Storia di Nathalie / Il mappamondo

Creato il 06 gennaio 2013 da Marianna06

Ndim è un grosso e modestissimo villaggio rurale della Repubblica Centrafricana in cui vive Nathalie,una bambina di appena otto anni, la sua mamma,che è casalinga, il suo papà, che fa mille mestieri e si arrangia sempre come può e, ancora, i suoi due fratellini più piccoli, i gemelli ,Cesar e Remo,che di anni però ne hanno solo quattro .

Nathalie nei giorni delle festività natalizie con la sua mamma e i fratellini si è recata molto spesso, macinando parecchi chilometri nella polvere, alla missione cattolica della vicina città per partecipare alle funzioni. Ed era felicissima quando padre Jacques, chiamandola per nome, la indicava e la sceglieva per cantare nel coro oppure per farle indossare la veste rossa da chierichetta.

Poco prima della ricorrenza dell’Epifania il missionario, una mattina, dopo la Santa Messa, aveva pensato  bene  di radunare i bambini per mostrare loro delle diapositive che raccontassero dell’Europa,della sua cultura e delle sue tradizioni e , soprattutto,delle capitali europee.

Perché conoscessero il resto del mondo e le sue bellezze.

Quasi una lezione di geografia.

E Nathalie amava molto quei momenti,anche se erano piuttosto rari, in quanto le consentivano, sulla via del ritorno o di notte, nel suo lettino, di poter fantasticare di quando, da grande, sarebbe anche lei andata in giro per il mondo a conoscere altra gente e altre realtà da quelle consuete del suo villaggio, che pure amava.

Tra le tante immagini che i bambini radunati stavano visionando  c’è quel giorno, guarda caso, anche quella di Roma, dei suoi straordinari monumenti e della festa della Befana in piazza Navona.

Tantissimi bambini allegri e festosi, palloncini colorati, zucchero filato ,dolciumi a iosa, musica, girotondi e balli assieme a questa “singolare “ vecchina piuttosto brutterella, che orchestrava tutta la sarabanda.

Padre Jacques poi, che a Roma era stato per i suoi studi parecchi anni, con un pizzico di nostalgia pensa bene  di arricchire di particolari personali il racconto dell’immagine e Nathalie comincia, già da quel momento, a sognare ad occhi aperti.

Ma cosa sogna Nathalie?

Una volta Nathalie aveva visto, per caso, su   una vecchia rivista , come quelle che i missionari di solito consentivano ai bambini di utilizzare per ritagliare e fare dei collage, una bambina bianca  che, nella sua raffinata cameretta di un condominio di città,sulla scrivania, aveva tutto per sé un bellissimo mappamondo, che poteva, all’occasione, anche illuminarsi.

Nathalie aveva strappato e portato via quella pagina quasi come una ladra e ogni tanto, a casa sua,la riguardava.

Un giorno ne aveva parlato anche con la sua mamma e aveva espresso timidamente il desiderio di poter possedere magari un mappamondo così anche lei.

Anche se poi quanto a illuminazione c’era poco da sperare per i “globi illuminati”, perché al villaggio la corrente mancava spesso e volentieri e di sera tutte le faccende si compivano esclusivamente a lume di candela.Anche i compiti per la maestra Jeanine.

Ma adesso veniamo a noi e a quell’oggi di qualche anno fa.

Nathalie sa ormai (l’ha visto e l’ha confermato padre Jacques) che la notte della Befana i bambini bianchi ed europei ricevono doni, specie se sono stati buoni.

E anche a lei, a Nathalie che però ha la pelle d’ebano, piacerebbe, e proprio tanto, riceverne uno.

Magari, per esempio, l’agognato “mappamondo” per poter fare in segreto i suoi fantastici viaggi,tutte le volte che vuole, facendo roteare la sfera con la piccola mano e puntando il dito sul nome della città desiderata.

S’addormenta comunque fantasticando mondi lontani e il suo sonno è piuttosto profondo come quello, appunto, dei bambini “buoni”, che di giorno hanno tanto giocato sotto il sole cocente fino a sfinirsi e che, tutto sommato, hanno compiuto anche i loro doveri, ubbidendo ai genitori.

E cosa accade, secondo voi, al suo risveglio la mattina  di quel 6 gennaio?

In terra, accanto al suo lettino, c’è un piccolo mappamondo,dell’altezza di non più di quindici centimetri. Forse.

 Sapete di quelli che, rovesciandoli, hanno alla base anche un temperamatite per i pastelli(beati chi ce l’ha  i pastelli a Ndim !!!)) come quelli dei nostri tempi E  cioè tanti anni fa.

E poi, ancora, una scatola di gessetti colorati per disegnare dappertutto(anche senza carta), e  con tanta fantasia, ogni cosa che potesse venirle in mente.

Mamma Befana, la “sua” mamma, la mamma di Nathalie, aveva rotto, infatti, il salvadanaio di creta che era in dispensa e aveva cercato di compiere, a suo modo, un piccolo  “miracolo”per la sua bambina senza fare mancare le caramelle a liquirizia ai due monelli di Cesar e Remo,di cui si sapeva che erano particolarmente ghiotti e le cui bucce avevano invaso già tutta l’unica stanza della casa in un breve lasso di tempo.

Quello che io ricordo, oggi, sono gli occhi brillanti di Nathalie e quelli con i “lucciconi” della sua mamma.

Buona Befana a tutti !

  

   di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 


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