Titolo: Stone Bruises
Autore: Simon Beckett
Editore: Bantam Press (Inghilterra)
Anno: 2014
Genere: Thriller
Pagine: 320
Formato: Cartaceo/elettronico
Trama:
‘Qualcuno mi aiuti!’, mormoro e poi, a voce più bassa, ‘Per favore.’
Le parole sembrano disperdersi nella calura pomeridiana, perse tra gli alberi. E a esse segue di nuovo il silenzio. So che non andrò da nessuna parte…
Sean è in fuga. Non sappiamo perché e non sappiamo da chi. Sotto un cocente sole francese, ha dovuto abbandonare la sua macchina imbrattata di sangue verso campi disseccati e sperdute strade di campagna. E adesso, come se non bastasse, è anche ferito.
Privo di sensi a causa del dolore e della perdita di sangue, viene soccorso da due giovani donne che lo portano in una fattoria immersa nel nulla. Figlie di Arnaud, uomo irascibile e estremamente geloso della sua privacy, mostra subito di non provare alcuna simpatia per l’inglese. Sean non sa se considerare la sua condizione come quella di un prigioniero o di un paziente, tuttavia riesce a trovare qualcosa di affascinante nella remota tranquillità della fattoria, un perfetto posto per nascondersi.
Ma alcuni dubbi non possono essere ignorati. Perché Arnauld si è tanto impegnato a tagliar fuori la sua famiglia dal resto del mondo? Perché non è ben visto dagli abitanti del vicino villaggio? E perché nessuno osa parlare del misterioso amante della figlia?
Mentre Sean cerca di abbandonarsi alla calura dell’estate francese, capisce che la fattoria stessa possiede molti segreti. Potrà anche essere un perfetto posto in cui nascondersi, ma questo significa anche che nessuno ha idea del fatto che si trovi lì…
… il che rende la fattoria un perfetto posto in cui morire.
Giudizio:
Simon Beckett fa parte di quegli autori di thriller che meriterebbero molta più attenzione, sia per la qualità che per l’originalità delle storie. In precedenza ho recensito per Fralerighe i quattro libri che vedono il dottor David Hunter, patologo forense dal passato travagliato, alle prese con delitti intricati che hanno spesso rischiato di mettere a repentaglio la sua stessa vita.
Stone Bruises, non ancora edito in Italia, è fatto di una pasta completamente diversa.
Questo libro stenta a conquistare l’attenzione del lettore già dalle prime pagine; molte delle informazioni sul protagonista vengono posticipate, persino il suo nome viene rivelato solo verso il quarto capitolo. Si tratta di scelta stilistica molto diffusa, soprattutto quando narratore e protagonista coincidono e il tempo utilizzato è il presente. Complice del susseguirsi di momenti in cui il protagonista perde i sensi e di estenuanti descrizioni degli effetti della calura estiva, nei primi capitoli si ha quasi la sensazione che nulla sia destinato ad accadere per un lasso di tempo davvero troppo lungo.
Ma Beckett non è estraneo all’utilizzo di simili espedienti, che ha iniziato a utilizzare – seppure in modo diverso – già da La voce dei morti: tramite l’ausilio di flashback, in conclusione di un capitolo o come introduzione a un altro, fornisce informazioni frammentarie e apparentemente prive di significato che solo a pochi capitoli dalla fine fungeranno da collante per i tasselli che compongono la trama principale.
L’amore di Beckett per le descrizioni, in passato ha giocato a suo favore: grazie a esse, certe immagini erano talmente vivide e crude da far rabbrividire chiunque. Ma quando entra in gioco il presente come tempo verbale, la cosa può risultare un po’ ostica, come già accennato.
Nel complesso, il ritmo più lento non basta a sminuire l’opera e la sua particolarità: un delitto è avvenuto ma i dettagli sono talmente nascosti nella trama da costringere il lettore ad arrivare sino alla fine per ricevere la risposta alla prima grande domanda che probabilmente si è posto: da cosa sta scappando Sean?
L’assenza di elementi considerati troppo cruenti rendono la lettura adatta anche a chi, magari per questa ragione, non ha gradito i primi libri e apprezza le storie incentrate sui contrasti – i ricordi di una vita normale, felice, con Chloe, e la claustrofobia del presente, di una soffitta dispersa nella campagna francese.
Sull’autore:
Simon Beckett ha lavorato come freelance, scrivendo per vari quotidiani e periodici inglesi. È autore di quattro thriller best-seller sull’antropologo forense David Hunter: La chimica della morte, Scritto nelle ossa, I sussurri della morte, La voce dei morti. Attualmente vive a Sheffield.
Christine Amberpit