Come non ricordare la celeberrima espressione di Eduardo de Filippo in “Natale in casa Cupiello”, “Tommasì te piace ‘o presepe?”. Nelle famiglie napoletane non è Natale se non si fa il presepe, artigianale o comprato già finito, purché ci sia. Ma cos’è il presepe e quando nasce questa tradizione?
Il presepe napoletano è una rappresentazione della nascita di Gesù ambientata nella Napoli settecentesca. La prima volta che si parla di presepe è in un documento del 1025 che menziona un presepe nella Chiesa di S. Maria del presepe, appunto. Ma è solo nel XV secolo che si hanno i primi veri e propri scultori di figure. Tra questi sono da ricordare i fratelli Giovanni e Pietro Alemanno che nel 1470 crearono le prime sculture lignee della Natività. Le prime statuine in terracotta furono realizzate nel 1532 con Domenico Impicciati, col Seicento invece si ha il tipico presepe barocco. Le statuine furono sostituite da manichini snodabili di legno, rivestiti di stoffe o di abiti, dapprima a grandezza umana e poi ridotti attorno ai settanta centimetri di altezza. Dal 1640, grazie a Michele Perrone, i manichini conservarono la testa e gli arti in legno, ma il corpo veniva realizzato con un’anima in filo di ferro rivestito di stoppa e ciò consentì alle statue di assumere pose più plastiche.
Ma è solo con la fine del Seicento e l’inizio del Settecento che si ebbe la vera teatralità del presepio napoletano, con un’altra importante innovazione che fu la sostituzione del legno con la terracotta per realizzare le teste, che conferì ai volti una migliore qualità espressiva (in foto). La caratteristica principale del presepe napoletano è la tendenza a mescolare il sacro con il profano, a rappresentare la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli. Fecero la loro comparsa personaggi umili ed emarginati della società, come i nani, le donne con il gozzo, i pezzenti, i tavernari, gli osti, i ciabattini e tutte quelle persone del popolo tra le quali Gesù nacque. Particolare fu l’introduzione delle rovine di templi greci e romani per sottolineare il trionfo della nuova religione sul paganesimo.
Il Pizzaiolo (da notare il realismo dei volti)
Nel corso del Settecento il presepe napoletano visse una stagione aurea, uscì dalle chiese per entrare nelle residenze aristocratiche. I committenti non erano più i sacerdoti ma i nobili e i ricchi borghesi, che facevano a gara per allestire impianti scenografici sempre più complessi. Fu il grande scultore napoletano Giuseppe Sanmartino (l’autore del Cristo Velato per intenderci), a dare inizio ad una scuola di artisti del presepe. E fu a questo punto che il presepe assunse tutte le caratteristiche tipiche di quello napoletano: intorno alla scena della Natività, che rimane quella principale, si popola di personaggi e diverse scene in secondo piano e in lontananza, tratte dalla vita di ogni giorno. La qualità dell figure si fa sempre più ricercata e alla preparazione di una singola statuina concorrevano più artigiani ognuno specializzato in una specifica parte del corpo, infatti anche oggi vi sono figure specializzate che si occupano solo dell’abito piuttosto che del viso o delle mani e dei piedi.
Uno dei più chiari esempi di presepe napoletano è dato dai pezzi risalenti al XVIII secolo esposti nella sala Ellittica della Reggia di Caserta. I sovrani borbonici fecero allestire l’ultimo loro presepe nella Sala della Racchetta facendo affrescare il soffitto a simulazione della volta celeste. Oltre a quello conservato nel Museo della Certosa di San Martino a Napoli.
Presepe napoletano esposto nella Reggia di Caserta
I personaggi più noti del presepe napoletano sono Benito, il vinaio e Cicci Bacco, il pescatore, i due compari (zi’ Vicienzo e zi’ Pascale), il monaco, la zingara, Stefania, la meretrice, i re Magi e i 12 venditori, uno per ogni mese dell’anno. Anche i luoghi sono sempre gli stessi: il mercato, il ponte, il forno, la chiesa, l’osteria, il fiume e il pozzo. Tutti con un chiaro riferimento simbolico alla tradizione cristiana e anche a quella pagana.
L’osteria
Il presepe napoletano non è soltanto un simbolo religioso ma è una vera e propria eredità culturale che identifica ancor oggi la comunità partenopea. Oggi alcuni “pastorai” producono anche pastori di personaggi del nostro tempo, infatti lungo la “Via dei Presepi” a San Gregorio Armeno, sono presenti mostre permanenti e negozi di artigiani che permettono di comprare oltre alle classiche statuette dei pastori, anche personaggi moderni come Totò, Pulcinella, personaggi politici, del gossip, attori famosi e calciatori.
Ancor oggi grandi presepi vengono regolarmente allestiti in tutte le principali chiese del capoluogo campano e non solo, molti napoletani ancora lo preparano nelle proprie case.
“La Via dei Presepi” a San Gregorio Armeno