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Se c’è qualcosa che può spiegare -meglio di qualsiasi articolo o lezione accademica- l’Italia a uno straniero in arrivo questa settimana ad Expo… beh, questa è proprio la vicenda dei famosi “contratti Expo“.
Un articolo su un noto giornale nazionale -pochi giorni fa- lanciava l’allarme sociale: Expo offre lavoro, ma quei “bamboccioni” dei nostri giovani spariscono, non appena qualcuno offre loro l’occasione di tirar su le maniche. Autocritica di categoria: prima di pubblicarlo, forse sarebbe stato il caso di approfondire un po’ di più… che ne dici, collega?
La solita furbata all’italiana. Il lavoro non c’è, allora si gioca al ribasso. Nell’ambito di un evento di portata internazionale, intorno al quale girano milioni e milioni di euro, la manodopera la si paga con stipendi da Paese dell’Est Europa. Dimenticandosi che Expo si trova a Milano, città notoriamente davvero cara, per viverci.
La solita logica dello “stipendio polacco-costo della vita svizzero”, che sta mettendo in ginocchio un’intera generazione di giovani.
Quando capiremo che fare i furbi non paga… non sarà mai troppo tardi. O forse, scusate se mi contraddico, è già troppo tardi.
I nostri migliori giovani hanno fatto nel frattempo le valigie, volando verso destinazioni dove lo stipendio è commisurato al costo della vita. Expo o non Expo. Ribadisco: con tutti i soldi che girano intorno a questo maxievento, non si riusciva a garantire stipendi un po’ più decenti?
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