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Stop alla sottomissione verso Arvedi: è ora di parlare liberamente

Creato il 08 novembre 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

Un cittadino disinformato non può essere libero e i cremonesi non lo sono, perché non possono conoscere i problemi fondamentali della loro città. Il caso Tamoil è stato trattato in modo vergognoso: c’è voluto un giudice per chiarire le cose (in primo grado è ovvio), un cittadino per sostituire il Comune che  non voleva difendere il proprio territorio mentre il Pizzetti ha fatto il possibile per fermare i consiglieri comunali del suo partito, fra cui la competente Alessia Manfredini, che si batteva perché il Comune esercitasse un ruolo terzo, di controllo. Libere scelte, ma tutte a senso unico: vince sempre la stessa linea spezzata a novanta gradi. Il “raddoppio” dell’acciaieria ha triplicato la produzione e le istituzioni l’hanno presentato con gioia (Corada, Soregaroli ecc.). Se c’è un incendio non esce la notizia se non dopo molte proteste e solo dopo un comunicato aziendale. In quell’industria non accade mai nessun infortunio! Alla Tamoil non ne accadevano mai! Eppure a volte si trovano strane notizie in breve sul giornale cartaceo. Poi muore un caporeparto, s’infortuna il magistrato che indaga sulla sua morte e che ne è dell’inchiesta??? Spariscono le denunce riguardanti quel gruppo di potere editoriale ed economico: perché? Neanche si sa se sono state archiviate, sono solo sparite. Per colpa di chi? La Procura ha quattro magistrati. Chi agisce alle loro spalle?

Il giornalismo è definito dalla legge “informazione critica”, non velinara: e chi l’ha visto a Cremona? Tamoil sponsorizzava di tutto e aveva sempre ragione, come Arvedi, come Stogit e Snam a Crema, come se non fosse normale che aziende definite a rischio di incidente rilevante dalla direttiva Seveso, non da un gruppo di fanatici, abbiano qualche problema. Ma le leggi qui non contano niente. Conta l’inchino al potente. Si incassa la sponsorizzazione alla festa dell’Unità e si sponsorizza Cremonaoggi arvediano. Si guarda Cremona1 arvediana come il parere del vescovo o del solito politico di turno fossero di grande rilievo (ma come???), si legge il solito giornale, anche se le notizie sullo scempio del territorio, il rischio sismico, il disastro del consumo di suolo, il mais alle aflatossine, il biogas usato male, con impianti sovradimensionati, si trovano su un blog e una tv con editore puro, cioè di professione, senza altre attività. Cremonese arvediana, chiesa arvediana, parlamentari arvediani, sindaci arvediani, presidenti di provincia arvediani, direttori generali di istituzioni come il Comune arvediani, dirigenti arvediani, casa di riposo arvediana ma nessuno tranne i sindacati (Sabina Negri della Cgil lo ha recentemente ribadito) dice la verità: quella casa di riposo non regge la concorrenza di Cremona Solidale che l’ex ass. Luigi Amore voleva privatizzare. Eppure anche la Cgil soffre la forza indecorosa della politica che genera un mostro come la legge Sblocca Italia.

E’ inaccettabile che un solo cittadino – Giovanni Arvedi – abbia il potere di controllare l’informazione di una città capoluogo di provincia, come Cremona. Nessuno ha avuto il coraggio di confermare la normale attivazione della cassa integrazione prima di Max Bosio della Cgil. Una procedura comprensibile per la legislazione italiana: l’acciaieria è da tempo in parte ferma e non produce. Incredibile che non si debba dire che tale industriale riceve centinaia di milioni con i certificati bianchi (titoli che l’Authority dell’energia ha fatto fruttare in modo più che proporzionale ai privati, cioè regalando soldi pubblici grazie a una delle leggi vergognose di Berlusconi!).

Ma le notizie sui problemi di un’industria siderurgica così importante nel panorama nazionale e anche internazionale non devono uscire se non controllate dall’industriale stesso: anche il papa è stato soggetto a critiche, Arvedi no. La soggezione verso questo signore – per questo blog un industriale – rasenta l’inverosimile. Lo chiamano solo Cavaliere. I politici non osano discutere le sue iniziative. La Chiesa accetta doni e quando il vescovo parla di inquinamento si riferisce alle pm 10, alle automobili, a fattori generici. Il Comune conosce bene i problemi ma l’Osservatorio Arvedi non viene convocato da molto tempo, malgrado le insistenze dell’assessore Alessia Manfredini, ovviamente attaccata (“ectoplasmatica”!!!!!!) dal direttore del giornale al servizio di Arvedi. Eppure un direttore deve avere la fiducia dell’editore (Società editoriale cremonese, che ha un cda di cui fa parte l’industriale) non deve giurare obbedienza pronta, cieca, assoluta.

Altri imprenditori e industriali sono trattati come benefattori (Lameri a San Bassano per dei soldi alla palestra: è scritto in una delibera). Auricchio non può essere criticato anche se risultano eventi pregiudizievoli di conservatoria.

Non per il gusto del crucifige o dello scandalo, bensì perché il conflitto sociale semplicemente è utile a rivendicare diritti giustamente pretesi e da tempo regolarmente negati. Arvedi ha firmato su La Provincia un editoriale dove chiedeva di cambiare la Costituzione mettendo l’impresa al centro, non il lavoro. Renzi pare che abbia ben capito che cosa vogliono le multinazionali, le famiglie potenti, gli industriali.

Si capisce che i sindacati difendano i lavoratori e le condizioni di sicurezza in cui prestano la propria opera, auspicabilmente non minacciata da incendi e problemi in serie. Se Giovanni Arvedi è ambizioso e vuole acquistare oltre alla Ferriera di Servola (quartiere di Trieste) e con altri investitori l’Ilva di Taranto, la città di Cremona non restare essere sottomessa come negli anni di Perri sindaco. La città invece tace, s’inchina, rimanda gli interventi. Si registrano le diffide del settore Ambiente della Provincia, un piano di risanamento obbligatorio. Le istituzioni si muovono, con le difficoltà di un confronto complicato (l’acciaieria è compatta tuttavia è assai differenziata), l’industria promette di adeguarsi alle necessità ambientali e per la sicurezza. Non sono più scattate diffide contro cittadini e associazioni: eppure Arvedi controlla l’informazione. Questa non è libertà.


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