Mi piace Sherlock Holmes. Non sono una fan sfegata, ma leggo volentieri le sue avventure. Di Sir Arthur Conan Doyle ho adorato non tanto l'investigatore quanto Il mondo perduto così, quando ho trovato in eBook La nube avvelenata, seconda avventura del Ciclo del Professor Challenger, l'ho preso al volo.
Una delusione pazzesca.
Alla fine, però, c'era un racconto di fantasmi: Il capitano della Stella Polare. Una baleniera tra i ghiacci, un giovane studente di medicina che narra la storia in forma di diario... Ho cominciato a leggerlo, tutta contenta.
Una delusione pazzesca (2).
L'impressione che mi ha lasciato questo racconto è di noia. E con gli altri che ho letto non è andata meglio: io e il Sir Arthur "sovrannaturale" siamo su due lunghezze d'onda diverse
Gli elementi di Il capitano della Stella Polare sono classici: Nicholas Craigie è bello, colto, ma ha un temperamento instabile. È un uomo tormentato da un segreto doloroso. E vuole morire. Forse per questo ha spinto la sua nave, in cerca di balene, tra i ghiacci - dove rischia di restare intrappolata. L'equipaggio è scontento: nemmeno i vecchi fiocineri hanno tutta questa voglia di crepare, a differenza del loro capitano. E allo scontento si somma la paura quando, una notte, si ode un grido di donna provenire dalla banchisa. Le grida si ripetono notte dopo notte, logorando i nervi di equipaggio e capitano - i primi sempre più impauriti, il secondo sempre più emozionato e febbrile. Infine arrivano le apparizioni spettrali: una figura bianca si aggira tra i ghiacci, seguendo la Stella Polare. Il dottore, ovviamente, non crede a queste storie e si stupisce che Craigie vi dia importanza, finché non capita proprio a lui di udire il grido. Insomma, qualcosa c'è. Ed è legato al capitano, che comincia a vaneggiare dicendo cose del tipo: "Sta andando via, lontano da me, mio Dio, sta addirittura volando via da me... è già andata via".
Tutto molto scontato, fino allo spiegone finale, dove si apprende la storia di Craigie.
Nessuna tensione, nessuna aspettativa, nessuna empatia nei confronti del capitano. Una lettura ben diversa da I pirati fantasma. So che non dovrei fare confronti, ma mi viene naturale pensare a quanto il romanzo di W.H. Hodgson mi abbia divertita e tenuta incollata allo schermo del computer e a quanto sia stato noioso leggere questo racconto.
Comunque non ho mollato la produzione sovrannaturale di Sir Arthur. Capita che la scintilla non scatti subito: una manciata di pagine è un po' poco per decidere di lasciare perdere determinate storie o un certo autore. Così, dopo La nube avvelenata, è stato il turno un altro eBook: La Mummia e altri racconti. No, niente: i fantasmi e gli altri orrori del creatore di Sherlock Holmes non fanno per me.
Un racconto di questa seconda antologia, però, mi è piaciuto - anche se solo grazie alla conclusione. Mi ha fatto pena e mi ha fatta esultare insieme.
Lo proporrò lunedì prossimo.