La scrittura nasce nella notte dei tempi.
Nel periodo del Paleolitico Superiore (dai 35.000 ai 10.000 anni fa) l’Homo Sapiens iniziò a realizzare i primi pittogrammiall’interno delle caverne in cui dimorava. Si tratta di disegni che rappresentano animali, oggetti, uomini, probabilmente con un valore religioso. Le grotte di Altamira, in Spagna, sono famosissimi esempi di arte rupestre. Con il passare del tempo l’uomo cominciò a creare disegni più stilizzati, con significato decorativo e anche simbolico (croci, cerchi, croci inscritte nei cerchi, ecc.).
Nel IV-V millennio a.C. compaiono le prime forme di scrittura vera e propria; le civiltà che abitarono nella Mesopotamia hanno lasciato moltissime tavolette cuneiformi ed è grazie a questi reperti che possiamo conoscere la storia dei sumeri, degli assiri, dei babilonesi e dei persiani. Le prime tavolette cuneiformi di cui abbiamo notizia sono quelle di Uruk, città in cui vennero ritrovate, risalenti alla seconda metà del IV millennio a.C., periodo in cui i sumeri cominciarono a fondare le loro città-stato. La scrittura serviva per documentare e per tenere un appunto dei raccolti, delle proprietà e del patrimonio.
La scrittura dei sumeri si è evoluta nel tempo. Inizialmente era pittograficae ideograficaed erano necessari molti segni, circa 2000. Si scriveva verticalmente, da destra a sinistra. Col passare del tempo, però, i segni si ridussero, fino ad arrivare a 300. Alcuni segni, altresì, acquistarono un significato fonetico ed il principio su cui si basava quella scrittura era abbastanza somigliante a quello dei rebus: due segni venivano rappresentati vicini perché si dovevano unire insieme i suonidelle parole che rappresentavano per ottenere un altro termine. Si passò a scrivere orizzontalmente da sinistra a destra, come facciamo noi, per evitare di danneggiare i segni appena tracciati.
Le tavolette per la scrittura si ottenevano mescolando acqua e argilla e lo scriba su questo composto morbido poteva agevolmente imprimere i segni con uno stilo di canna appuntito. Si scriveva sul recto, sul verso e a volte anche sui lati della tavoletta; poi si metteva la tavoletta a seccareal sole, o dentro un forno. In questo modo i segni tracciati hanno resistito al passare dei secoli e sono arrivati fino ai giorni nostri. A volte sono state ritrovate perfino intere “biblioteche” formate da grandissime quantità di tavolette. Si scrisse sulle tavolette di argilla per circa 3000 anni.
Proprio a causa dei materiali usati per la scrittura (una canna appuntita che imprime i segni sull’argilla), i segni si fecero sempre più tratteggiatie assunsero la tipica forma ‘a cuneo‘, somigliante a tanti ‘chiodini’. Questa scrittura si fece sempre più elegante e raffinata possedendo segni per rappresentare articoli, dittonghi, sillabe aperte e chiuse, vocali isolate, ecc.
La scrittura cuneiforme ebbe molto successo e grande diffusione diventando una scrittura internazionale: oltre che in Mesopotamia, era conosciuta anche in Persia e in Armenia. Il declino del cuneiforme si ebbe a partire dall’VIII secolo a.C., quando cominciò a diffondersi l’aramaico.
La scrittura cuneiforme è molto difficileda comprendere e solo nell’Ottocento Henri Rawlinson riuscì a decifrare la Roccia di Behistun: questa roccia racconta le imprese di re Dario in tre lingue: persiano, elamita e accadico.