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Stiglitz: "Abbiamo un posto nella storia". Quale, di grazia?

Creato il 11 maggio 2011 da Zfrantziscu
In una cosa sono d'accordo con Alfonso Stiglitz. Condivido con lui la considerazione, fatta in una conferenza su Atlantide e i nuraghi, secondo cui c'è il rischio di pensare “che l'essere semplicemente nuragici non basti a garantirci un posto nella storia”. Basta, evidentemente, e avanza, a patto che quel posto nella storia sia identificato e identificabile nell'essere noi stessi e non, come Stiglitz mi sembra voglia far credere, raccattatori di civiltà altrui, principalmente fenicia e greca. “Melqart per i fenici ed Eracle per i greci sono le divinità fondanti, quelle che portarono la civiltà nei luoghi visitati” scrive l'archeologo.Sarà perché ho una spiccata stima del significato delle parole e della loro organizzazione in pensiero, ma in quella frase – così come in quelle che la precedono e seguono nel testo della conferenza – c'è il senso del discorso contingente e della concezione generale del nuragismo: un contenitore di successive ondate civilizzatrici non un luogo di reciproca acculturazione. Sul resto della conferenza, sviluppo della requisitoria contro Sardegna = Atlantide già contenuta nella scomunica dei Duecento pronunciata contro Sergio Frau, non ho alcunché da dire. La pensa così e così scrive. Ci sarebbe, è vero, da capire come faccia a dare coerenza a due affermazioni. La prima è che le Colonne d'Ercole sono una metafora. La seconda è che le Colonne sono situate qui o là al seguito degli amati fenici e dei greci, ma assolutamente non lì. Mistero che, comunque, non mi appassiona.Torno al “posto nella storia” dei nuragici. Qual è? Certamente quello di costruttori di torri e tombe di giganti. Certamente quello di ospiti di fenici e greci. Solo questo? Forse sì: “La Sardegna nuragica, soprattutto in questi ultimi anni, è afflitta da una quantità di pubblicazioni che di volta in volta la collegano a Atlantide, Shardana, Giganti, Adoratori di Yhwh, All’isola dei Feaci…” scrive il nostro. Leggiamo che cosa non è: non è Atlandide, non è la terra dei Shardana, non è la terra dei Giganti (quali? Quelli di Monti Prama o quelli delle omonime tombe?), non è la terra in cui si pregava Yhwh, non è quella dei Feaci. I puntini di sospensione lasciano capire che la lista dei “non è” è ancora lunga e che sotto la mannaia di Stiglitz sono destinata a cadere altre teste. Chi sa se un giorno alla lista dei “la Sardegna nuragica non è” contrapporrà una lista di “la Sardegna nuragica fu”?C'è un elemento comune, oltre ad Atlantide, che rende solidale un ceto accademico pluridisciplinare che si esprime pubblicamente e che va da Stiglitz a Lupinu, da Bernardini a Maninchedda: l'irrisione infantile della presenza di Yhwh in Sardegna. Gira tutto intorno alla categoria deista del “non può essere”. Sono ormai diverse decine i documenti trovati in Sardegna in cui compaiono segni che messi insieme a quel nome portano. Ve le leggono Gigi Sanna e Aba Losi, fra chi ha il dono della parola. So di fare una domanda a chi non ha voglia né interesse a rispondere, ma la faccio egualmente; l'ho fatta al dottor Bernardini qualche giorno fa, la faccio al dottor Stiglitz. Negate che in Sardegna siano state trovate scritte prefenicie (protosinaitica e protocananee soprattutto)? E che in queste scritte compaiano segni che portano all'idea e al nome del Dio unico? Sono molto interessato, e con me lo sono le migliaia di lettori di questo blog, a conoscere le vostre conclusioni scientificamente fondate, non basate sull'irrisione e le battute di spirito come fino ad ora è successo. Ripeto l'impegno preso qualche giorno fa a pubblicare queste conclusioni e a non consentire che alcuno utilizzi nei suoi commenti l'arma dell'insulto e dell'ingiuria. Naturalmente nel reciproco rispetto.

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