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Storia di una capinera (Verga)

Creato il 17 settembre 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Prima di diventare l'esponente di punta del Verismo, Giovanni Verga (1840-1922) scrisse romanzi e racconti fortemente influenzati dalle precedenti atmosfere romantiche e risorgimentali. In questo clima nacquero le opere meno note dell'autore catanese: Amore e patria (1856), I carbonari della montagna (1862) e Una peccatrice (1866), testi in cui si nota un soggettivismo profondo ed esasperato, che trova una sorta di declinazione filantropico-sociale nel brevissimo romanzo Storia di una capinera, scritto a Firenze nel 1869.
Storia di una capinera (Verga)
La narrazione è condotta in forma epistolare, in una conversazione che, per la mancanza delle lettere di risposta, si configura come un monologo. A scrivere è la giovane Maria, costretta a farsi monaca di clausura per le modeste condizioni economiche della famiglia: è rimasta orfana e il padre si è risposato con una donna da cui ha avuto due figli, e solo la povera Maria è estromessa dalla gioia familiare, pur essendo per carattere una giovane di modeste aspirazioni. Lo spunto dello scambio epistolare viene dal periodo che Maria trascorre lontano dal convento, prima di prendere i voti, a causa della diffusione di un'epidemia di colera che spinge i siciliani ad allontanarsi dalle città per rifugiarsi nelle case di campagna; a Monte Ilice (questo il nome della località in cui si trasferisce), manifesta il suo profondo affetto per i fratellastri Giuditta e Gigi e per la matrigna che, però, non lo ricambiano, ma, soprattutto, incontra il giovane Nino, di cui presto si innamora, scoprendosi da lui ricambiata. Con l'estinguersi dell'epidemia, però, Maria è costretta a tornare in convento e ad avviare il cammino verso la monacazione; poco tempo dopo scopre che Nino ha sposato sua sorella Giuditta. A questo punto le sue lettere, prima costellate di mea culpa e di soffocamento del sentimento che prova per Nino, diventano l'espressione violenta del suo rifiuto di dedicarsi alla vita ritirata di preghiera predisposta per lei: la sua riluttanza, prima mai accennata, anzi, sempre negata, emerge con durezza, in sfoghi emozionali e allucinazioni che diventano sempre più incalzanti e agitati, fino alla follia e alla malattia.

Storia di una capinera (Verga)

Angela Bettis nell'adattamento cinematografico di Franco Zeffirelli (1993)


La vicenda di Maria è ispirata ad alcuni momenti della biografia del poeta e in essa si uniscono i racconti della madre ambientati nel periodo di educazione trascorso presso la badia di Santa Chiara, le esperienze di alcune zie e l'incontro personale di Giovanni Verga con la giovane Rosalia, un'educanda del monastero di San Sebastiano che sarebbe stata il suo primo amore.
In questo romanzo, pubblicato dapprima a puntate nel 1970 sul Corriere delle dame, poi stampato nella rivista di moda La ricamatrice con il titolo di La Capinera, ricosse fin dall'inizio un grande successo di pubblico e segnò l'esordio della nuova narrativa di Verga, improntata, anche se ancora in una forma squisitamente letteraria, ad un'attenta analisi delle problematiche sociali e alle questioni etiche di un tempo di grandi cambiamenti.
C.M.

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