cui riesce ad avere un rapporto umano, vive anni di soprusi e disperazione nella casa del violento marito, sognando di riabbracciarla.
Storia di una doppia fatica: essere donna ed essere negra nell'America della prima metà del '900: subire le angherie del partiarcato negro e del razzismo bianco; Celie sta fra l'incudine ed il martello, ma nonostante tutto riesce, infine, ad emanciparsi e vivere.
I difetti del film non sono da imputare al cast che è eccellente, nè alla sceneggiatura potenzialmente accattivante, quanto alla regia, caratterizzata dal lato più insopportabile di Spielberg, quello mieloso, enfatico fino al fastidio epidermico, pietoso verso i suoi personaggi fino a diventare sconveniente nei loro stessi confronti, incerto fra il film di ricostruzione ambientale ed il suo più congeniale racconto di formazione; tutte le volte che Spielberg si accinge a fare qualcosa di storico tende a fallare, incappando in un binomio che non riesce a conciliare felicemente: la dialettica fra l'esigenza di documentazione attendibile e quella di descrizione individuale, in cui la seconda finisce per prevalere sulla prima (più interessante) facendosi spazio attraverso parentesi che vorrebbero essere liriche e poetiche ma finiscono per essere tediose nella loro pomposità reiterata.
Non aiuta la colonna sonora di Quincy Jones, un onnipresente sottofondo pianistico che, pur piacevole, fa di tutto per strappare qualche lacrimuccia.
Si salvano solo alcune sequenze, come il ballo nella stamberga-palafitta o la descrizione della misera vita di Celie in casa di Albert, nella prima metà del film. Molte altre sono ridicole invece, come la riconciliazione canora in chiesa, più adatte ad un musical che ad una commedia drammatica. Bella la fotografia, ed anche la scenografia riesce ad essere evocativa del periodo storico.
Uno dei più evidenti scivoloni spielberghiani nella stucchevolezza.
Voto: 2,5/5
-l'impero del sole
USA 1987 - drammatico/guerra - 153min.
Dal romanzo omonimo (ed autobiografico)  di J.G.Ballard. Una famiglia inglese trapiantata a Shangai vive sulla propria pelle le conseguenze della seconda guerra sino-giapponese: a seguito dell'invasione della città da parte delle truppe nipponiche nel 1941 il giovane Jamie (Christian Bale) viene separato dai suoi ed internato nel campo di prigionia di Lunghua, dove rimane 3 anni e fa amicizia con i suoi vari abitanti. Suo "compagno d'avventure" è anche Basie (John Malkovich), ex marinaio che vive di espedienti e che pensa solo ai propri interessi. Passando il tempo, la situazione diventa sempre più invivibile, anche a causa dei bombardamenti americani.
Alti e bassi in questa produzione: le bellezze della ricostruzione storica (Spielberg è il primo regista americano autorizzato ad effettuare riprese in Cina dal 1940), la bravura del giovane Bale, la sceneggiatura di Tom Stoppard che si dipana lungo tutti gli anni della WWII, le grandi scene di massa sono gli alti; la zuccherosità spielberghiana di molte scene, alcuni passaggi lacunosi o poco chiari, la prolissità di molte sequenze e la ridicolaggine di altre sono fra i bassi, e sono per la maggior parte imputabili alla regia. Come spesso accade Spielberg manca di senso della misura, e non riesce a dosare gli ingredienti nel modo giusto.
Per il resto, si tratta dell'ennesimo racconto di formazione/assunzione di responsabilità di un ragazzino senza paura e con la passione per gli aerei. Va bene, ma erano necessari 153 minuti?
La scena in cui Jamie vede da lontano l'esplosione dell'atomica è un bel momento da segnalare.
Nel complesso è così così.
Voto: 2,5/5
-Indiana Jones e l'ultima crociata
(Indiana Jones and the last crusade) - USA 1989 - avventura - 127 min.
questo è uno degli episodi migliori: la coppia Harrison Ford- Sean Connery (che interpreta il padre di Indy) è davvero strepitosa, e la storia, che ruota attorno alla ricerca del Sacro Graal, fra nazisti, tombe segrete e templi dimenticati, è assolutamente fantastica. Mirabolanti le scene di inseguimento in moto, anche se il momento più alto di comicità si raggiunge nella sequenza ambientata nella Berlino nazista dell'epoca, in cui Indy farà un incontro che lo lascerà davvero a bocca aperta!
Voto: 3/5
-Always - Per sempre
USA 1989 - fantastico - 121min.
Pompieri aviatori nel campo delle Yellowstone. Pete (Richard Dreyfuss) muore in azione, e l'amata Dorinda si dispera. Nell'aldilà Pete viene rimandato indietro dall'angelica Hap (Audrey Hepburn, nella sua ultima interpretazione) per fare da "angelo custode" al suo successore nel lavoro e (forse) nella vita sentimentale con l'amata, Ted.
Ridicolo. Televisivo. Diabetico. Sdolcinato fino alla nausea. Il peggio della produzione spielberghiana è quivi racchiuso, un concentrato di melodramma da soap-opera e di inettitudine di scrittura, un prodotto in cui solo la bella fotografia ci ricorda che è un film per la sala e non uno sceneggiato tv. A uno sbadiglio ne segue a ruota un altro nella vana speranza che il tempo acceleri mettendo fine a due ore di tedio che solo una casalinga particolarmente romantica (o un appassionato di aerei) potrebbe apprezzare.
Attori inerti, musica anonima (di John Williams).
Da dimenticare.
Voto: 1,5/5
-Hook - Capitan Uncino
USA 1991 - fantastico - 144min.
