Magazine Cinema
di Naomi Kawase
con Makiko Watanabe, Hideo Sakaki, Jun Murakami
Giappone, 2013
genere, drammatico
durata, 110'
Nel ciclo naturale della vita ogni cosa ha inizio e fine. “Still the Water” si nutre di questa consapevolezza, accostando la morte di uno sconosciuto all'eterno ritorno delle onde marine che restituiscono quel cadavere. il film è appena cominciato, eppure da quel momento la telecamera di Naomi Kawase non mancherà di sottolineare i passaggi più importanti della storia, mettendoli a confronto con la bellezza dello scenario in cui i protagonisti della storia, cercano di lenire il dolore che li affligge. Per motivi diversi infatti, i due innamorati sono costretti a sperimentare le conseguenze di una perdita che, se nel caso di Kaito assume le forme "istituzionali" dell’avvenuto divorzio dei propri genitori, con il relativo trasferimento da Tokio a una delle isole dell’arcipelago giapponese, per Kyoto si colora di tragedia con la notizia dell’imminente morte della madre, colpita da un male che non le lascia speranza.
Partendo dalla certezza del dato fisico e materiale, concretizzato dall’importanza dell’elemento naturale costituito dalle acque dell’oceano in cui Kyoto usa immergersi ancora vestita – a testimonianza della totale integrazione del mare con il resto contesto – la Kawase procede in opposte direzioni: da un lato accentua gli aspetti drammatici della vicenda attraverso un climax emotivo che sembra sempre sul punto di scaturire in qualcosa di più grande; dall’altro mette in moto un meccanismo di sospensione emotiva in cui gli eventi decisivi manifestano significati che superano l’umana comprensione, e in cui la poesia del quotidiano si sposa con l’accettazione della finitezza della natura umana. In questo modo il film a poco a poco transita su un piano che si potrebbe definire ancestrale (la figura del vecchio saggio scelto come testimone esterno agli avvenimenti raccontati è emblematica), con il senso del mondo che sembra rivelarsi all'interno di immagini in bilico tra sogno e realtà. Poetico e filosofico, “Still the Water”, nonostante la profondità dei suoi significati non smette mai di raccontare, assumendo la fisionomia di un romanzo di formazione che diventa anche altro quando, attraverso la ritrovata armonia con l'ambiente circostante, rilanciata dalle immagini in cui Kaito e Kyoto nuotano finalmente insieme nella profondità del mare, si trasforma in un messaggio di speranza per un paese ancora in lutto per i fatti di Fukushima.
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