Al buio e in silenzio.
Artemidoro amava starsene così, al buio e in silenzio, prima di ogni spettacolo. Era sempre stato una persona di compagnia, allegro e spensierato ad ogni suo spettacolo, ma non poteva sopportare le luci dei riflettori nei suoi occhi. Riusciva a stare sull’occhio del ciclone, fra gli applausi dei bambini e le risate degli adulti, solo per pochi minuti. Poi… Poi spariva nel buio del suo camerino, in compagnia dei suoi ricordi e delle sue malinconie.
Accese le luci dell'ampia specchiera. Il bagliore segnava distintamente le occhiaie e le ombre del suo volto, appesantito non dall’età matura, ma dal dolore di una vita: la sua vita. In lontananza poteva sentire le risate e il parlottare dei bambini, quegli stessi bambini che di lì a poco avrebbe fatto ridere di gioia.
Accennò un lieve sorriso che subito si spense. Prese la tavolozza dei colori e inizio a dipingersi il volto di un bianco candido, latteo, capace di coprire la sua età, le sue rughe e il suo dolore. Proseguì con una matita e disegnò con mano incerta la riga rossa del sorriso sul suo volto stanco. Sì colorò le labbra e il contorno della bocca di un rosso vermiglio intenso e coprente, poi prese la matita color blu e colorò i suoi occhi di cielo, quel cielo che amava guardare col naso all’insù nei caldi pomeriggi estivi. Si guardò a lungo allo specchio, il suo amico specchio, il forziere di tanti inconfessabili pensieri, quello specchio dal quale quella sera avrebbe voluto farsi abbracciare come solo i bambini possono essere abbracciati. Quella sera il suo amico specchio lo tradì perché gli restituì l’immagine di un uomo stanco incapace di trattenere le copiose lacrime che gli scendevano sul volto come fiumi in piena.
Guardò l’orologio. Era quasi giunto il suo momento.
Indossò i calzoni a righe gialle e verdi, un bel camicione rosso e la cravatta blu della festa. Mancava… Mancava una sola cosa: una grande margherita di pannolenci sul taschino! Ecco, adesso era davvero pronto. “C’est parfait!” Si fece trasportare dalla musica del momento e finì sul palcoscenico, fra le risate e gli applausi dei bambini. Il resto non importava. Riuscì per un attimo a estraniarsi da se stesso e a pensare solo a quei bambini che dovevano sorridere, divertirsi, sprizzare allegria. Qualche scherzo, qualche inciampo, qualche piroetta e tutto finì. Calò il sipario e si spensero le luci sulla sua lunga vita. Era il suo ultimo spettacolo quello, lo spettacolo di un clown… No, meglio: lo spettacolo del clown Artemidoro.
Si sfilò il naso rosso, si tolse la parrucca e tornò a passi lenti sulla sua carovana per essere di nuovo, e per sempre, quello che in fondo era sempre stato: solo. Solo con se stesso.
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