Peter (Robin Williams) è un uomo d'affari super-impegnato che trascura moglie e figli. Accoglie dopo anni l'invito a Londra da parte di Wendy (Maggie Smith), anziana che l'aveva accolto (è orfano). Di sera però i suoi figli scompaiono, ed una lettera minatoria rivela un certo Capitan Uncino come artefice del rapimento. Peter scopre di essere Peter Pan, di essersi scordato tutto del suo passato e di dover tornare all'Isola che non c'è per sconfiggere Uncino (Dustin Hoffman).
In netta ripresa rispetto al film precedente, Spielberg (che già stava ideando Schindler's List ed era già stato ingaggiato per dirigere Jurassic Park) si trova a suo agio con una storia strampalata molto nelle sue corde. Il protagonista non è un bambino, ma un adulto che ha perso l'innocenza e la fantasia della fanciullezza, e deve "tornare bambino" per riuscire a vivere serenamente la sua vita di uomo. E' una variazione sul tema del racconto di formazione che fa uso di sgargianti scenografie e divertenti effetti speciali, poggia sull'istrionica interpretazione di Williams (malgrado il titolo, Uncino ha un ruolo marginale). Ha il difetto cronico di molta produzione spielberghiana, ovvero una durata smodata al contenuto ed alcuni eccessi sentimentali di cui si poteva fare a meno.
Divertente e gradevole, anche se forse ha più senso vedere il cartone originale.
Voto: 2,5/5
-Jurassic Park
USA 1993 - fantascienza - 127min.
Alan Grant (Sam Neill), speleologo, e la sua compagna/collega Ellie Sattler (Laura Dern) vengono raggiunti allo scavo presso il quale stanno lavorando da John Hammond (Richard Attemborough), imprenditore miliardario nonchè finanziatore del loro lavoro, per avere la loro opinione in qualità di esperti riguardo ad un misterioso parco che sta allestendo a Isla Nublar, al largo del Costa Rica. Una volta arrivati, assieme al matematico Ian Malcolm (Jeff Goldblum), all'avvocato di Hammond ed ai nipotini di quest'ultimo, entrano al Jurassic Park, in cui i progressi scientifici finanziati dal magnate hanno dato come risultato quello di ricreare dinosauri estinti da 65 milioni di anni. Ma la scoperta fa gola a molti, e le cose scivolano di mano all'equipe scientifica.
Capolavoro del cinema hollywoodiano, ancora attualissimo per tenuta scenica degli effetti speciali (animatronics e computer graphic) della Industrial Light & Magic di Lucas, sotto la cui supervisione è avvenuta l'intera fase di post-produzione (Spielberg trovandosi già in Polonia a girare Schindler's list).
Bambinesco nello spirito (Spielberg assomiglia un po' a Hammond per il suo intento di strabiliare mostrando cose meravigliose) ha anche un tratto adulto  nella rappresentazione dei mali dell'ambizione e della sete di denaro, nonchè del peccato di hybris di cui l'uomo può macchiarsi con conseguenze nefaste. Benchè anche in questa pellicola, come molte altre della filmografia del regista, siano presenti due bambini (anche per attrarre più pubblico possibile), la figura del "bimbo sognatore" tipicamente spielberghiana è rappresentata proprio dal già citato Hammond (che è forse il vero protagonista del film), con un singolare cambio di prospettive rispetto alla poetica del film-maker americano, tanto più che per la prima volta questa figura onnipresente del suo cinema è moralmente ambigua, docile di carattere e di buon cuore con i nipoti ma visionario fino alla follia per quanto riguarda le idee.
Bella prova attoriale (ottimo Goldblum), ineccepibile il comparto tecnico.
John Williams consegna all'immortalità un altro classico della musica per cinema.
Film epocale invecchiato bene, sicuramente da vedere.
Voto: 3,5/5
-Schindler's List
USA 1993 - drammatico/biografico - 195min.
Come l'uomo d'affari tedesco Oskar Schindler (1908-1974, interpretato da Liam Neeson) si trasforma da fedifrago intrattenitore di uomini d'affari ed instauratore di legami con amici potenti a benefattore del popolo ebraico salvando oltre mille ebrei polacchi dalla deportazione, facendoli lavorare in una fabbrica di pentolame a Cracovia prima, in finta fabbrica d'armamenti in Cecoslovacchia poi, liberandoli dal lagher di Płaszów, comandato dal folle luogotenente delle SS Amon Goeth (Ralph Finnies), dove erano stati internati, dilapidando praticamente tutti i suoi risparmi per corrompere lui ed altri ufficiali.
Il più bel film di Spielberg regista, per nobiltà d'intento, realizzazione tecnica e bravura recitativa. Il bianco e nero quasi totale di Janusz Kamiński e un esempio di come si possa comunicare con l'immagine ancor prima che con la parola, ed il discretissimo uso del colore è l'evidenza delle possibilità artistiche degli effetti speciali. Spendere parole d'encomio per il cast è superfluo, sebbene inevitabilmente doveroso: interpretazione della vita sia per Liam Neeson (nel rendere il cambio progressivo ed il tormento del personaggio) che per Ralph Finnies (nella lucida rappresentazione della pura follia), impeccabile il contributo di un misuratissimo Ben Kingsley (recitazione sotto le righe carica di pathos). Un film etico, ma non imparziale (Schindler è mostrato innanzitutto per i suoi difetti; non si omette di rappresentare la "zona grigia" degli ebrei collaborazionisti), venato solo nel finale da un picco di patetismo cui Spielberg non riesce a sottrarsi (ma in effetti ci si può meravigliare di quanto sia riuscito a trattenersi durante il resto del film, data la sua spiccata propensione alla melensaggine).
Che sia il miglior film di Spielberg in quanto dissimile da tutti i suoi altri? Forse era inevitabile che il soggetto della pellicola toccasse corde profonde nel cuore di chi guarda, ma molte sequenze (lo sgombero del ghetto, la sequenza d'apertura...) sono ineccepibili da ogni punto di vista. Altre invece erano forse inevitabili (il ruolo di Finnies poteva essere asciugato), ma è evidente l'intenzione registica di fare il film della carriera anche a livello emozionale, ed allora sono comprensibili gli indugi, le sottolineature drammatiche (il rogo dei cadaveri, il bambino che si nasconde nella latrina, il finale nel presente coi superstiti...).
