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Stoccaggi di gas e piani d’emergenza esterna mai fatti: l’Italia rischia l’infrazione europea

Creato il 22 marzo 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

Ecco come potrebbero essere usati i soldi dei contribuenti: per pagare un’eventuale infrazione europea a causa di un dato ancora sorprendente malgrado gli anni trascorsi, cioè che i Piani d’emergenza esterna degli stoccaggi di gas metano non sono ancora stati fatti, e dire che gli stoccaggi sono attività a rischio d’incidente rilevante. Lo hanno ricordato ieri sera a Cornegliano Laudense alcuni esponenti dei comitati ambientalisti della provincia di Cremona – Enrico Duranti ed Ezio Corradi tra i più impegnati – che da anni si battono perché il Comitato tecnico regionale, presieduto dai Vigili del fuoco, dia spiegazioni, intervenga e solleciti. I comitati hanno chiesto da tempo che i Piani di sicurezza esterna relativi agli stoccaggi di gas metano venissero elaborati dalle Prefetture, dagli enti locali, dall’Arpa, dall’Ispesl e da tutti gli organi interessati, come prevede la direttiva comunitaria 96/82 recepita dall’Italia e nota come direttiva Seveso. Di fatto non esistono i piani di sicurezza anche se sono obbligatori. Addirittura nessuno stoccaggio ha un piano d’emergenza esterno. Nemmeno dopo un’audizione in Regione i comitati ambientalisti hanno ottenuto risposta a una semplice domanda: perché? No, non c’è risposta. Mancanza di spiegazioni anche da parte delle Prefetture. Da quel che si sa le aziende hanno presentato la documentazione necessaria: la pubblica amministrazione, con i suoi organi ed enti di competenza, invece non ha proceduto e la sicurezza dunque non risulta garantita. Quale che sia la risposta, i Piani che devono garantire la sicurezza degli abitanti non ci sono. Il comitato di Cornegliano Laudense ha segnalato il problema alla Procura di Milano. Ai link indicati qui sotto l’articolo di “Altreconomia” che illustra la situazione nazionale e la pagina del sito della Regione Lombardia che dà una serie di informazione tecniche aggiornate al mese di gennaio. Altra infrazione europea che si profila all’orizzonte per l’Italia, dopo quella causata dal mancato rispetto per norme europee sul trattamento dei rifiuti.


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