Magazine Cinema
di Park Chan-Wook (USA, 2013)
con Mia Wasikowska, Nicole Kidman, Matthew Goode, Jacki Weaver
VOTO: **/5
Ci sono film che, inevitabilmente, risentono molto delle aspettative che si hanno. E accade quasi sempre che più queste sono alte e più ci si resta male. Prendiamo ad esempio questo Stoker: se non avessimo saputo che il regista era nientemeno che Park Chan-Wook, regista coreano autore di pellicole ormai 'leggendarie' quali la celeberrima 'trilogia della vendetta' (Mr.Vendetta, Old Boy, Lady Vendetta), magari ci sarebbe anche piaciucchiato... ma è ovvio che ci piange il cuore constatare come Hollywood sia in grado di 'normalizzare' in nome del botteghino anche cineasti di culto come lui, adorati da legioni di fan proprio per il loro personalissimo modo di fare cinema.
Dispiace quindi constatare come il debutto americano di Park Chan-Wook sia stato, al contrario, quanto di più 'spersonalizzante' possibile: dimenticatevi, infatti, gli eccessi gore, il ritmo vertiginoso, il respiro epico e tragico delle sue opere coreane: Stoker è un film irrimediabilmente piatto, stilisticamente bellissimo ma assolutamente privo di quell'impronta violenta, morbosa e estrema che ci saremmo aspettati da un soggetto del genere. La storia del triangolo amoroso tra la giovane e tenebrosa India (Mia Wasikowska), l'annoiata madre Evelyn (Nicole Kidman) e il misterioso zio Charlie (un Matthew Goode troppo spento e anonimo per recitare la parte del cattivo), lasciava infatti presagire uno sviluppo ben più esplicito e disturbante.
E invece Stoker rimane prigioniero sin dalle prime immagini di uno stucchevole formalismo di maniera: esteticamente ineccepibile, quasi maniacale nei dettagli, fin troppo sovraccarico di simbolismi (il ragno che noir che avrebbe meritato ben altro sviluppo. Il film è eccessivamente lento, a volte addirittura noioso, quasi mai coinvolgente: ci si aspetta per tutta la durata un guizzo, un colpo di scena che arriva (telefonatissimo) solo nel finale, quando ormai anche i bambini hanno capito quello che sta per accadere...
cammina sulle gambe di India...) non riesce quasi mai a far inquietare e sobbalzare lo spettatore, banalizzando e soffocando sotto una confezione eccessivamente deluxe una storia torbida e classicamente
Va detto, a parziale difesa del regista, che Stoker è di fatto un film su commissione: la sceneggiatura è stata scritta da un attore televisivo, tale Wentworth Miller (che mi dicono essere star del telefilm Prison Break) che avrebbe anche dovuto dirigere la pellicola, salvo poi rinunciarvi (sotto le pressioni degli Studios) e passare il testimone proprio a Park Chan-Wook, che si è così ritrovato il cerino in mano senza la possibilità di modificare più di tanto lo script.
Peccato, perchè tutto sommato questa storia di passioni incestuose, amori malati, tare ereditarie e pulsioni vampiresche (il titolo è un omaggio al creatore di Dracula, scomparso giusto un secolo fa) poteva adattarsi benissimo allo stile del suo regista. Il quale, dal canto suo, non ha mai fatto mistero di essere un grande fan di Alfred Hitchcock, affermando più volte che Stoker vorrebbe essere un omaggio e una rivisitazione del capolavoro thriller del maestro inglese L'ombra del dubbio (film del 1943 con Joseph Cotten e Teresa Wright). Ma, come si diceva, un conto sono le aspettative e un conto i risultati: che, mai come in questo caso, fanno rimpiangere l'originale.
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