Ancor prima che un film sulla Shoah, è un film su un uomo ed il suo percorso di maturazione, un po' come i numerosi bambini delle sue pellicole precedenti.
Bellissima colonna sonora di John Williams.
Da vedere.
Voto: 4/5
-Il mondo perduto - Jurassic Park
USA 1997 - fantascienza - 123min.
Ian Malcolm è richiamato dall'anziano Hammond per partecipare ad una spedizione scientifica ad Isla Sorna, vicina a quella del Jurassic Park e dove gli animali venivano fatti nascere per poi essere trasferiti nel parco, perchè i dinosauri sono inspiegabilmente sopravvissuti e continuano a riprodursi. Inviata sul posto, la squadra di ricercatori deve sopravvivere agli avvenimenti e collaborare con un'altra squadra, questa volta di mercenari, capitanati dal nipote di Hammond, ora a capo della Ingen, che vuole catturare alcuni esemplari per esibirli a San Diego.
Le tinte horror abbondano maggiormente in questo secondo capitolo, in cui Spielberg e Koepp (lo sceneggiatore) di divertono a rendere il tutto più spettacolare e spaventoso. Creatività macabra o mancanza di idee nuove? Propendo per la seconda, anche perchè la struttura della vicenda è presa di peso da King Kong, e l'ultima parte, pur divertente, finisce per palesare la sua funzione di riempitivo. Il comparto tecnico però è sempre eccellente, e Goldblum regge l'intero film sulle sue spalle, data la mancanza di altri personaggi particolarmente carismatici o memorabili.
Il discorso ecologista è ancor più esplicitato che nel primo film.
Così così.
Voto: 2,5/5
-Amistad
USA 1997 - storico/drammatico - 154min.
Ricostruzione di un fatto storico: nel  1839 la goletta negriera spagnola Amistad è teatro dell'insurrezione degli schiavi africani che vi sono imbarcati, i quali si liberano uccidendo gran parte dell'equipaggio, cercando poi di far rotta verso la terra d'origine. Finiscono però per approdare negli USA, dove vengono catturati. Inizia un lungo processo che vede coinvolte molte importanti personalità dell'epoca, che riassumono le contrastanti visioni sul tema della schiavitù che imperversavano in quegli anni negli Stati Uniti e che vent'anni dopo sarebbero deflagrati nella guerra civile americana.
Notevole scena d'apertura con il massacro notturno dell'equipaggio della Amistad, unica concessione allo spettacolo violento dei film d'azione. Nell'immediato succedersi degli eventi la vicenda assume i toni del film d'avventura, fino a quando, con l'incarcerazione, si entra nel dramma giudiziario vero e proprio, che perdura fino alla fine della pellicola. A tratti può risultare lento e noioso, ma il tentativo registico è di fare un film di divulgazione, che presenti la situazione sociopolitica del tempo in merito al tema razziale, già trattato dal regista ne Il colore viola. Obiettivo e nient'affatto retorico, Spielberg riesce a mantenere (a differenza dell'altro film) quella giusta distanza emotiva dalla vicenda narrata che gli permette di non cadere in sentimentalismi ed enfasi pedagogica, nemmeno nell'asciutto (e perfino sconsolante) finale.
Un grande lavoro è stato fatto nell'ambito dei costumi e delle scenografie, che ricostruiscono l'ambiente ottocentesco con scrupolo e verosimiglianza.
Un buon cast supera la prova di mettere in scena un gruppo di protagonisti (gli schiavi) che non parlano una parola di inglese, ma riescono a far capire quanto basta.
A differenza di altre pellicole spielberg-iane, la lunghezza è giustificata dall'esaustività del resoconto storico.
Un bell'esempio di cinema di informazione con mirati inserti di spettacolarità.
Valido.
Voto: 3/5
-Salvate il soldato Ryan
USA 1998 - guerra - 169min.
Dopo il D-Day (lunga sequenza di formidabile impatto emotivo-spettacolare, forse l'apice del film) il capitano John Miller (Tom Hanks) riceve l'ordine di creare una squadra con cui avventurarsi lungo la linea del fronte alla ricerca del disperso soldato James Ryan, l'unico di 4 fratelli di cui non si abbia certezza di essere morto in azione, e che si è meritato dagli alti capi dell'esercito il diritto di tornare a casa per non lasciare la povera madre senza nemmeno un figlio da riabbracciare. Miller ed altri 7 uomini iniziano una missione che li porterà alla difesa di un ponte di vitale importanza per le sorti del fronte francese.
Dopo Indiana Jones e Lo squalo, è forse il film di Spielberg che è più rimasto nella cultura popolare, con moltitudini di videogiochi a tema, un rinnovato proliferare di film di guerra, la definitiva affermazione di Tom Hanks al ruolo di star (dopo le ottime prove di Forrest Gump e Philadelphia) ed il secondo ruolo importante per Matt Damon (dopo Will Hunting). Ciò è dovuto in primis ad una maestria tecnica di rara fattura (musiche, scenografie, fotografia, montaggio...) e ad una sceneggiatura avvincente, e poi per un patriottismo "sano", non esasperato ne propagandistico, che ha fatto la gioia di milioni di americani. Kolossal moderno, epica guerresca che è anche un inno alla vita ed alla pace, esteticamente bello anche nel massacro e nella più brutale violenza, è un ottimo esempio di cosa è in grado di fare la macchina hollywoodiana quando riesce a colpire nel segno.
Così si può perdonare qualche lungaggine, qualche linea di dialogo infelice, la divisione manicheista in buoni e cattivi.
Molte scene memorabili per un film che si ricorderà.
