Magazine Informazione regionale

Stoccaggi e centrali di gas, era tutto deciso dal 2006: tanti sissignore e poche risposte mentre la Francia discute pubblicamente di shale gas e nuove tecniche scientifiche

Creato il 02 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

La pagina di Repubblica che abbiamo già pubblicato e che ripubblichiamo è datata 2006 e dimostra che era già tutto deciso. L’Italia doveva diventare hub del gas, una sorta cioè di centro acquisti e vendite di gas per l’Europa. Il risultato però è sinora deludente. Cercare un approvvigionamento energetico sicuro e conveniente è doveroso, non però a quelle condizioni.
Gli enti locali, e Bordolano tra i primi se non il primo, si è trovato a subire una pressione psicologica ossessiva e impressionante, con articoli propagandistici sul Corriere della Sera tesi a promuovere iniziative discutibile poco chiare dell’inserzionista. Un giornale così sottomesso ai poteri politici ed economici danneggia i cittadini e non dà prova di coscienza professionale.
Quella propaganda, cui non è estranea neanche Repubblica, doveva essere sospetta, o meglio far nascere domande e dubbi e desiderio di accertamenti e verifiche. Nulla di tutto questo, ma una gran voglia, da Bordolano in poi, di opere di compensazione e di obbedienza.
Bisogna imparare a dubitare e dire no, quando ci sono forti dubbi e problemi, come nei casi degli stoccaggi e centrali di pompaggio di gas che alimentano microsismicità, inquinamento, subsidenza e altri problemi connessi. Il piano d’emergenza dov’è? Che senso ha lasciare impresenziata di notte una centrale così pericolosa. Lo sappiamo che i sistemi telematici a volte fanno crash. E basta un caso sfortunato.
Auspichiamo che i sindaci imparino a diffidare e dire no, e che l’approvvigionamento di energia punti su sistemi più sicuri e fonti rinnovabili.
Prima viene la coscienza civica e la responsabilità verso i cittadini. Che un sindaco svolga il proprio ruolo fino in fondo è ormai necessario. Il suo colore politico interessa molto meno, anzi nulla in questi casi.
E in Francia il presidente Hollande, sollecitato dall’intenso dibattito degli eletti sui territori interessati, come riferito l’altro ieri da Libèration, rilancia la ricerca scientifica sullo shale gas. Si tratta di una risorsa pericolosa, difficile da trattare: si usa infatti la tecnica, molto temuta in Italia dopo il sisma emiliano e problemi connessi, del fracking. Negli Stati Uniti lo shale gas, con qualche incidente però, è diventato una risorsa di primo piano e contribuisce a rendere gli Usa quasi autosufficienti (all’80%). In Europa fa molta paura. Occorre ricerca scientifica, maggiori conoscenze, metodi sicuri e zone adatte a ricavare gas da piattaforme sotterranee orizzontali. L’Italia, così popolata da migliaia di piccoli centri, è adatta? In Francia si studia, si discute pubblicamente. Da noi che succede? Si fanno prove in segreto? Si penalizza la ricerca scientifica? Per poi ritrovarci bucherellati da stoccaggi e centrali socialmente e ambientalmente molto discutibili, sui quali arrivano più promesse e più soldi che risposte?

20121202-220316.jpg

45.284853 9.845883

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :