Storia proibita dipinge un affresco del decennio in cui è parso lecito tentare avventure impossibili, godersi la vita senza freni e pensare finalmente solo al piacere.
Siamo negli anni 80 dove una generazione di quarantenni sconvolse la politica, una classe dirigente disinvolta, formata da un entourage spregiudicato, con una voglia di vivere anche fuori dal palazzo del potere.
E’ l’Italia oppressa da una violenza politica, dove arriva il colore, nel 77 viene trasmessa la prima versione policromatica di “Domenica in…”, ma è anche l’Italia del dramma del sequestro e dell’uccisione di Aldo Moro e dell’elezione di Pertini a presidente della Repubblica.
Due uomini a confronto, due primedonne, si stimano ma si temono, si sopportano ma le differenze sono evidenti, uno classico, vecchio partigiano, l’altro innovatore e con una voglia di cambiamenti travolgente, persino nel look. Mai prima di allora si era visto un politico in jeans! Per la prima volta la condotta privata di un leader di partito e dei suoi luogotenenti è sotto gli occhi di tutti, fino a diventare il simbolo della nuova politica.
Bettino Craxi diventa capo del governo. Firma il nuovo concordato con la Chiesa introducendo l’8×1000. La religione diventa materia facoltativa nelle scuole. Le foto della sua vita privata diventano il simbolo che il capo del governo è anche un uomo. Il mondo della cultura, degli intellettuali, della moda cominciano a ruotare attorno alle assemblee del partito, improvvisamente tutti coloro che si erano dimostrati schivi, cambiano atteggiamento, diventa importante esserci, farsi fotografare. L’apoteosi dell’attenzione per l’epoca sono i congressi che diventano fantastici, nasce l’idea del NOI SIAMO e NOI APPARIAMO!
Tutti riconoscono in Bettino Craxi il capo, dalla personalità fortissima, dominante, si forma una corte intorno a lui e anche Roma si piega alla sua voglia di vita, la notte diventa feste, balli e sesso.
Poi cade il governo e Craxi lascia un’eredità fatta di debito pubblico, con un’economia ferma. Nonostante ciò dimostra subito la sua volontà di tornare a governare la nazione, che si rafforza grazie al crollo del muro di Berlino e con esso il crollo del sistema comunista, che nel sogno di ritorno di Craxi diventa il suo immaginarsi al comando del nuovo mondo socialista. Invece arriva Tangentopoli ed è la fine di tutto, sotto i colpi dell’inchiesta giudiziaria, l’indignazione popolare aumenta e decreta il crollo definitivo del sistema politico craxiano.
Si rifugia in Tunisia fino alla morte, per alcuni come latitante per altri in esilio. Difficile trarre conclusioni, sicuramente un uomo che si ricorda perché ha incarnato il messaggio politico e di vita di quegli anni ruggenti italiani.
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