Voto: 3,5/5
-A.I. - Intelligenza artificiale
USA 2001 - fantascienza - 146min.
In un futuro imprecisato, la Cybertronics crea un cyborg dalle fattezze di bambino, David (Haley Joel Osment), in grado di elaborare processi "mentali"emotivi che lo portino a provare "affetto" verso la famiglia che lo compra. Una coppia con un figlio in coma ne acquista uno, e fra la donna ed il giocattolo si crea un forte legame. Senonché il figlio si rianima, torna a casa e la convivenza fra i due soggetti diventa difficile, fino a far decidere i genitori di riportare in fabbrica David per essere distrutto. Per pietà la donna si limita ad abbandonarlo, e così iniziano le peripezie di David, accompagnato dall'orsetto meccanico Teddy e dal cyborg Gigolo Joe (Jude Law), alla ricerca della Fata Turchina (di cui ha letto nel libro della fiaba Pinocchio), che crede in grado di trasformarlo in un bambino vero, e che ciò servirà ad ottenere l'amore di sua "mamma".
Stanley Kubrick ideò il progetto A.I. già negli anni '70, basandosi sul racconto di Brian Aldiss "Super-Toys Last All Summer Long" ed ingaggiò lo stesso Aldiss per un primo trattamento, sostituendolo poi con Ian Watson che ne creò una prima stesura (siamo già nel 1990). Kubrick era consapevole della similarità della storia con quella di Pinocchio, e la considerava una rivisitazione in chiave futuristica. Nel '91 Kubrick mise a punto una sceneggiatura rivista, ma sospese il progetto perché non considerava la tecnologia effettistica adeguata. Si ricredette dopo aver visto Jurassic Park, e a seguito di colloqui con Spielberg (i due già si conoscevano) propose a quest'ultimo di dirigerlo. La pre-produzione iniziò nel 1994. Spielberg però stava facendo altri film in quel momento, perciò disse a Kubrick che era meglio se avesse portato avanti lui stesso il progetto, regia compresa. A questo punto il progetto fu di nuovo interrotto perché Kubrick si mise a lavorare ad Eyes Wide Shut. Dopo la morte di quest'ultimo nel '99, a Spielberg fu ri-offerta la regia. Così egli si mise al lavoro basandosi sul trattamento sovracitato (quello di Watson rivisto da Kubrick) per scriverne la sceneggiatura (la prima completamente sua dai tempi di Incontri ravvicinati del terzo tipo). In questa sede Spielberg operò delle modifiche al trattamento, eliminando alcune scene di performance sessuale di Gigolo Joe. Le riprese sono iniziate nell'agosto del 2000 per poi essere ultimato e distribuito l'anno successivo.
Un film strabico, kubrick-iano nell'idea e spielberg-iano nella realizzazione; chi cerca tracce del primo nel film ne troverà ben poche, forse qualche momento iniziale. Per il resto il film si inserisce bene nell'opera del secondo, sebbene abbia un'impostazione più fredda degli altri suoi film ed un'atmosfera generalmente tetra e sconsolata. E' un film triste: per la vicenda, per il finale che è ben poco consolatorio, per i difetti umani messi in evidenza (egoismo, insicurezza, opportunismo/sadismo nell'episodio della Fiera Della Carne). Pur essendo triste, non è un film commovente: David è pur sempre un robot, un pupazzo, cosicché il suo "dramma" non possa colpire più di tanto. I messaggi passano, ma filtrati dal distacco. Spielberg insomma ha congelato la sua consueta enfasi poetica in una fredda fantascienza fiabesca.
L'apparato visivo è notevole, specie per la fotografia virata in blu di Janusz Kamiński, abituale collaboratore del regista, e per gli effetti speciali (in primis la New York sommersa, anticipatrice di The Day After Tomorrow di Roland Emmerich). Le musiche di John Williams sono funzionali, pur non rimanendo impresse nella memoria. La vera star del film non è né il defunto Kubrick né il vivo e vegeto Spielberg, ma il giovane Osment, dalla mimica e gestualità straordinarie, supportato dal valido Jude Law e da Teddy, uno degli esempi più felici di personaggi animati.
Tolte le solite lungaggini inutili spielberg-iane (incluso lo sconclusionato finale in cui la logica va a farsi benedire), ed una struttura episodica tipicamente fiabesca che sembra più che altro necessaria al regista/sceneggiatore per rendere più gestibile una storia poco maneggevole e sensata, resta un affascinante spettacolo visivo che racchiude al suo interno non il solito "racconto di formazione", bensì qualcosa di angoscioso e senza speranza: un'eterna, cibernetica illusione.
Voto: 3/5
-Minority Report
USA 2002 - fantascienza - 145min.
Nel 2054 a Washington opera il reparto di polizia Pre-crimine, fondato da Lamar Burgess (Max von Sydow) che fa uso di tre sensitivi detti Precogs per avere anticipazioni su intenzioni omicide da parte di persone svariate, riuscendo così a sventare gli omicidi prima che essi vengano compiuti. Il capitano John Anderton (Tom Cruise) è il capo del reparto, incaricato di "decifrare" le visioni dei Precogs per capire dove avverrà l'omicidio. Ad un certo punto il soggetto più dotato dei tre sensitivi, Agatha, ha una visione in cui è proprio Anderson ad uccidere una persona, peraltro a lui sconosciuta. Egli deve dunque fuggire, perchè i sensitivi non sbagliano mai previsione, ma rapisce Agatha, perchè viene a conoscenza dell'esistenza del "rapporto di minoranza", ovvero una rara possibilità di divergenza di visioni tra i Precogs che può significare la non necessarietà del compimento del fatto delittuoso.
