Di questo nuovo cibo dobbiamo ringraziare Cristoforo Colombo che, al ritorno dal primo viaggio nel Nuovo Continente, portò con se alcuni semi di una pianta chiamata mahiz (grani d’oro, dal nome indigeno deriva anche il nome botanico della pianta, Zea mays). Alcuni reperti paleobotanici hanno permesso di stabilire che il mais veniva coltivato da almeno 3000 anni in varietà simili a quelle contemporanee ed era sicuramente conosciuto da Maya e Aztechi.Le prime coltivazioni si diffusero in Europa trent’anni dopo la scoperta dell’America, in Andalusia introdotte dagli Arabi che lo impiegavano come foraggio; verso il 1520 la coltivazione si diffonde in Portogallo, di seguito in Francia e nell’Italia del Nord. Tra il 1530 ed il 1540 arriva a Venezia. Inizialmente veniva coltivato a scopo di studio in orti e giardini di appassionati botanici, ma la prima regione italiana a coltivarlo in campi veri e propri fu il Veneto, dove venne introdotto prima del 1550, secondo quanto afferma Ramusio, storiografo e geografo al servizio della Serenissima.Dal Veneto, il mais si diffuse in Friuli, dove la sua presenza e’ documentata dal 1580, quindi nel bergamasco. A Milano, una grida del 1649 dispone l’apertura del mercato alla vendita del mais per contrastare la penuria di altri grani.Da qui ha proseguito verso l’attuale Ungheria del Sud e la penisola Balcanica.I veneziani lo trasportarono nel vicino oriente durante i loro viaggi, mentre gli spagnoli contribuirono alla diffusione del bacino del Mediterraneo ed in Asia ; i portoghesi lo introdussero in Africa.Il mais venne chiamato grano turco per indicare la sua origine straniera, infatti con il termine turco nel XVI secolo si identificava tutto ciò che aveva origini coloniali.In Piemonte si diffuse a metà del ‘700 e da subito andò ad occupare un posto di rilievo nella cucina locale.
cottura della polenta sul "spolert"
Dopo aver incuriosito i raffinati palati del signori dell’epoca, la polenta fu presto bandita e divenne il cibo della dieta delle classi meno abbienti. All’inizio dell’Ottocento, periodo di guerre e carestie, fu il piatto più consumato dai contadini, spesso del tutto scondito, perché costava meno del pane e riempiva la pancia. Ma era un cibo povero carente in principi nutritivi, soprattutto di vitamine e fu la causa del diffondersi della pellagra, che divenne in breve una piaga sociale. Tale patologia comparve per la prima volta in una monografia italiana del 1771 che ne descriveva la diffusione proprio fra i mezzadri che vivevano di polenta. (web)Gialla,morbida,fumante è rimasta a lungo l'unico sostentamento per la Val Torre ed altre zone montane e della pianura dell'Italia settentrionale.Oggi rappresenta una specialità gastronomica ricercata.La polenta-Argia Bonaccorsi
Di sua abitudine
l’aveva lasciata cadere
il nonno,
su la rozza tavola di legno tarmito
bella tonda
gialla e fumante
innanzi a occhi allibiti
dei bambini
che dall’ansia di prenderla
stringevano la tavola.
si sente nell’ aria un odore,
un odore
di quel tondo oro,
la crosta, la crosta è mia
ripetevano in coro i bambini
la massaia lesta raschia di mestolo
il paiolo di rame
simile a un rito .
La crosta, la crosta
un tozzo anche al nonno
la ciucciavano come fosse croccante
la salsiccia fioriva
nel mezzo alla palla gialla.
Il nonno aveva posato
il trepiedi sui carboni ardenti
polenta gialla sul tagliere
spago per tagliarla
per la festa di polenta.