Stiffelio, il Dramma dell’Infedeltà

Creato il 05 novembre 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Vittoria Averni5 novembre 2013

Probabilmente uno degli argomenti più spinosi da trattare in tema amoroso è il tradimento. Facile parlarne razionalmente quando non si è coinvolti in prima persona, alquanto più arduo quando invece ci tocca da vicino: è normalissimo perdere la calma e lasciarsi trasportare dall’ira quando si scopre di essere stati traditi dalla persona amata e della quale ci si fidava. Ed è proprio questo che è rappresentato nell’opera di Giuseppe Verdi Stiffelio, messa in scena al Teatro Massimo Bellini di Catania con la direzione di Antonino Manuli e la regia di Ezio Donato. Il pastore protestante Stiffelio, lodato e stimato da tutti per la sua lungimiranza e magnanimità, si trova in una situazione molto difficile al suo ritorno a casa dopo una lunga assenza: la moglie, in cui riponeva cieca fiducia, lo ha tradito e nel scoprirlo ecco che esce fuori tutto il lato umano e fragile di un uomo di chiesa. Infatti, la grande generosità e nobiltà d’animo che lo caratterizzavano nel giudicare e perdonare i peccati altrui (“il perdono è facile / al core non ferito” canta proprio Stiffelio nel primo atto) viene meno nel momento in cui è personalmente coinvolto dal tradimento della moglie. Ed in effetti chi riuscirebbe a restare lucido e razionale in una situazione del genere?

Stiffelio, scritto da Francesco Maria Piave ispirandosi al dramma di Émile Souvestre e Eugène Bourgeois intitolato Le Pasteur, ou l’Évangile et le foyer, è un’opera estremamente moderna che rappresenta sulla scena passioni e travagli interiori comuni ad ognuno di noi. Infatti, nonostante la figura di un pastore protestante sposato sia abbastanza insolita nel panorama culturale di un’Italia in maggioranza cattolica, risulta invece molto comune il dissidio tra i doveri pubblici e le ragioni private, o volendo il dualismo tra l’immagine pubblica e il contegno che bisogna avere in determinate circostanze e il nostro io privato, costretto a mascherare la rabbia, il tormento e vergogna. Ed è con grande abilità che il tenore Roberto Iuliano rappresenta il dramma di Stiffelio, non solo dimostrando grandi doti canore ma anche una magistrale presenza scenica connotando e arricchendo di sfumature il personaggio. Altrettanto eccellente è la prestazione del soprano greco Dimitra Theodossiou nel ruolo di Lina, moglie di Stiffelio, che col suo particolare timbro di voce e doti interpretative inscena in modo encomiabile il pentimento e la vergogna per l’infedeltà al marito.

Risulta inoltre molto buona l’interpretazione di Giuseppe Altomare, nei panni di Stankar, padre di Lina, ruolo molto importante nel dramma verdiano che mette in luce l’amore paterno e tutta la dedizione di un genitore nel proteggere e difendere l’onore della figlia e del genero. Degna di nota la prestazione del Coro e dell’Orchestra del Teatro Massimo Bellini guidati dal messinese Antonino Manuli, noto al pubblico catanese per aver diretto già diverse opere al Bellini. Decisamente interessanti le scelte di regia di Ezio Donato, docente universitario e regista che ha curato numerosi spettacoli per il Teatro Stabile di Catania realizzando insieme a Renzo Milan e Salvatore Tropea delle scene molto sobrie e lineari, quasi austere, in cui ogni atto è simbolicamente rappresentato da un elemento: un leggìo con la Bibbia, un’enorme croce e un pulpito. Nonostante l’intenso dramma dei personaggi, Stiffelio è un’opera in cui a fatica, esattamente come nella vita reale, il perdono riesce ad alleggerirci dai tormenti e dalle tribolazioni permettendoci di tornare a vivere serenamente, di rivedere il sole dopo la tempesta.

Foto di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini


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