Tratto dal racconto omonimo di P.K. Dick, ampiamente rielaborato dagli sceneggiatori Scott Frank e jon Cohen, il risultato è un noi fantascientifico che ricorda un po' Blade Runner nella rappresentazione della fredda megalopoli ultramoderna. Ma è anche un interessante commistione di Noir, poliziesco, thriller paranormale. Purtroppo non riesce ad essere accattivante quanto potrebbe, in primo luogo per le molte lacune ed ambiguità alla base del concept, facilmente smontabile per i paradossi temporali che mette in campo e per quelli puramente logici (uno su tutti: ma perchè i Precog hanno visioni dei soli omicidi perpetrati a Washington?); inoltre la soluzione del mistero avviene un po' troppo presto, con conseguente perdita di interesse nell'ultima parte del film. Anche la recitazione non appare eccelsa, forse per la superficialità di scrittura di alcuni personaggi. Si salva qualche immagine suggestiva, specie a livello di scenografie, e qualche idea carina a livello di scrittura (il trapianto di occhi; i prigionieri tenuti "in provetta", la sequenza dei ragni), ma purtroppo è un film che scivola via un po' inerte e senza divertire molto.
Voto: 2,5/5
-Prova  a prendermi
USA 2002 - commedia/biografico - 140min.
Nel 1964 a New York, la famiglia Abagnale subisce un tracollo finanziario a seguito di guai di Frank Sr. (Christopher Walken) col fisco. Costretti a trasferirsi, a vendere auto e mobili, si incrinano i rapporti con la moglie di origine francese, con conseguente scelta di divorziare. Questa decisione provoca uno shock nel figlio sedicenne della coppia, Frank Jr. (Leonardo di Caprio), adolescente carismatico e dall'intelligenza brillante, che scappa di casa con un blocchetto di assegni regalatogli da suo padre, ed un fondo di 50 dollari. Ben presto il giovane Frank rimane senza un soldo, ed inizia a improvvisarsi falsario per cambiare assegni finti. E' l'inizio di una carriera di truffatore che lo porterà a fingersi co-pilota della Panam, medico, avvocato, e girovagare per tutti gli States cambiando continuamente identità ed accumulando una fortuna. Ovviamente le sue operazioni non sfuggono all'FBI che, nella persona di Carl Hanratty (Tom Hanks), si mette sulle sue tracce.
Il film è basato sul romanzo autobiografico di Frank Abagnale Jr, adattato con Jeff Nathanson. Lo stesso Abagnale Jr. sul suo sito personale tiene a precisare che il film è solo ispirato alla sua vita, ma molto è stato romanzato. Considerandolo quindi come solo film, è una divertente commedia di inseguimento, giocata sulla "guardia" irreprensibile ma leggermente stupida, ed il "ladro" furbo come una volpe che riesce sempre a farla franca. Almeno per qualche anno. Il make-up gioca una parte importante nel far ringiovanire il bravo di Caprio e renderlo un adolescente credibile. Le scenografie e la fotografia hanno un importante ruolo di ricostruzione ambientale, con un'America colorata ed immacolata, in cui il protagonista vagabonda fregando ripetutamente il sistema. Certo alcuni episodi sono al limite della credibilità, ma ciò rende la commedia ancor più accattivante. Nel narrare il singolare percorso di questa cellula impazzita progressivamente braccata, acciuffata e reintegrata nel sistema, Spielberg si è servito di una costruzione episodica della vicenda e di continui salti spazio-temporali, per tener vivo l'interesse  e la suspence, con un bel risultato complessivo. La colonna sonora di John Williams, candidata all'Oscar, è un complemento importante alle immagini.
Un valido film di intrattenimento ben scritto ed interpretato.
Voto: 3/5
-The Terminal
USA 2004 - commedia - 128min.
Aeroporto JFK, New York. Viktor Navorski (Tom Hanks), proveniente dalla Krakozhia (immaginario paese dell'Europa dell'est, atterra a New York per adempiere ad una promessa fatta al padre. Mentre è in aeroporto però nel suo paese avviene un colpo di stato, cosicché si ritrova improvvisamente senza cittadinanza, intrappolato in un limbo giuridico per cui non può metter piede negli USA e non può tornare a casa. Deve quindi vivere a tempo indeterminato al JFK, non conoscendo una parola di inglese, scontrandosi con difficoltà apparentemente insormontabili (come pagare il cibo?) e un po' maltrattato dal responsabile della struttura, Frank Dixon (Stanley Tucci). Viktor fa pian piano amicizia col personale del JFK, e si invaghisce di un'avvenente assistente di volo (Catherine Zeta-Jones) che fa saltuariamente scalo nella struttura.
Dal 1998 Spielberg ed Hanks hanno collaborato sia a livello cinematografico che televisivo, producendo le serie Band of Brothers e The Pacific. Questo film è il risultato peggiore della loro collaborazione, una commedia con un divertente spunto di base che si risolve poi in un risaputo melodramma sentimentale e pochi lampi di originalità. Gli attori sono bravi e la scenografia del JFK, interamente ricostruita in studio (solo qualche scena è stata girata in aeroporti reali) rappresenta l'attrattiva principale di una pellicola con non molto da offrire.
Voto: 2/5
-la guerra dei mondi
USA 2005 - fantascienza - 112min.
Gli alieni invadono la Terra servendosi di mezzi fantascientifici impiantati sotto la superficie terrestre da tempo immemore. L'operatore portuale Ray (Tom Cruise), divorziato dalla moglie che gli lascia in custodia i figli per qualche giorno, un maschio adolescente ed una bambina, assiste impotente alla catastrofe, e cerca come può di raggiungere la ex moglie a Boston, peraltro senza avere sue notizie, mentre in tutta l'America dilaga l'invasione.
