30 Set 2016 @ 11:58 PM
Lezioni condivise 116 – Le Cortes.
Nella Spagna che ha preceduto la Rivoluzione francese vigeva l’antico regime monarchico con qualche parvenza “democratica”. Benché il paese fosse distante dai moti rivoluzionari francesi, era vicina culturalmente al paese dei lumi e la monarchia cercava di darsi appunto una parvenza democratica con l’istituzione rappresentativa delle Cortes (Corts in catalano, Stati generali in Francia, Parlamento in Inghilterra, Curia in latino).
Le Cortes erano un organo di raccordo tra il popolo e il sovrano. L’organismo era formato in genere da tre classi sociali, bracci o stamenti (a seconda della lingua – spagnola o catalana). Il Parlamento democratico sarà ripreso solo dopo la rivoluzione Francese.
Le classi che formavano le Cortes si dividevano in: ecclesiastici (I voce) [vescovi, abati]; feudatari e nobili (II voce). I feudatari avevano i titoli di conte, marchese…, nobiltà legata al possesso di terre su cui esercitavano i loro privilegi: imposte, potere giudiziario e propri vassalli legati dalla servitù della gleba – termine derivante appunto da zolla – . I nobili generici appartenevano invece al ramo cadetto, parenti dei feudatari, ma senza feudo). Gli unici eletti erano i rappresentanti del terzo stato, delle città, tuttavia i rappresentanti scelti erano ricchi, borghesi, esperti (titolati, giuristi), raramente rappresentati del popolo, quello infatti veniva generalmente definito quarto stato.
In genere le discussioni dei parlamenti vertevano sulle richieste da avanzare al sovrano in cambio della “donazione”, ricavata dalla tassazione delle classi più povere. Le richieste avanzate dalle Cortes nascevano dalle esigenze dei parlamenti, erano dette “capitoli di corte” e in seguito legge pazionata (da pactio), modificabili solo con un nuovo patto e non unilateralmente. Le donazioni erano un do ut des e non esimevano il sovrano di chiederne delle altre di sua autonoma iniziativa. Spesso il sovrano imponeva tasse, senza convocare il parlamento, sapendo che esso, con la “donazione”, poteva chiedere cose che non intendeva concedere.
I feudatari per pagare il donativo tassavano il popolo, i vassalli. Attraverso queste angherie oggi le scienze nuove, come la demografia, ricostruiscono il numero degli abitanti di allora, visto che i sudditi erano precisi nel far pagare tutta la povera gente. Tali dati permettono anche di valutare il boom demografico e altri aspetti riferiti alle epoche successive.
Altri strumenti utili agli storici sono i libri religiosi: i quinque libri (nascita-battesimo, confessione-comunione, cresima, matrimonio, morte) compilati regolarmente dalla chiesa a partire almeno dal Seicento, mentre lo stato civile ha avuto origine solo dopo l’Unità (in genere 1866).
Le classi più agiate erano esenti dalla tassazione. Sebbene con altre modalità, ai nostri tempi, non è cambiato molto.
Proprio nel 1789 si riunirono in Spagna le ultime Cortes dello Stato assoluto borbonico; l’influenza della Rivoluzione francese si farà sentire nel concreto, insieme alle armi napoleoniche, circa vent’anni dopo, precisamente nel 1808, al momento dello scoppio della Guerra di indipendenza spagnola contro l’occupante francese.
Ripercorriamo sommariamente l’idea medievale e moderna di Cortes per comprenderne l’importanza nell’immediata vigilia della Rivoluzione.
In origine le Cortes (da curtis, riunione) ebbero la funzione di unificare i fueros visigoti (erano dei privilegi, immunità, norme anche non scritte che regolavano il diritto dei regni iberici all’inizio della Reconquista) relativi ai vari ceti intorno alla Corona e succedevano ai concilii visigoti. Al tempo del passaggio dall’arianesimo al cattolicesimo (589) si stabilì una comunanza di governo tra affari laici ed ecclesiastici (assemblee dei signori di corte e prelati). Fu un processo permanente e lento, quanto lo fu la Reconquista.
Si può considerare il 1188, inizio del regno di Alfonso IX (in León), come data di svolta per le Cortes, rappresentante la condivisione del potere per certi aspetti paragonabile all’imposizione della Magna Charta (libertà e diritti) in Inghilterra nel 1215, oltre un secolo dopo.
Occorre dire che le Cortes nel corso della storia, prima e dopo il 1188 (chiamata del terzo stato – Estado Llano – a parteciparvi con gli stamenti ecclesiastico e nobiliare), ebbero importanza e ruoli differenti, anche in rapporto ai territori interessati (León, Catalogna, Aragona, Castiglia)…
Generalmente le Cortes si occupavano – come detto – del donativo al re o l’imposizione di tributi, di giustizia e soprattutto delle domande presentate al re dal terzo stato, mentre l’attività legislativa era interamente riservata al monarca.
