Storia di una casa (#42)

Da Snake788

2007/2008

- 42 -

Tra i pregi di Floria c’era quello di essere riuscita a mettermi a mio agio. Non era una cosa da poco. Di solito con le ragazze appena conosciute sono estremamente logorroico o estremamente silenzioso. Con lei riuscivo a restare nella giusta via di mezzo mascherando tutte le mie timidezze. Nonostante la differenza d’età, tenevo testa egregiamente ai suoi discorsi, perlopiù pieni di frivolezze. Film, serie tv, locali per divertirsi… Niente di difficile per un ragazzo di vent’anni che, nonostante l’introversione acuta, sapeva bene come si stava evolvendo la società là fuori.
In circa mezz’ora, tornammo dalla nostra fugace cena a base di pizza oleosa e patatine iperfritte. Mentre salivamo in ascensore, cercavo di farmi perdonare dal mio stomaco per l’immensa mole di lavoro che gli avevo procurato. Floria, invece, sembrava tranquilla, come se quel genere di cena fosse una delle sue preferite.
Girai la chiave nella porta ed entrai. La mia coinquilina mi seguì ma, appena fummo in casa, prendemmo strade diverse: lei andò in camera sua ed io nella mia.
Quando chiusi la porta alle mie spalle feci un sospiro di sollievo. Mi sentivo come se avessi passato un esame universitario. Il primo giorno di un lungo anno di convivenza era iniziato e, fortunatamente, Floria sembrava una brava ragazza. La mia paura di condividere la casa con persone dalle strambe abitudini si era dissolta. Potevo rilassarmi.
Portai una mano alla tasca per cercare il cellulare. Non trovandolo nella sua consueta posizione mi preoccupai. “Possibile che ho lasciato il cellulare a casa?” pensai. Indagai in giro con un rapido sguardo sui mobili della stanza. “Dove sei?”. Mi sedetti sul letto a pensare all’ultimo posto in cui avessi potuto lasciarlo. “Vediamo… prima di uscire ero… sì!”.
Uscii dalla mia stanza e arrivai di fronte alla porta della camera di Floria. Il vetro satinato emetteva luce, segno che non era ancora andata a dormire. Esitai un attimo, poi bussai.
-   Entra pure! – sentii gridare.
Entrai e vidi la mia coinquilina ancora intenta a piegare vestiti.
-   Scusami Floria… devo aver lasciato il cellul… ah eccolo! -
Quando lo afferrai notai subito le numerosissime chiamate senza risposta impresse sul piccolo schermo del mio Nokia. – Torno di là… – m’affrettai a dire a Floria che continuava indisturbata.

Sbloccai subito il cellulare. Il cuore andò in ansia. Avevo già immaginato chi fosse.
La mia ragazza.
“Cavolo! E ora che le dico?” pensai.
“Nascondile tutto! Non invitarla più a casa tua!” rispose ironicamente la mia coscienza maligna. “Dovrò dirglielo in qualche modo…”, “S’incazzerà…”, “e di brutto anche!”
Dopo tutti i diverbi intellettuali, mi feci coraggio e la chiamai.

-   Pronto… amore! Che fine avevi fatto! – disse.
-   Ehm sì… ero sceso un attimo… -
-   E hai dimenticato il cellulare? Non lo dimentichi mai… – disse sospettosa.
-   Non c’ho pensato… ero con… -
-   CON? -
-   Con… Floria… -
-   Una ragazza? Eri con una ragazza?! -
-   Sì… -
-   Tu mi manderai al manicomio lo sai? Chi è questa tizia? -
-   Mmm come dire… la mia nuova coinquilina… -
Subito dopo ci fu un minuto di silenzio. Come quando un caccia bombardiere sgancia una bomba e attende solo il momento dello scoppio. E lo scoppio arrivò… dal mio telefono uscì un urlo talmente forte che, probabilmente, sentirono anche i vicini.

continua…

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