Remake del noto film del 1953, ispirato al romanzo omonimo di H.G. Wells ed al suo adattamento radiofonico ad opera di Orson Welles. Un film concepito per creare suspence: Spielberg forse per l'unica volta nella sua vita si adatta alla moda del momento, il disaster movie post 11 settembre, per dar vita ad un esercizio di stile che mette in mostra tutta la sua abilità di regista (pur alle prese con una sceneggiatura piuttosto debole di David Koepp). Ovviamente gli effetti speciali hanno un grande merito nella resa finale, con sequenze dall'impatto visivo notevole, ma è Spielberg il vero protagonista del film, ancor prima di Cruise scelto probabilmente per mere questioni di marketing. Il regista riesce a realizzare incredibili piani-sequenza di fuga di massa da tripodi alieni che devastano tutto, scene claustrofobiche di stampo horror e la sua classica componente di melodramma nei rapporti tra protagonisti. Forse quest'ultimo punto è il più debole, risentendo di troppo poco tempo a disposizione per allestire un esaustivo ritratto di istituzione famigliare disgregata e ri-aggregata in circostanze straordinarie, ma è l'espediente utile a coinvolgere lo spettatore, e allora va anche bene che sia così. Il finale sbrigativo, oltre ad essere un altro punto a sfavore della sceneggiatura, rivendica il diritto all'esistenza dell'umanità (leggasi: dell'America) contro attentati terroristici ed anti-americanismo dilagante (ciò che si cela dietro la metafora dell'invasione aliena), in un eccesso stucchevole di patriottismo.
Nonostante questi difetti, si può vedere la pellicola nell'ottica dell'esercizio di virtuosismo tecnico, ed allora si può rimanere decisamente soddisfatti.
Musiche roboanti di John Williams, pregevole fotografia di Janusz Kaminski.
Voto: 3/5
-munich
USA 2005 - spionaggio/storico - 163min.
Ricostruzione dell'operazione segreta Ira di Dio, allestita da Israele sotto il governo di Golda Meir, in risposta all'attentato di Settembre Nero alle olimpiadi di monaco '72 in cui rimasero uccisi gli 11 atleti israeliani: un gruppo di agenti del Mossad senza copertura ufficiale deve rintracciare i mandanti dell'attentato, sparsi in tutta Europa sotto copertura, e farli fuori. La vicenda è affrontata dal punto di vista del capo di questo gruppo, Havner (Eric Bana), che con l'avanzare della missione viene sempre più assalito dai dubbi circa l'etica e l'utilità di ciò che sta facendo.
La ricostruzione della vicenda è del tutto finzionale, dato che molta parte della storia rimane celata dal governo israeliano e la verità dei fatti non si avrà mai, specie riguardo all'organizzazione dell'operazione, né della lista ufficiale dei bersagli. Comunque il film è una potente ed inquietante interrogazione di Spielberg circa grandi problemi morali (è giusto uccidere elementi di cui non si è sicuri della colpevolezza, ma si ha solo un ragionevole sospetto?) e politici (l'operazione ha provocato rappresaglie dei terroristi che a conti fatti ha portato più vittime israeliane che palestinesi; il conflitto con la Palestina è tuttora apertissimo; l'operazione non si è mai veramente conclusa, andando avanti per anni e costando una marea di soldi) legati all'essere ebrei oggi. Sebbene sia macchinoso in alcuni passaggi, incerto se affrontare la storia da un punto di vista distaccato o da quello più partecipato di Havner, in bilico fra il sensazionalismo di alcune sequenze (la ricostruzione dell'attentato di Monaco, spalmato su tutto il film sotto forma di sogni di Havner; l'uccisione della donna mercenaria nella sua boat-house) e la rappresentazione più asettica e fredda, resta uno dei migliori lavori di un regista che poche volte si è confrontato con la realtà storica, ma quando l'ha fatto ha ottenuto alcuni dei migliori risultati della sua carriera, senza rinunciare al gusto per lo spettacolo ed alla "fictionalizzazione" della Storia, tanto più evidente in un film come questo, che affronta una verità celata dal segreto di Stato. Gli esterni sono girati quasi del tutto a Budapest, sebbene l'azione si svolga in svariate parti d'Europa. La fotografia ombrosa di Janusz Kaminski è una delle sue prove migliori, e concorre in misura fondamentale alla resa lugubre della pellicola. C'è un buon cast che fa capo al poco sfruttato Eric Bana, attore valido che non ha ancora ottenuto giusta considerazione.
La sceneggiatura è molto dettagliata e complessa, alterna scene d'azione violenta a scene di vita domestica di Havner e colloqui fra le stanze del potere e dei servizi segreti, che contribuisce a creare quel senso si minaccia e sospetto onnipresenti che costruisce una rete di tutti contro tutti in cui si perdono le coordinate di giusto e sbagliato, buoni e cattivi.
In tutto ciò Spielberg riesce a tenere le redini del racconto senza rinunciare al trinomio spettacolo-informazione-riflessione che rende Munich uno dei suoi lavori più significativi.
Voto: 3,5/5
-Indiana Jones e il regno dei teschi di cristallo
(Indiana Jones and the kingdom of the crystal skull) - USA 2008 - aventura - 125 min.
non era facile dopo vent'anni realizzare un altro episodio della saga, ma Spielberg e Lucas l'hanno fatto, ottenendo un film che può considerarsi degna conlusione di una saga leggendaria. Gli anni passati non sembrano pesare ad Harrison Ford, che ricopre il suo ruolo più famoso con lo stesso entusiasmo di sempre. Forse la componente action è un pò troppo presente e sacrifica leggermente l'aspetto umoristico della saga, tuttavia la passione di cast e regia è ancora ben percepibile per tutta la durata della pellicola.
in definitiva la serie chiude in bellezza, per la gioia dei fan, con un episodio che si è fatto attendere ma che non ha deluso le aspettative. Aspettative che, ricordo, sono puro intrattenimento fine a se stesso; dunque guardate questi film quando vi sentite particolarmente su di giri e vi sembreranno davvero favolosi! Vederli con degli amici poi...beh, è proprio il massimo!
