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Stevia, alterativa naturale ai dolcificanti

Creato il 17 maggio 2012 da Scienziatodelcibo @scienziatodelci

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E’ il dolcificante del momento! Si chiama Stevia e ha appena ricevuto l’Ok europeo. Pianta originaria del Paraguay e del Brasile, famosa da tempo per la dolcezza delle sue foglie. Dolcificante naturale dal potere edulcorante 2-300 volte superiore a quello dello zucchero, ma dal ridottissimo apporto calorico. Queste caratteristiche ne fanno un addittivo alimentare molto amato dall’industria che produce cibi e bevande dimagranti o “sugar free”. Dovrebbe sostituire tutti quegli edulcoranti sospetti, tipo l’aspartame. Ma è la stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare a mettere in guardia sull’eccessiva esposizione, soprattutto dei bambini. La sua distribuzione è stata appena approvata dalla Commissione europea e dalla fine del 2011 è sugli scaffali italiani sotto forma di dolcificante da tavola a marchio Misura , il noto brand di proprietà del colosso statunitense Merisant. Ma anche Coca-Cola e altri grandi brand, sono pronti a introdurlo nelle loro bevande. Il successo globale del prodotto è assicurato da tutti gli esperti. In Francia, dove è già in vendita, ha acquisito più dell’80% del mercato e si calcola che a livello mondiale arriverà a muovere circa 825 milioni di dollari entro il 2014. Tutto bene allora? Non proprio. Gli ingredienti principali del dolcificante rivoluzionario sono i glicosidi steviolici (E 960), aggiunti recentemente da Bruxelles alla lista degli additivi alimentari. I nuovi edulcoranti finiranno anche in soft drinks, caramelle, patatine, yogurt, marmellate, gelatine, prodotti da forno, cioccolate, consumate da grandi e piccini.

Dolcificante tossico per i bambini?

Il problema è che un rapporto della stessa Authority ha dimostrato che l’esposizione potenziale ai glicosidi steviolici nei consumatori accaniti di alimenti e bevande dietetici è decisamente maggiore al limite di sicurezza; ed è addirittura tre volte superiore a quella soglia, in bambini e adolescenti da 1 a 14 anni. La Commissione europea conosce bene questo rischio. Nel regolamento con cui autorizza l’uso dell’edulcorante E 960, infatti, ricorda che la dose giornaliera ammissibile, pari a 4 mg per kg di peso corporeo al giorno, è stata ampiamente superata dai livelli massimi di utilizzo proposti dall’industria. Secondo l’Efsa, una volta introdotto l’additivo nel mercato, l’esposizione dei bambini alla sostanza può oscillare tra 1 e 12,7 mg/kg al giorno, per colpa soprattutto dell’elevato consumo di soft drink . Per questo l’esecutivo di Bruxelles scrive: “Tenendo conto del fatto che le bevande analcoliche possono contribuire in modo significativo all’assunzione di glicosidi steviolici, occorre prevedere una riduzione del livello di utilizzo per le bevande aromatizzate rispetto ai livelli di utilizzo proposti”. Ovvero, la Commissione autorizza l’uso dell’additivo nella quantità che l’industria ha chiesto, ma l’industria per ragioni di sicurezza è pregata di usarne di meno. Visto, però, che l’ autoregolamentazione dei produttori è piuttosto improbabile, spetta agli stessi consumatori scegliere bibite e alimenti con più consapevolezza. “Le persone pensano che naturale significhi meno dannoso, ma così non è”, spiega Catherine Leclercq, dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. “Quando abbiamo a che fare con i bambini, poi, bisogna porre un’attenzione particolare”, continua la ricercatrice. “Le linee guida dell’Inran sconsigliano gli edulcoranti nei bambini fino a 3 anni proprio per le incertezze tossicologiche. E non c’è motivo di trattare la Stevia in modo diverso dagli altri”. Secondo le stesse linee guida anche chi è a dieta o soffre di diabete non deve rinunciare allo zucchero, ma ridurne il consumo. “Non c’è bisogno di consumare edulcoranti e ancor meno bibite edulcorate”, e riguardo ai più piccoli conclude: “La bevanda migliore è l’acqua, le bibite invece dovrebbero essere consumate in occasioni speciali e, in particolare, mai a tavola durante i pasti”. Intanto la Stevia ce la stanno infilando dappertutto, nessun commerciante, farmacista o erborista ve l’ha ancora proposta?


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