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Stop making sense: l'arte di trasgredire (1.)

Da Tarocchipensiero @MichelPelucchi

STOP MAKING SENSE: L'ARTE DI TRASGREDIRE (1.)

The fool di A.E. Waite


La soppressione del senso logico in arte non è un'invenzione di noi pittori. È giusto riconoscere al polacco Nietzsche il primato di tale scoperta che, sebbene in poesia sia stata applicata per la prima volta dal francese Rimbaud, in pittura il primato dell'applicazione spetta al sottoscritto (De Chirico)È ormai opinione comune che l'arte debba essere trasgressiva. Oppure che la sua esigenza prima, quella che la distingue dalle restanti «necessità» della vita, sia di evadere da ciascun contesto particolare, ritenuto troppo angusto e limitato. Ciò avviene come se la forma, confinata entro i quattro vertici del quadro, avvertisse sempre e comunque uno spazio di realtà ancora sconosciuto ed inesplorato, una vorticosa scommessa nell'al di là.Notate in questo senso non esserci alcuna trasgressione. E non soltanto per il fatto che l'idea «dell'al di là» sia un po' vecchiotta, bensì perché tutto il senso logico della cosa guardata rimane intatto. Voglio dire che ogni aspetto sembra accadere come se nulla in secoli di visione/i potesse aver mutato l'atteggiamento primo di colui osserva. L'attitudine secolare  viene tradotta in: io sto davanti, semplicemente mi oppongo all'opera che ammiro.Mi chiedo: «È forse trasgressione una simil visione?»

L'OCCHIO: COSA VEDE?

Bisognerebbe porsi compiti quali: la costruzione del mistero (Klee)

STOP MAKING SENSE: L'ARTE DI TRASGREDIRE (1.)

Giorgio De Chirico, Autoritratto, 1920

A questo punto ride il metafisico pittore, poiché nei suoi viaggi interstellari sa che ci capita sempre e comunque di assistere ad una verità, non già come essa sia, appunto misteriosa e vagabonda, libertina, quanto piuttosto in stretta correlazione a quel che siamo. Tutto è conformato dall'occhio. In questa auto-produzione di contenuti visivi, il senso logico – da che logica la nostra vitapretende dall'artista una visione chiara in conformità al modello che parimenti abbiamo la capacità di valutare, in quanto già conosciuto. Una presunzione questa, che tutti gli artisti hanno sofferto. Lo dimostra ampiamente la divertente aneddotica di Paul Klee.Mentre l'artista è ancora tutto intento ad aggruppare fra loro gli elementi formali […] ecco che un qualunque profano, guardando da sopra la spalla del pittore, pronuncia le sconfortanti parole: «Però allo zio ci somiglia ancora poco!». Se è padrone dei propri nervi, il pittore penserà tra sé: «Che zio non zio! Devo continuare a costruire, io!... Questo nuovo elemento,» si dice «a prima vista è un po' pesante, mi sposta l'insieme troppo a sinistra; per ristabilire l'equilibrio, a destra dovrò mettere un contrappeso di un certo momento». E continua ad aggiungere, ora da una parte ora dall'altra, finché la bilancia non sia in equilibrio. Ed è ben lieto se deve sconvolgere l'iniziale costruzione pura di alcuni buoni elementi solo nella misura in cui contraddizioni convengano quali contrasti a un'immagine viva (Klee)Un'immagine viva... viva l'immagine! Che sia dunque aperta, vibrante, falòtica, senza che che venga disatteso un soffio di quel venticello poetico, sospeso tra le valli dell'intuizione, e che però, immancabilmente viene a puzzare quando la cantina delle nostre percezioni stantie pretende legiferare sulla creazione. Ahimé!

