Questa è la storia di Lucky, un gatto di dodici anni che ha vissuto un’avventura degna di un horror, ma che, come in quasi in tutti film, alla fine si è conclusa con l’happy end. Il fatto sconvolgente è che si tratta di una storia tragicamente vera, fatta di disperazione, quando gli istinti di sopravvivenza prevalgono su tutto. Lucky è un bel gatto maschio che fino a qualche mese fa viveva con il suo padrone, in un appartamento di Alessandria, in via Terracini. Una vita tranquilla, felice, per come può essere quella di un micio di città. .Lucky era molto amato e curato, abituato a cibi ed accessori costosi. Non gli mancava nulla. Un brutto giorno il suo padrone muore. Improvvisamente cade a terra, in preda ad un malore. Non riuscirà più ad alzarsi né tantomeno a chiamare aiuto. Lucky rimane letteralmente da solo. Da quel momento nessuno ha più riempito la ciotola del cibo e quella dell’acqua di Lucky, perché nessuno si era accorto che l’uomo – che aveva comunque parenti stretti che vivono in città, ma non abbastanza da accorgersi della tragedia, evidentemente – aveva finito di vivere, rimanendo sempre lì per terra, dove lo schianto lo aveva lasciato. Passano i giorni e Lucky resta “prigioniero” dell’appartamento. Immaginiamo che abbia miagolato, o tentato di uscire. Ma era tutto sigillato: porte e finestre sono chiuse. Siamo tra agosto e settembre del 2011. Avrà anche miagolato per cercare invano di svegliare il suo padrone riverso a terra o chiedere soccorso a modo suo. Niente. Il 26 settembre, probabilmente un mese dopo il decesso dell’uomo, i soccorsi entrano in casa con la forza. I vicini di casa si erano insospettiti per la prolungata assenza del signore che vive sullo stesso pianerottolo, ma soprattutto dagli odori nauseanti che filtravano da dietro allo zerbino. Medici e vigili del fuoco hanno trovato il padrone di Lucky dov’era rimasto, ma in evidente stato di decomposizione. Emorragia interna, secondo il referto ufficiale.
Lucky però era ancora vivo, un mese dopo. Chiuso nell’appartamento dimenticato da amici e parenti. Come ha fatto? I soccorritori lo hanno raccolto che era spaventato e in condizioni pietose. Non era più il gatto dal pelo lucido che si appallottolava sulle ginocchia del padrone. Ma era ancora vivo.
Secondo i volontari che lo hanno avuto in cura e il personale che ha assistito al recupero del cadavere, Lucky ha fatto prevalere il suo istinto primordiale, andando in cerca di acqua e cibo. La prima l’ha trovata che scendeva a gocce da un termosifone e da qualche rubinetto. Poche stille al giorno sono bastate per tirare avanti. Il cibo? Ha mangiato l’unica carne a portata di zampe, un tipo di carne che non aveva bisogno di essere liberata dalla scatoletta o dal sacchetto: quella del suo padrone. Lucky si è cibato dei resti dell’uomo morto.
Per 55 lunghi giorni il gatto è rimasto in “terapia intensiva”. Ha subito una lavanda gastrica, il lavaggio interno per debellare i parassiti; è stato sverminato, spulciato, e ha dovuto assumere antibiotici per parecchi giorni. Tutto questo in costante stress psicofisico. Le cure, l’assistenza e i medicinali sono stati tutti a carico del gattile comunale di Alessandria, retto da contributi pubblici ma soprattutto dalla buona volontà di tanti amanti degli animali che prestano aiuti gratis. Nei primi dieci giorni di permanenza al gattile ha rifiutato sistematicamente il cibo “da gatti”, accettando solo carne cruda. Probabilmente l’essersi nutrito nell’ultimo mese in modo così anomalo ha condizionato la sua dieta e i suoi sensi.Grazie alle cure e alla dedizione dei volontari del gattile, sopra tutti Maurizio, è riuscito a superare la sua terribile esperienza.
Dopo un paio di mesi ha trovato una famiglia affettuosa che lo ha adottato. Loro non sanno cosa ha passato in quel mese e negli altri due successivi. Questa storia, la storia di Lucky ha il lieto fine, dunque.
Ma sui “titoli di coda” bisogna aggiungere un’ultima nota: nessuno dei parenti del padrone è mai andato a trovarlo, lo ha reclamato o si è preoccupato per la sua sorte.
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