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Storia degli automi

Creato il 03 giugno 2010 da Mcnab75

Storia degli automi (1)

In Prometeo e la guerra – 1936, ci sarà un nuovo elemento importante sulla scacchiera delle Potenze oramai sull'orlo di una guerra. Dopo gli assemblati di Frankenstein, decisivi per le sorti della Grande Guerra, ecco il turno di qualcuno che penserà bene di appianare certi gap di potenza bellica con degli avanguardistici esperimenti di robotica.

Può quindi essere utile una breve cronistoria – tra l'altro credo poco conosciuta – delle  vere ricerche sugli automi. Ricerche che risalgono a più di duemila anni fa. L'avreste mai detto?

Eccovi la prima parte di questo minispeciale.

Gli automi nell'antichità

Gli automi nel mondo ellenistico erano concepiti come giocattoli, idoli religiosi per impressionare i fedeli o strumenti per dimostrare basilari principi scientifici, come quelli costruiti da Ctesibio, Filone di Bisanzio (III secolo a.C.) ed Erone di Alessandria (I secolo). Quando gli scritti di Erone su idraulica, pneumatica e meccanica, conservati a opera degli arabi e dei bizantini, furono tradotti in latino nel Cinquecento e in italiano, i lettori iniziarono a ricostruire le sue macchine, tra cui sifoni, un idrante, un organo idraulico, l'eolipila e, appunto, gli automi, sulla cui costruzione Erone aveva scritto uno dei suoi trattati di maggior successo, Automata, in cui egli illustra teatrini automatici dotati di moto autonomo, rettilineo o circolare, per tutta la durata dello spettacolo.

Si conosce l'esistenza di complessi dispositivi meccanici nella Grecia antica, benché l'unico esemplare sopravvissuto sia la Macchina di Anticitera. In origine si pensava provenisse da Rodi, dove sembra esistesse una tradizione di ingegneria meccanica.



(ricostruzione della Macchina di Anticitera)

Informazioni ricavate da recenti esami del frammento indicano che potrebbe essere proveniente dalle colonie di Corinto in Sicilia, il che indicherebbe una connessione con Archimede.

Vi sono inoltre esempi dal mito: Dedalo utilizzò l'argento vivo per installare una voce nelle sue statue. Efesto creò automi per il suo laboratorio: Talo, un uomo artificiale di bronzo e, secondo Esiodo, la donna Pandora.

Nell'VIII secolo l'alchimista islamico Giabir ibn Hayyan inseriva nel suo trattato Il libro delle pietre delle ricette per costruire serpenti, scorpioni ed esseri umani artificiali che fossero soggetti al controllo del loro creatore. Nell'827 il califfo al-Mamun aveva un albero d'argento e oro nel suo palazzo a Baghdad, che aveva le caratteristiche di una macchina automatica: c'erano uccelli di metallo che cantavano automaticamente sui rami oscillanti di quest'albero costruito da inventori e ingegneri islamici del tempo. Il califfo abbaside al-Muktadir possedeva a sua volta un albero dorato nel suo palazzo di Baghdad nel 915, con uccelli che battevano le ali e cantavano. Nel IX secolo i fratelli Banū Mūsā inventarono un flautista automatico che sembra essere stato la prima macchina programmabile, e che descrissero nel loro Libro dei dispositivi ingegnosi.

Tra gli altri esempi notevoli di automi vi è la colomba di Archita, mezionata da Aulo Gellio. Analoghi resoconti cinesi di automi volanti si trovano negli scritti del V secolo del filosofo moista Mozi e del suo contemporaneo Lu Ban, che costruì uccelli artificiali in legno che potevano effettivamente volare, secondo quanto riportato da Han Fei e in altri testi.


 


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