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Storia di Acephie /"Teorie su equità e giustizia sociale" (Franco Angeli-editore)/ Note di lavoro (7)

Creato il 27 settembre 2012 da Marianna06

Arbitrio e violenza/ Sul banco degli imputati economia- politica  e anche le credenze ancestrali secondo Paul Farmer, medico e antropologo.

 

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La famiglia di Acephie ,una  giovanissima e piacente haitiana, che appartiene al famoso popolo delle”acque”, quello che è soltanto  un misero insediamento di profughi,in una zona impervia dell’isola, è molto povera e vive(siamo negli anni ’80 in un’Haiti  oltre che povera anche e sopratutto violenta) un contesto di degrado ambientale e sociale.

Tutto questo perché il villaggio in cui la famiglia stava prima, a causa della costruzione di una diga,un progetto degli Usa fatto solo a tavolino, senza tenere conto della gente, era stato allagato e la popolazione ,affamata, costretta ad andare ad abitare(si fa per dire) altrove.

Un giorno, che la ragazza accompagna a piedi la madre al mercato s’imbatte, come accade spesso in quei luoghi, in una pattuglia di soldati del posto che, approfittando della loro posizione( i militari hanno una paga) e della superiorità numerica, la canzonano.

E tra questi c’è il capitano Jacques Honorat, che s’innamora della bella fanciulla e le chiede all’istante,dopo avere fatto sesso con lei, pur già sposato, di andare a vivere con lui.

Acephie accetta subito e anche  la famiglia sua, e la gente del villaggio in cui vive, trova la storia più che normale.

Quando si è poveri non sempre si fanno i grandi distinguo e non si ragiona del sesso degli angeli.

Il capitano, però, è  più anziano, e di parecchio, rispetto ad Acephie.

 Un bel giorno  si ammala e, pertanto, decide di fare ritorno dalla sua legittima moglie.

Acephie, abbandonata,per cercare di sopravvivere e vincere i morsi della fame e quanto ad essi ne consegue in termini di disagio, si mette alla ricerca di un lavoro di domestica nella capitale dell’isola e, in effetti, lo trova a Port au Prince presso una famiglia facoltosa della città

Ma a Port au Prince Acephie non impiega molto a conoscere un giovane ,che proviene anch’egli da Kay, il suo stesso villaggio,quello appunto del “popolo delle acque”.

Blanco è il nome del giovane, che fa progetti matrimoniali con Acephie e le chiede  a breve di sposarlo.

Quando, però, Acephie gli comunica  di essere rimasta incinta e di aspettare un bambino, Blanco si tira indietro, anzi scompare.

E la padrona di Acephie pensa bene, anch’ella, di licenziarla in quanto è sconveniente avere in casa, per gli ospiti, la vista di una cameriera col pancione.

E così Acephie è di nuovo sulla strada.

Attende un figlio e in contemporanea scopre di essere ammalata di Aids.

La poveretta o sciagurata (fate voi!) ritorna al  villaggio da dove era partita e, dopo aver dato alla luce una bambina, trascina la propria esistenza in maniera penosa.

La gente del villaggio dice di lei che è vittima della stregoneria.

Ed è un classico per quei contesti.

Qualche tempo dopo, divenuta ormai una larva umana,Acephie muore.

Il padre di Acephie non regge al dolore  e si toglie inaspettatamente la vita.

Quanto all’Aids Acephie però non è l’unica vittima.

C’è senz’altro per primo il capitano Honorat, il suo untore; la moglie di lui e due suoi figli; c’è forse Blanco.

E certamente tanti altri tra soldati, giovani donne e adolescenti maschi e femmine indifferentemente.

Ora la domanda è : se Acephie avesse avuto risorse economiche, se i “profughi delle acque” avessero avuto più soldi, se Acephie avesse avuto più istruzione (all’epoca frequentava a mala pena le elementari ancora), se ci fosse stata in tutti una dose maggiore di autostima e di capacità pratiche e sopratutto di autodeterminazione, sarebbe accaduto  tutto quanto è  poi accaduto nei fatti?

Risposta non c’è. O almeno no, semplicisticamente parlando.

Quello accaduto ad Haiti può verificarsi  e  di fatto si verifica anche ad Harlem, nella promiscuità incontrollata delle megalopoli africane, asiatiche o latino -americane o nelle periferie degradate delle nostre città europee.

E le dinamiche riscontrate, con pochissime varianti, sono quasi sempre più o meno le stesse della storia di Acephie.

Garantire certi diritti umani significa allora, specie sul piano della ricerca sociale, abbattere l’idea che, ciò che è dato , è naturale.

E non è né semplice, né facile.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

9788820401078g


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