Secondo le dichiarazioni di Ray Waddell di Billboard, intervistato dalla National Public Radio americana, questo tipo di business è molto diffuso e costituisce una buona percentuale delle entrate dei grandi artisti: non ci sono spese di alcun tipo (non servono investimenti per pubblicizzare l’evento, non si paga la tassa SIAE, eccetera), si batte cassa e il gioco è fatto. (sky.it)Perchè prendersela tanto a cuore, allora? Per loro, che sono artisti, è un lavoro come un altro: si arriva, si canta, si batte cassa e il gioco è fatto, senza curarsi tanto di chi o chi non è quello che paga. In fondo, lo stesso accadeva per gli artisti del Rinascimento, con mecenati e papi, e non è che papi e magnati di una volta fossero molto diversi da politici e magnati attuali. Eppure noi sentiamo una profonda delusione, percepita anche dagli artisti e testimoniata dalla decisione della Furtado, o di Beyoncè o di 50 Cent di concedere in beneficenza il cachet (BBC), una volta resosi conto che la pubblica opinione era venuta a conoscenza di questi concerti e non aveva gradito tanto. Specialmente se si tratta di dittatori, ma a volte anche se sono solo miliardari, quasi come se il possesso di queste enormi ricchezze non fosse mai o quasi mai collegato a qualcosa di positivo.
Q Magazine ha preparato una classifica dei dieci concerti privati più redditizi che vi proporrò a breve. Intanto, anche il Los Angeles Times ha affrontato le conseguenze pubbliche dei concerti privati delle star, le cui giustificazioni vanno dal considerarsi ambasciatori culturali come Sting, oppure invocanti un'ingenua inconsapevolezza come Mariah Carey, oppure d'averlo fatto per scopi benefici come Beyoncè. Ma, come alle volte accade, se il concerto privato fosse un modo di raccogliere fondi per opere di beneficenza, cosa penseremmo? E sarebbero diverse le considerazioni se sapessimo che molte volte gli artisti neanche conoscono esattamente la storia di chi li ingaggia e pensano solo a fare un bello spettacolo? (Tutto questo, ovviamente, senza considerare che vale sempre l'antico motto che pecunia non olet).
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