VENTICELLO D'ARTISTA

Fortunatamente un grande come De Chirico ci riporta il matto sospiro della creazione, dicendoci...[…] egli allora torna (l'artista e la sua visione, r.d.r.) a guardare il soffitto e le pareti della sua camera e gli oggetti che lo circondano e gli uomini che passano giù nella via e vede che non sono più quelli della logica di ieri, di oggi e di domani. […] Andate le paure. Il paradiso terrestre è risorto (De Chirico)

STOP MAKING SENSE: L'ARTE DI TRASGREDIRE (1.)

Warhol Basquiat, China, 1984

Sarà trasgressione quest'arte? Di certo se l'«al di là» ci pareva vetusto e forse un poco astratto, il paradiso terrestre sembrerebbe animare persino i più scettici e incalliti sostenitori «del vero-simigliante». Ma signori! È proprio questo il problema. Che l'uomo vorrebbe sempre guardarsi allo specchio dicendosi «Che bella cosa!». Nel passepartout della sua arrugginita visione potrebbe rinchiudere e far soffocare un Basquiat solo perché “graffittaro”, e dire che le cartoline sono per l'appunto «l'arte di cacare fuori dal vaso»1.Altro che “venticello d'artista” e libera visione! Anche stavolta ha ragione il poeta Montale:Nella cornice tornano le molli / meduse della sera (Montale)«No signori!», l'arte non è per il dopo cena. E la sera non si torna a casa. Allora per favore, come se lo spruzzassi su qualche parete in metrò... per favore non ci ingombrate il cuore coi vostri cappelli tutti uguali.

IL DIS-SENSO LOGICO

Mi sia concesso ora di considerare come l'artista assai spesso giunga a una «deformazione», che si direbbearbitraria, di ciò che appare in natura. Intanto, egli non attribuisce a queste forme fenomeniche il significato ascritto loro dai tanti realisti critici. Se a tali realtà non si sente altrettanto legato, è perché in quegli esiti formali non scorge l'essenza del naturale processo creativo. Gli importano più le forze plasmatrici che non gli esiti formali stessi.Forse, senza volerlo, egli è filosofo... (Klee)

STOP MAKING SENSE: L'ARTE DI TRASGREDIRE (1.)

Jean-Michel Basquiat, Mona Lisa, 1983

Il senso logico e il meccanismo della vita ci confinano. Tanto che i nostri appartamenti, come tumulari botole, prendon muffe quasi sacrileghe per difetto d'un minimo storico d'estetismo. È brutta la parola! ma i dandy oggi son finiti o stan finendo. Ahimé! Conseguentemente viviamo una perversione strana, tanto simile alla situazione di quegli eruditi che, standosene dinnanzi ad un antichissimo rappresentante della civiltà egizia, ricco di una cultura abnorme, e per di più (questo almeno nel racconto di Edgar Poe Quattro chiacchiere con la mummia) dotato di parola, non solo lo interpellano avendolo prima rivestito a modo per la conversazione domenicale...[…] un paio di pantaloni a scacchi azzurro cielo, con le bretelle, una chemisedi percalle rosa, un panciotto di broccato a falde, un soprabito di juta bianca, un bastone da passeggio col manico ricurvo, ecc... (Poe)dicevo... che non solo gli decantarono le lodi della – così almeno le chiamava l'esimio professor Gliddon – «Grande Avanzata del Progresso» statunitense, non solo... Scrive Poe che Analogamente il signor Buckingam non riuscì a spiegare il modernissimo concetto di «parrucca» finché (dietro suggerimento del dottor Ponnonner) sbiancando in viso acconsentì a togliersi la sua (Poe)Grande tenace quest'accademio spolpo... che dite?

