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Storia di Marta, in affido a una coppia omosessuale

Creato il 17 novembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
La piccola Marta è stata affidata con successo da sei anni a una coppia omosessuale, per decisione del Tribunale dei Minori.

Photo credit: Glyn Lowe Photoworks / Flickr / CC BY 2.0.

Sta facendo il giro d’Italia la vicenda della piccola Marta (nome di fantasia), che è stata data in affido a una coppia omosessuale. La vicenda in realtà è più complessa del semplice dato da constatare, ma dimostra come, anche nella piccolezza dei cambiamenti civili in Italia, le belle storie di cambiamento possano far presagire a un salto ulteriore nel riconoscimento di diritti che in altri paesi sono prassi. Marta era stata tolta all’affido della sua famiglia quasi sei anni fa: il motivo era nel fatto che la famiglia della piccola Marta non era in grado, secondo i giudici, di occuparsi della piccola. Così il Tribunale dei Minori e gli assistenti sociali hanno cercato una famiglia (o una o persona) adeguata alla quale affidare Marta. E l’hanno trovata nella vicina di casa Paola (anche questo un nome di fantasia), che già si occupava da tempo della piccola come baby sitter durante le frequenti assenze dei genitori. Paola non ha avuto alcun dubbio se accettare o meno l’affido, ma al momento della pratica, ha tenuto a specificare come lei avesse una relazione stabile con una donna, con la quale conviveva da tempo. Il Tribunale non ha creduto di avere motivi per negare l’affido in base a questo dato e quindi ha dato il via libera alla pratica. A sei anni di distanza, si può accertare come la decisione del tribunale sia stata corretta, dato che Marta vive senza nessun problema con la sua nuova “famiglia” e riesce anche ad intrattenere qualche rapporto con la madre naturale, che potrà riottenere l’affido della figlia nel momento in cui riuscirà a dimostrare di poterla mantenere e di potersi occupare di lei (si tratta del cosiddetto affido reversibile). La famiglia naturale non è però, al momento, in grado di seguire la figlia e quindi l’affido proseguirà. Si potrebbe semplicemente parlare di una bella storia, a lieto fine, ma va considerato che in Italia, di fronte alla chiusura a volte incomprensibile dello Stato di fronte ai diritti civili, con forse troppa attenzione al sesso delle persone rispetto alle loro effettive qualità, una decisione giuridica di questo genere non potrà che dare fiato alle giuste pretese di chi, con una situazione di convivenza stabile, a prescindere dal sesso di entrambi, voglia esercitare diritti come quello di affido.


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