Come accennato, le utime cortes dell’antico regime si tennero nel 1789, convocate da Carlo IV, dopo anni di mancate convocazioni. L’unico braccio presente fu lo Estado Llano. Quasi in concomitanza in Francia, alla presenza di Luigi XVI, si riunivano gli Stati generali (terzo stato). Quello francese era un terzo stato era composito, dai contadini alla borghesia, agli artigiani (organizzati in corporazioni e confraternite), mercanti, mendicanti, perfino la mafia urbana (allora braccio armato della nobiltà).
I regnanti, prevalentemente illiberali, usavano l’istituto delle Cortes per i propri interessi. Ad esempio nella testa di Carlo IV, quelle del 1789 dovevano ripristinare l’ordine successorio stabilito dalle Partidas e abrogato da Filippo V, e non c’era modo di farlo in quanto la costituzione prevedeva per tali modifiche il consenso degli stamenti. Questa mossa del re spagnolo coincise con l’inizio della rivoluzione in Francia, l’occupazione della Bastiglia, l’approvazione della Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, l’abolizione dei diritti feudali, la sostanziale perdita del potere da parte di Luigi XVI. Ciò portò a una solidarietà tra i Borbone, che governavano entrambi gli stati.
Eppure l’influenza predominante era francese, pertanto la monarchia spagnola si chiuse per evitare fatti analoghi in Spagna e stesso destino toccò alle Cortes che già preparavano istanze da chiedere al re. Si avvertivano distanze sostanziali tra l’illuminismo francese e quello spagnolo (detto “Ilustraciòn”), rivoluzionario il primo, sostanzialmente l’opposto il secondo, in quanto subordinato alla monarchia, al potere ecclesiastico e al controllo dell’Inquisizione, il cui potere era solido, benché ripartito tra i vari stati formatisi con la reconquista (in Francia lo stato era unitario).
Nelle Cortes del 1789 fu approvata una Pragmatica sanzione che modificò la legge salica, consentendo la successione al trono anche alle donne, ma Carlo IV non la fece pubblicare, lo fece solo Ferdinando VII nel 1830 per favorire sua figlia Isabella II (la regina bambina) a discapito di suo fratello don Carlo, ne nacque una guerra di successione tra liberali (Isabella) e conservatori (don Carlo). La guerra porterà ad altre modifiche da parte della reggente Maria Cristina (moglie di Ferdinando VII), con l’introduzione di un parlamento bicamerale (1834): stati privilegiati (pròceres) e popular.
Sempre nel 1789 in Francia il terzo stato tentò di abolire la votazione divisa per stati col conseguente ritiro dall’Assemblea, creando di fatto una rottura politica con la monarchia.
Fu allora che si parlò per la prima volta di Presidente del Consejo de Ministros.
Tutte queste importanti innovazioni sotto il profilo giuridico nell’assetto degli stati prescindono dal contestuale scoppio della Rivoluzione francese, che non incise se non casualmente sul nuovo corso istituzionale spagnolo, e neppure sullo stato spagnolo, almeno fino a che le attenzioni della Prima Repubblica francese (1792) non si orienterà anche verso i Pirenei, complice l’alleanza contro il Portogallo. L’occupazione di fatto portò per sei anni le armate napoleoniche nella penisola iberica, insieme a riforme della cosiddetta Spagna levantada (Estrado Llano, borghesia illuminata) che vantava esponenti come Lorenzo Calvo de Rozas e il conte di Floridablanca, richiedenti riforme e libertà di stampa, operando nella Junta Suprema Central (poi Regencia) nel primo decennio dell’800, anno di guerra d’Indipendenza per la Spagna.
Nel 1810 le Cortes (sostituendo di fatto la Regencia) si riunirono a Cadice per operare delle riforme, ma sempre nello spirito della verdadera constituciòn (Assemblea gaditana), con influenze rivoluzionarie, ma con il prioritario ritorno alle leggi pre-settecentesche, dunque preborboniche con il ricorso a un’unica camera con il solo Estrado llano, cortes costituenti con il mandato di redigere una costituzione.
Si verificò una sorta di commistione tra l’unicamerale francese del 1791 e le antiche Cortes, che rimasero come organo legislativo anche in pieno ottocento, ma in presenza della Corona, procedendo nel tempo a revisioni costituzionali in base alle tendenze dei capi di governo.
Le cortes del 1789, ultime dell’antico regime, segnano dunque uno spartiacque con le successive (del 1810) che tuttavia conservano lo stesso spirito ispirativo, risultando tuttavia le più innovative.
(Storia moderna II – 14.01.1998) MP
Commenti (1)
STORICITÀ DEL GOVERNO LADRO
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Berenice
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