L'OCCHIO IN UN SOL PUNTO

Avrete forse intuito che desidero mostrarvi la logica come il fattore che ci fa insistere in una vita di spaventosa resistenza e di lotte indiscriminate2. Sì, perché l'attrito che si avverte quando si vuol derivare tutto dal calcolo e dalla progettazione maniacale di ciò che torna all'utile dell'utile del guadagno (economie di spazii, del tempo che non c'è mai, figurarsi per pittare o scolpire), altri non è se non il dramma di un'esistenza rallentata dall'inerzia, al suo opposto: il velocizzarsi di ogni processo degenerativo, il propinarsi del vecchiume intellettuale. Del resto, l'occhio fissato in un sol punto, non può fare altro che squadrare il mondo, sfocarlo – e dunque limitarlo alla propria angusta prospettiva. Edgar Poe, ancora lui, nella sua Filosofia dell'arredamento scrive cheQuando diventiamo opulenti le nostre idee si arrugginiscono (Poe)Fanno da contrappunto a Poe le parole di De Chirico. Sono davvero importanti queste sue riflessioni, chiariscono la verace tendenza dell'arte alla trasgressione, dell'artista alla rivoluzione laboriosa della fantasia (ri)creativa.Così che scartiamo senza pietà qualsiasispecimen di contrada, di epoca, di paese che venga a noi con reputazione già fatta di cosa sfruttata e sfruttabile (De Chirico)

LA FIGURA DEL MATTO

Nessun mortale sollevò il mio velo (Iside)Del resto, la logica, la nostra interiore logicità non può permetterci la follia del Matto. I Misteri, proprio per questo ci restano oscuri. Ora, chiamo Matto proprio quella figura di uomo libero dalle convenzioni, rapito dalla corrente o fonte di ogni sapienza. Senza discrimini, senza brame o furberie. Libero gioco e libero amore. Amore che costruisce i passi avventati di una possibile riconciliazione con tutte le cose.Come si è ripetuto occorre imparare ad essere creativi, dei pazzi, logici e meditavi. Occorre liberare il gesto, quello capace di ricrear se stesso.Allora potreste forse venire a me, cari signori. Vi invito oggi a capire di cosa parlo quando dico Tarocchi Pensiero. Aprite gli occhi e... Criptato l'ultimo codice: sss... maki-ng sssnS.. is SAMO, vedete...

STOP MAKING SENSE: L'ARTE DI TRASGREDIRE (1.)

The Magician di A. E. Waite

Un mago denominato «pastoforo» (custode dei simboli sacri) apriva la grata al novizio, occogliendolo con un benevolo sorriso. Si rallegrava con lui perché aveva felicemente superato la prima prova, poi lo conduceva attraverso la galleria, spiegandogli le sacre pitture. Sotto ciascuna di esse c'era una lettera e un numero. I ventidue simboli rappresentavano i ventidue primi arcani e costituivano l'alfabeto della scienza occulta, cioè i principî assoluti, le chiavi universali che, applicate con la volontà, divenivano la fonte di ogni sapienza e potere (Schuré)Per il resto verrano: la prova dell'acqua, la prova del fuoco. «Signori!». Qui ciascun matto ha le proprie ragioni.NOTE 1 Qui è bene esplicitare – anche se sicuramente la maggior degli appassionati d'arte già lo sa – che l'artista statunitense Jean-Michel Basquiat soleva firmare i suoi graffiti (realizzati con l'amico Al Diaz) con l'acronimo SAMO, cioè: Same Old shit (sempre la stessa merda). E che inoltre, guadagnandosi da vivere vendendo cartoline, riuscì ad incuriosire proprio Andy Warhol, il quale acquistò giusto un paio delle sue operine... salvo ritrovarselo alla “Factory” di lì a qualche anno. Che ne dite? Bella storia! 2 L'epilogo della dottissima disquisizione tra gli accademici e la Mummia è davvero quanto di più grottesco possa esistere. Infatti all'ennesima domanda imbecille, lo ierofante non ebbe la forza di un'ultima risposta. Infatti «L'egiziano arrossì, chinando il capo». Scrisse poi il redattore e acuto osservatore dell'esperimento: «Mai trionfo fu più completo; mai sconfitta fu così mal subìta. Al punto che non potevo sopportare lo spettacolo della povera Mummia così mortificata. Presi il cappello e, con un rigido inchino, mi congedai». A voi, amici lettori, lascio la briga di giudicare.

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