Buzzi di Racalmuzzi, scudiscio di sole in fronte e marpione nato a tutto tondo, se nun fusse per quello strano tic che c’aveva e per quell’alito pesante ch’appestava l’aria a cuor leggero, sempre sereno comm’e na’ paspua, ranciaruto in faccia e colto a più non posso, sapido e sapiente, dagli orizzonti slarghi, mistero d’uomo senza nu’ pensiero, allampanato e scabro, sfavillante nella sua camicia a quadri, si n’jiette nu’ giorno a passeggiare per le strade reiette del paese, ringalluzzito come non mai per via del savio consiglio che sapette dare a Tortorello, fulgido esempio di stupidità umana, mannaia d’omo sanz’avvenire, che si torturava appresso a na’ donzella, la figlia di Santino, lo tornitore, quello che se vanta d’esser nato per far la vita du signore, e che lavora presso la fabbrica de li mobbili a venti soldi all’ora, privilegio concessegli per intercessione del sindaco, padrone di tutto u’ barraccone, e che pur’esso ha messo l’occhio sup’a’ la donzella per na’ questione d’honnore, quasi pe’ na’ scummessa, in quanto, essend’esso sindaco e padrone, a lui spetta d’avere la femmina chiù bella del reame, e va’ ricendo a tutti che Santino, se vuole continuare a fa’ la vita de lu signore, ad esso deve conceder la mano e non a chillu scapestrato de’ paesano senz’arte e né parte, e che non importa che non l’ama e se c’ha trenta anni supa a issa, l’ammore è robba d’atri tempi, mo’ si vive nel secolo de li sordi, de lo bancomatto o de le carte e’creddito, e chi non ha na lira intra a tasca nun se sposa e resta all’asciutto, pigliate essempio dal nostro beneamato presidente, u capo de governo, chillu ch’abbita a palazzo chiggi, quante belle gnocche passano in mano a isso, e nun pecché è bello, ma pecché è ricco assai, quindi Tortorello nun te sta a torturà, magari nu jiurno a fortuna capita pure a te, e rassegnati a fa sta vita da beota, e supa alla donzella metteci na’ croce, falla finita di fa’ lu cane bastonato, finisci di fa’ l’omo tormentato, tanto alla fine nun ci ricavi niente, e poi, dissi Buzzi di Ralcamuzzi bisbigliando e facendosi uscire nu poco d’alito olezzante, c’è sempre na’ seconda via, diceva strabuzzando gl’occhi come a dire tu m’hai inteso, nevvero?, manco se parlasse arabo che Tortorello se lo rimirava senza riuscire a metter a fuoco tutta la quistione, e lu labbro grosso rimaneva sospeso all’aria come a dire nun c’ho capito niente, spiegatemi di nuovo la lezione signor professore, il quale ancora tutto incartocciato per le parole dette non si dette pensiero, e ricendo e disdicendo faceva intendere all’aquila dalla vista corta che il sindaco non c’ha l’età pe’ fa certe e ccose e che la ragazza è giovane e vuol essere soddisfatta, insomma, disse Buzzi perdendo un poco la pazienza, nun t’avvedi di tutti li vantaggi che t’arrivano d’esser soltanto l’amante e non lo sposo?, non avrai responsabilità, incombenze e grattacapi vari, ti pigli le tue soddisfazioni quannu vuoi, fai li comodi tuoi e campi meglio, e poi si tratta di pazientare, u sindaco non rinasce giovine, è vecchio assai, tempo dieci, vent’anni e ti lascia na vedova ancora giovane ma ricca, si tratta solo d’aspettare, intanto tu ti cavi le tu’ voglie e se, come dici, ella t’ama…, e qui Buzzi di Racalmuzzi sospeso il fiato, ma Tortorello non si raccapezzava, gli sembrava di far na’ scelta de seconda mano, perciò restava lì a rimirarsi il Buzzi con le mani in mano, nell’attesa d’avere un minimo d’ispirazione per trovare parole da controbattere al dotto paesano, il quale vedendolo poco convinto gli ricordò che pe’ un tal consiglio un avvocato gli avrebbe preso almeno na parcella grossa, invece, lui poveretto, s’accontentava di un invito a pranzo anche per ragionar meglio della quistione, intorno a ricche vivande vedrai come si ragiona meglio e ci s’intende subito, i succhi gastrici portano più ossigeno alla cervella, tutti li ingranaggi si metton in movimento, e ci s’ingegna meglio a trovare le soluzioni più difficili, e ad illustrazione di suddetta teoria, il Buzzi rammemorava di quel dì quando in quattr’e quattr’otto risolvette un’equazione di difficile fattura dopo aver ingoiato un intero pollo arrosto preso alla rosticceria di zi’ Mario, ancora ne gustava il sapore sulla labbra, i polli di zi’ Mario sanno fare ancora sti miracoli d’intelligenza, e qui Buzzi di Racalmuzzi si diffuse sulle virtù culinarie del rosticciere, sugli aromi che sapeva dare alle pietanze e sulla bona birra che sapeva accompagnare, e accussì che con poco sforzo e poca sapienza il Buzzi si trova a passeggiare per le strade reiette del paese e a digerir quel dorato pollo offerto gentilmente dal suo caro amico, il Tortorello.
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