Voto: 2,5/5
-Le avventure di Tintin - Il segreto dell'unicorno
USA 2011 - animazione - 107min.
Tintin, giovane reporter belga sempre a caccia di avventure, si imbatte in un modellino della leggendaria nave Unicorno. Molte persone sono interessate a quell'oggetto, tra cui l'equivoco e facoltoso Ivan Ivanovitch Sakharine. Ben presto Tintin si rende conto che il veliero è un tramite per riportare alla luce un leggendario tesoro perduto: con l'aiuto del fido fox terrier Milou e dell'alcolizzato capitan Haddock, intraprenderà quindi un viaggio in giro per il mondo con l'intento di far luce sul mistero.
Il disegnatore belga Hergè (all'anagrafe George Prosper Remi, 1907-1983) pubblicò la prima avventura di Tintin nel 1929. Da allora, scrisse un totale di 24 avventure dell'intrepido reporter, più volte ristampate e vendute in tutto il mondo. Steven Spielberg, grande fan del personaggio, già da tempo pensava di ricavarne un film. Già nel 1983 aveva preso contatti con Hergè, il quale aveva accolto la proposta favorevolmente; purtroppo il disegnatore morì prima di riuscire ad incontrare il regista, ed il progetto fu sospeso. Fanny Rodwell, vedova di Hergè, ha però ceduto a Spielberg i diritti del personaggio. A co-produrre il progetto ci hanno pensato Peter Jackson (che a quanto pare dirigerà il secondo episodio di quella che sulla carta dovrebbe essere una trilogia) e Kathleen Kennedy (premio Oscar per la produzione de Lo strano caso di Benjamin Button e già collaboratrice di Spielberg in Shindler's List, Jurassic Park e altri).
Lavorando con gli sceneggiatori Steven Moffat, Edgar Wright e Joe Cornish, regista e produttori hanno adattato tre avventure di Tintin - Il granchio d'oro, Il segreto dell'Unicorno e Il tesoro di Rackham il rosso - in un unico, mirabolante film d'animazione che rappresenta l'erede ideale dei film di Indiana Jones, aggiornati però alla computer graphic più all'avanguardia. La tecnica produttiva ha infatti visto all'opera la performance capture già vista nella trilogia di Jackson de Il signore degli anelli (in cui l'attore Andy Serkis, presente anche in questo film, ha recitato la parte di Gollum) ed usata poi abbondantemente anche da James Cameron in Avatar. Per realizzare contemporaneamente anche l'effetto 3D (con uno dei migliori risultati ottenuti con questa tecnologia per nitidezza dell'immagine - il reparto illuminazione è stato curato dal regista stesso - ed illusione di profondità) gli attori hanno recitato nel Volume (il teatro di posa per la performance capture dei Giant Studios a Playa Vista, California), circondati da un ambiente bianco e grigio e ripresi da decine e decine di videocamere simultaneamente per registrare tutte le più piccole movenze ed espressioni degli attori, in modo da poterle poi riprodurre digitalmente: ogni attore aveva infatti una tuta apposita con sensori riflettenti, ripresi dalle videocamere alla velocità di 1/60 di secondo!
Il lavoro di rifinitura di queste riprese (in totale 1240) è durato ben 18 mesi, ed il risultato è a dir poco stupefacente: il mix fra cartoonesco e realistico è impareggiabile, le espressioni facciali degli avatar virtuali degli attori sono quanto di più verosimile si sia mai visto al cinema (meglio delle controparti bluastre del film di Cameron, anche se bisogna dire che in questo caso i personaggi virtuali sono comunque degli esseri umani, e questo sicuramente aiuta) ed a volte si può avere l'impressione che alcuni elementi di scena (per esempio alcuni veicoli od oggetti) siano riprese reali cui sono stati aggiunti poi elementi ambientali virtuali (mentre in realtà è proprio il contrario: ovvero oggetti reali sono stati scansionati e poi riprodotti digitalmente, con un effetto di notevole approssimazione alla realtà).
La storia è piacevole e divertente, non certo originale ma intrigante, misteriosa e scombinata quanto basta per coinvolgere il pubblico in una serie di situazioni improbabili in cui il nostro eroe si trova di volta in volta impacciato. L'azione si svolge nei luoghi più disparati del globo, immaginari e non, con una grande varietà di ambienti, design architettonici, personaggi e gag comiche. Non mancano numerose scene d'azione: combattimenti a mani nude a e mano armata, inseguimenti forsennati, fughe rocambolesche ed ogni genere di situazione che concorra a far valere per questo film l'aggettivo ipercinetico. Alcune sono pezzi di bravura registico/tecnica impressionanti, su tutte il lungo piano-sequenza di inseguimento nella città di Bagghar. Solo il finale stona con il resto della pellicola, risultando un po' troppo frettoloso, e rimanendo aperto per l'immancabile sequel.
La recitazione è più che buona (per quanto sia difficile da giudicare in un caso come questo): Jamie Bell (i più lo ricorderanno per il personaggio di Billy Elliot nel film omonimo) è convincente come Tintin, e gli altri due attori principali (Daniel Craig nel ruolo del villain di turno e Andy Serkis, ormai non nuovo a questo tipo di produzioni, ad impersonare il co-protagonista capitan Haddock) sono entrambi validi. Particolarmente riuscito è anche Milou, il fedele cane di Tintin dall'intelligenza quantomeno umana, il che aggiunge un tono surreale ancor più gradevole al film. Il design degli ambienti è eccellente, e ripesca dall'immaginario noir anni '30-'40-'50 e dai classici film di spionaggio ambientati in luoghi esotici. Efficace (anche se forse poco sfruttata) la colonna sonora del mai abbastanza lodato John Williams (autore dei memorabili temi di Indiana Jones, Star Wars e molti altri), specie per l'accattivante tema di apertura e chiusura della pellicola. Ma la cosa che forse rimane più gradevolmente impressa nella mente dello spettatore in fin dei conti è il piacere del racconto: Spielberg è ancora un giovane sognatore che si diverte a divertire con i suoi miti di infanzia. Da quest'ultimo suo film traspare tutto il suo amore per il cinema e l'arte visuale in genere, il suo gusto per l'avventura, il suo entusiasmo inesauribile, la felicità nel fare il mestiere che indubbiamente ama e che traspare nel sorriso del simpatico Tintin.
