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Storia di La Repubblica XL vista da me

Creato il 09 ottobre 2013 da Rory

Storia di La Repubblica XL vista da me

Probabilmente chi mi legge da un po’ o passa di qui e mi conosce già, sa che XL, rivista musicale del quotidiano Repubblica, è una delle mie riviste preferite. Non solo, perché ho sempre sognato di lavorarci.

Dovete sapere che ho scoperto XL in un momento cruciale della mia vita, o meglio, lui è “nato” in questo momento cruciale. Avevo 19 anni, ero al primo anno di un’università che avevo scelto andando ad esclusione, quasi a caso, perché non potendo fare quello che desideravo davvero, avevo ripiegato su una facoltà che infondo non mi interessava troppo. Il vero problema è che non sapevo bene che cosa fare. Sapevo che avrei fatto un lavoro collegato alla musica ma non sapevo bene a quale suo ambito. All’epoca cantavo, avevo una band e ovviamente sognavo di poter fare successo e di mandare affanculo la mia città, la mia famiglia, i libri, tutto, in puro stile punk.

Questa rivista parlava di musica ma anche di arte, in particolare di street art e contemporanea, roba relegata più che altro a riviste di settore, che difficilmente potevano finire in mano a una ragazzetta di 19 anni, nulla di troppo “main” insomma. Eh si, perché lo sappiamo, il mainstream sarà pure telefonato ma tante volte senza di esso non avremmo scoperto realtà stupende, è inutile negarlo. Così iniziai a leggere XL, anche prima di capire che volevo diventare una giornalista. Anzi, probabilmente è stato anche grazia a XL, ai pezzi alternativi Marco Philopat, gli editoriali un po’ retrò di Luca Valtorta, ai deliri di La Bestia, che ho capito che desideravo occuparmi di musica dal punto di vista giornalistico.

Negli anni, ho continuato sempre a comprare XL e a sognare di lavorarci. Anche se poi è arrivata la crisi e di lavoro non se ne parla quasi mai, anche se io ci avrei lavorato anche gratis, non mi fa onore ma non lo nego. Poi, negli ultimi tempi, si è iniziato a vociferare che la rivista avrebbe chiuso a causa dei problemi del gruppo editoriale. Le voci sono poi diventate praticamente una certezza e quindi addio, goodbye XL, ciao a tutti.

La cosa più triste è che ho letto commenti di persone che conosco, anche che lavorano nel giornalismo, che gioivano per questa chiusura. Allora va bene che una rivista, un giornale, può non piacerti per vari motivi, perché fa marchette, perché oramai pubblicizza pure gli ombretti che costano 50 euro, perché ci scrivono persone incompetenti ma essere allegri perché chiude è sempre brutto, perché è una sconfitta, per chi ci lavora, per chi crede di superare la crisi, per gli altri giornalisti, per tutti. Personalmente non leggo “il Giornale” (e mi fa anche schifo) ma se chiudesse sarei triste, perché ci sarebbero tanti disoccupati e sarebbe un altro duro colpo per il mondo dell’editoria.

Sicuramente XL negli anni era peggiorato, non era più quello di una volta, certamente si era pure un po’ sputtanato pubblicizzando fino allo stremo band e anche rapper orridi ma per me la sua chiusura è comunque come la fine di un capitolo della mia vita.



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