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storia di natale (seconda parte)

Da 6cuorieunacasetta

storia di natale (seconda parte)

Quella mattina di dicembre faceva  davvero freddo a Verona, in Italia.  Grosse nuvole minacciose fluttuavano nel cielo grigio. "Con questo gelo forse oggi pomeriggio nevicherà" pensò Giacomo, immaginando l'enorme pupazzo di neve che lui e i suoi fratelli avrebbero fatto in giardino. Era seduto sul sedile posteriore della macchina di papà e stava andando a scuola. Lungo la strada, alberi sfavillanti di lucine colorate preannunciavano l'arrivo del Natale.

Arrivato a scuola, Giacomo sbirciò nello zaino che cosa la mamma gli aveva preparato per la merenda… Ehi! La mamma gli aveva fatto uno scherzo! C'erano dodici ciabattine numerate, dal 7 al 18. Molto confuso provò a dare una leccatina alla numero 7. Bleah! Che schifo, era di stoffa! Allora l’ aprì e vi trovò un dolcetto e una tessera di puzzle."Ne dai una anche a me?" chiese gentilmente Lara, la sua compagna di banco. Lara aprì la ciabattina numero 8 che, oltre al dolcetto e alla tessera del puzzle conteneva un biglietto: "Se tutti insieme ci consideriamo un unico pianeta, arriveremo uniti e forti alla stessa meta." I due bimbi si guardarono perplessi. "Certo che la tua mamma è strana" osservò pensosa Lara.
Anche alla maestra Bertilla quella mattina era accaduta una cosa misteriosa. Uscendo di casa per recarsi a scuola, nella cassetta della posta aveva trovato un grande foglio piegato. Era sicura di aver già ritirato la posta il giorno prima... quindi chi l’aveva messo? Lo dispiegò e vide che si trattava di un cartellone raffigurante il mondo, con incollate delle tessere di puzzle e una strana storia, priva di finale e scritta a lettere d’oro, che raccontava di un piccolo lappone. Era un cartellone molto bello e decise di portarlo con sé per appenderlo in aula.
La classe era in gran fermento. Lara sventagliava un bigliettino in una mano e nell'altra una tessera del puzzle simile a quelle incollate al cartellone che la maestra Bertilla recava con sé. Anche Giacomo, che stava ancora leccandosi i baffi per il delizioso dolcetto trovato, teneva in mano un'uguale tessera. Sul suo banco campeggiava un mucchietto di ciabattine multicolori.La maestra Bertilla, che insegnava da molti anni, capì che cosa doveva fare. Affisse al muro il cartellone e fece distribuire una ciabattina a ogni bambino. "Si tratta di un messaggio importante- spiegò ai suoi alunni di terza B -vediamo un po' di capirci qualcosa".
Ogni scolaro aprì la sua ciabattina. Ognuna conteneva un dolcetto e una tessera di puzzle, così ogni bambino poté incollare il proprio pezzetto sul cartellone.Leonardo aveva trovato anche un foglietto che recava scritto un altro pensiero:"Se scomponiamo quest'unico pianeta in tutti i suoi elementi, ci rendiamo conto che sono molto differenti"."Chi sa dire che cosa potrebbe significare?" chiese la maestra Bertilla, guardando sorridendo il faccino curioso dei suoi alunni.
Sofia nella sua ciabattina aveva trovato anche quattro fagioli, uno nero, uno giallo, uno verde e uno marrone. "Beh i miei fagioli sono quattro fagioli di tipo diverso, eppure restano fagioli, uguali e diversi allo stesso tempo... quindi... "Quindi - la interruppe Orlando, che voleva assolutamente dire la sua- significa che tutti noi siamo diversi, per aspetto, pensieri, emozioni"... "Possiamo essere diversi anche per Paese, cultura e religione - continuò Sofia - ma in fondo siamo uguali e dobbiamo tenderci la mano". La maestra Bertilla sorrise e guardò oltre i vetri della finestra. Fuori cominciava a nevicare.
   Magali, nel ritornare da scuola, passò dalla spiaggia e si sedette all'ombra di una palma, godendosi la vista dell'Oceano Atlantico che luccicava sotto il sole cocente. "Sembra che anche l'oceano si sia adornato con lucine di Natale" pensò. Teneva in mano il lavoretto natalizio che aveva preparato a scuola: un alberello addobbato a festa e spruzzato di farina bianca.
"Come mi piacerebbe vedere la neve!" sospirò. Ma non c'era nessuna speranza che a Bahia, la città del Brasile in cui viveva, si mettesse un giorno a nevicare. Faceva caldo tutto l'anno.
Vicino a lei si sedette una vecchina. Magali la conosceva bene. Era la vecchina che ogni giorno percorreva in lungo e in largo l'immensa spiaggia di sabbia bianca per vendere le nuvole di zucchero filato rosa sigillate in buste di plastica trasparente, che teneva insieme in un gran mazzo. Sembravano palloncini pronti a spiccare il volo.
"Magali, ho qualcosa per te" disse, e le lasciò cadere in grembo un fagotto. Magali lo aprì. Dentro c'erano sei ciabattine colorate. "Per te e i tuoi fratelli" continuò la vecchina e si allontanò con passo dondolante.
La bambina aprì una ciabattina, dentro vi trovò la tessera di un puzzle, un dolcetto e un biglietto: "La paura è vinta dalla conoscenza se la usi con grande intelligenza". Aveva bisogno dei suoi fratelli! Raccolse il fagotto, i libri  di scuola, il lavoretto di Natale e corse a casa.
A casa trovò tutti e cinque i suoi fratelli riuniti intorno al tavolo della cucina, intenti ad ammirare un bellissimo cartellone che raffigurava un mondo e tanti bambini di ogni colore che si tenevano per mano.
"L’ha portato la vecchina dello zucchero filato!" esclamò Francisco, il più piccolo dei suoi fratelli.  Magali consegnò a ognuno di loro una ciabattina.
Francisco nel suo trovò un semino rosso, con un biglietto: "Sai tu dire se questa è una bacca velenosa, un semplice seme o una cosa prodigiosa? Quando qualcosa non sai, comincia a cercare e dubbi più non avrai".
"Che cosa significa?" domandò Marlucia, una delle sorelline.
"Molto facile, - rispose Edi, il fratello maggiore - se non conosci nulla tutto fa paura, anche le cose semplici, anche le cose solo un po' diverse da quelle che ci stanno intorno".
La vecchina era apparsa sulla soglia di casa e li guardava sorridente: "Il messaggio di questa lunga storia è dunque questo: se voi bambini vi tendete la mano, cercate di essere uniti e cercate di conoscere e apprezzare le vostre diversità invece di temerle e disprezzarle, farete un gran bene a tutto il mondo. Noi adulti abbiamo combinato grossi pasticci, forse voi riuscirete a costruire un futuro migliore!”.

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