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Storia di un eroe misconosciuto e di un noto rompicoglioni
Creato il 18 agosto 2013 da AstorbrescianiPer un attimo, la mattina del 27 maggio 1859, Giuseppe Bianchi detto “Zufranèll” temette che il cuore gli schizzasse fuori dal petto da quanto batteva forte. Il suo datore di lavoro gli aveva chiesto di fare una cosa che avrebbe voluto salire sui tetti per gridarla all’intera città. Purtroppo, gli aveva anche imposto di non parlarne a nessuno. Per uno come lui, irrequieto e mobile come l’uccello sulla frasca, la richiesta di Annibale Cressoni era un premio più che un’incombenza carica di rischi. Da tempo aspettava un’occasione così ghiotta. Gli avrebbe portato l’acqua con gli orecchi, figuriamoci se poteva dire di no.
Giuseppe Bianchi aveva appena compiuto quindici anni e da poco meno di due lavorava come garzone presso la bottega di Annibale Cressoni, libraio e fondatore dell’unico giornale di Como – Il Corriere del Lario– del quale era editore, direttore, redattore, cronista e correttore di bozze. Questo Cressoni era un uomo che sapeva farsi voler bene, un vero patriota che nel 1848 era sceso in piazza per scacciare gli odiati austriaci e che, pur continuando a cullare sogni insurrezionali, si occupava dei problemi degli operai ed elargiva sussidi alle madri lattanti povere. Era un idealista con il cuore in mano.
Quella mattina era eccitato come non mai e contagiò il suo giovane collaboratore, la cui indole era suggerita dallo strano soprannome che il nonno paterno gli aveva affibbiato fin dalla più tenera età. Si poteva credere che “Zufranèll”, cioè zolfanello, rimarcasse che fosse alto e magro e con la testa grossa, simile alla capocchia di uno spillo o di un fiammifero, per l’appunto. Tutto vero. In più, Giuseppe era un ragazzo che si accendeva facilmente, come un fiammifero al fosforo bianco. Bastava una parola di troppo o l’invito ad agire per sfregarlo e provocarne la combustione.
«Sta arrivando Garibaldi!» annunciò il Cressoni.
«Ne siete certo?»
«Certissimo! Ieri i suoi intrepidi Cacciatori delle Alpi hanno liberato Varese e si apprestano a marciare su Como.»
«E gli austriaci?»
«È dall’alba che la guarnigione cittadina è in fermento. La brigata Rupprecht è rientrata a Como sconfitta ma oggi quel diavolo di Von Urban non lascerà nulla d’intentato per riscattarsi e fermare Garibaldi.»
«Avete in animo di scriverne sul giornale?»
«Indubbiamente!»
«Lo sapete che vi è proibito stampare notizie di guerra! Come pensate di farla in barba ai tedeschi?»
«Garibaldi sta per fare la barba e i capelli ai tedeschi!»
«Che avete in mente, dunque?»
«Penso che Garibaldi e i suoi prodi prenderanno la via a sud, quella che passa da Malnate, Binago e Olgiate. È probabile che il diavolo ingaggi la battaglia dalle parti di Lucino, dove intendo recarmi in prima persona per assistere alla pugna e redigerne la cronaca. C’è una seconda possibilità, però. Garibaldi potrebbe decidere di prendere la via a nord per Uggiate e passare da Parè e Cavallasca. In questo caso, lo scontro potrebbe avvenire sulle colline. Te la senti di risalire a piedi la strada del ponte Molinello e appostarti in cima alla Valfresca, nella selva di Vergosa?»
«Se me la sento? Contate su di me!» rispose Zufranèll.
«Figliolo, questo non è un gioco» lo ammonì il Cressoni. «Ti affido una missione molto pericolosa. Conto su di te ma stai in campana e limitati a osservare i fatti. Se avrai la buona sorte di trovarti nel posto giusto al momento giusto dovrai essere i miei occhi e i miei orecchi. Hai capito bene?»
«Ciusca!»
Eccome se aveva capito bene. Con un briciolo di fortuna, avrebbe assistito a una vera battaglia e l’avrebbe raccontata per filo e per segno al Cressoni, che forse avrebbe scritto sul giornale che lui, Giovanni Bianchi detto Zufranèll, era stato testimone oculare dei combattimenti. Perché tanti condizionali? Sentiva che quel giorno sarebbe stato speciale e che al suo ritorno gli amici lo avrebbero osannato come un eroe reduce da un’impresa. Anche le ragazze, perché no, lo avrebbero ammirato con occhi nuovi. Anche la Teresina di Borgovico, che non lo degnava di uno sguardo. (continua)
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