Voto: 3,5/5
-War Horse
USA 2011 - guerra/fiabesco - 146min.
Un paesino nel Devon, Inghilterra, poco prima dello scoppio della WWI. un contadino ex soldato, Ted, acquista un cavallo ad un'asta che vale meno di quel che l'ha pagato. La sua intenzione è usarlo per trainare l'aratro, ma il cavallo è ancora giovane. Il figlio di Ted, Albert (Jeremy Irvine) si affeziona al simpatico equino, che nomina Joy, riuscendo perfino a fargli arare un campo dal terreno durissimo. Tuttavia la guerra incombe, così Ted pensa di rivendere la bestia all'esercito e ricavarci di che vivere. Albert non è d'accordo, ma non c'è nulla da fare. Iniziano una serie di avventure tanto per Joey quanto per Albert, che percorreranno la linea del fronte europeo per strade totalmente diverse, senza mai dimenticarsi l'uno dell'altro.
Prima di sparare a zero su questo film, in apparenza il tipico esempio di mielosità spielberg-iana insopportabile, è opportuno considerare che si tratta dell'adattamento cinematografico del libro per ragazzi omonimo di Michael Morpurgo. La vicenda è sostanzialmente una fiaba, ambientata però in un tempo storico ben preciso e nel nostro mondo, ma la sostanza non cambia. Le varie persone che si imbattono nell'animale ne escono mutati: attraverso il rapporto con Joey gli uomini riscoprono la loro umanità in un contesto che tende proprio all'opposto. Il target è certo quello di un pubblico di ragazzini, perciò War Horse non eccede mai in truculenza, nemmeno nelle scene di guerra di trincea, più interessato a tratteggiare le vicende di svariati personaggi dalle diverse nazionalità (inglesi, francesi, tedeschi), anche troppi forse, dato che non c'è tempo per approfondirli tutti. Il film è lungo ma non estenuante, anche se alcune parentesi enfatiche mal si sopportano, ed il finale è proprio da dimenticare. La fotografia di Kaminski è al solito eccellente, virando il colore di certe scene secondo le emozioni che si vuol trasmettere, lontano da esigenze di verosimiglianza (ecco spiegati il rosso acceso del tramonto finale, il nero bluastro della trincea eccetera). Le gradevoli musiche di John Williams accompagnano la visione sottolineando i momenti salienti. Si è scritto da qualche parte che il miglior attore del film è il cavallo: in effetti la recitazione è un po' inerte e ciò contribuisce a rendere il film poco coinvolgente. Alcune sequenze poi appaiono indigeste pur trattandosi di una fiaba, come la liberazione di Joey dal filo spinato da parte di due soldati dei due opposti fronti, perchè scivola nel ridicolo involontario.
Fra alti e bassi la fiaba spielberg-iana giunge al termine con un insegnamento (attraverso il rispetto del mondo, animali compresi, arriviamo al rispetto di noi stessi) e qualche momento di tedio.
Così così.
Voto: 2,5/5
- Lincoln
USA 2012 - storico -  150min.
Non è una biografia di Lincoln: si racconta invece il complicato processo politico che portò all'approvazione del tredicesimo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d'America, il 31 gennaio 1865.
Non è un caso che una delle prime scene del film sia un racconto di sogno dello stesso Lincoln, sperduto du una chiatta, da solo, in mezzo al mare, a scrutare l'orizzonte in cerca della terraferma. L'utopia realizzata di quest'uomo somiglia essa stessa ad un sogno, o ad una fiaba, e perciò non poteva non interessare Spielberg, che più che mai in questo film trova la possibilità di declinare nella Storia le sue idiosincrasie per il fiabesco-realistico. Tantopiù che l'argomento gli permette anche di essere patriottico, e senza eccezioni: si celebra la fine della schiavitù (cosa che, nell'anno della rielezione obamiana, non può che far piacere a democratici) operata da un repubblicano. Nemmeno i sudisti sembrano poi tanto brutti, sporchi e cattivi. Tutti felici insomma? Quasi: per lo spettatore non americano sorbirsi 150 minuti di kammerspiel legislativo può essere fatale. Meno male che c'è Daniel Day-Lewis che allieta la visione con una performance imbarazzante da quanto sia perfetta (reparto trucco e costumi sono anch'essi eccellenti). Peccato che Spielberg proprio non riesca ad evitare di inserirci un paio di scene un po' troppo mielose (il dialogo moglie-marito in carrozza, la trnsizione incorciata nel finale),  specie in virtù del fatot che riesce ad astenersene per il resto del film. ma in fondo ci sta un po' di emozione e umanità; resta tuttavia dubbia la scelta regisitica: l'altalena fra il dibattito politico (con la compravendita di parlamentari democratici per far passare l'emendamento  alla Camera) e le parentesi famigliari del presidente non sempre si conciliano molto bene: se il focus fosse stato la vita di Lincoln, allora si sarebbe potuto dire che ne servivano di più. Dato che però il topic è de facto l'iter legislativo di cui sopra, queste scene sembrano in eccesso, rallentano un po' il ritmo di un film già di per sè lento.
Lincoln avrebbe insomma beneficiato di una direzione più definita. Così rimangono invece un paio di attori sprecati (Tommy-Lee Jones e soprattutto Joseph Gordon-Lewitt) e un indubbio interesse cronachistico. Certo, il prerequisito è essere interessati a tale cronaca.
Voto: 3/5

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