Le fiamme ardono vivaci nei sobborghi di Stoccolma, nella periferia povera di Husby, si sta infatti consumando la più violenta rivolta della storia recente della Svezia.
E già, la Svezia, il Paese che nell’immaginario collettivo è sempre stato un esempio di giustizia sociale, di tolleranza, di apertura, di integrazione, e ricordiamolo, anche un Paese senz’altro tra i più ricchi d’Europa.
E invece già da qualche giorno centinaia di giovani nella capitale svedese danno alle fiamme auto ed edifici pubblici e lanciano pietre contro le Forze dell’Ordine.
A quanto si apprende la rivolta sarebbe partita dalla protesta contro la Polizia rea d’aver assasinato pochi giorni prima un uomo di 69 anni armato di macete proprio a Husby.
Il Primo Ministro, Fredrik Reinfeldt, sta cercando di calmare gli animi per riportare la situazione alla normalità, ma gli interrogativi e le discussioni che in queste ore si rincorrono mettono al centro la disoccupazione giovanile che impatta fortemente le comunità di immigrati che popolano la capitale.
La crescita di disuguaglianze sociali è probabilmente una concausa di certe tensioni e della rottura di equilibri precendenti che forse i governi, forse i cambiamenti del mondo in generale, non hanno potuto più garantire.
Una notizia che lascia perplessi, una notizia che rende consapevoli che la morsa che stringe il mondo del lavoro nell’Europa tutta, colpisce anche quelle città e quelle società che fino a poco tempo prima erano considerate oasi felici.
nanni