Magazine Diario personale
Devo ringraziare entrambe, perché finalmente ho avuto quello che volevo, che mi aspettavo, in cui speravo da una storia di fantasmi: un bel po' di sana inquietudine.
Julia, ricca americana che ha sposato l'inglese Magnus, pone fine al suo matrimonio dopo la drammatica morte della figlia Kate, della quale accusa il marito: per evitare che soffocasse a causa di un boccone di carne, sulla bambina era stata tentata una tracheotomia casalinga.
Adesso Julia ha comprato una casa da cui si è sentita come chiamata, e cerca di rifarsi una vita, nonostante Magnus si comporti come uno stalker.
Attratta da una bambina che gioca nel parco vicino, e che le ricorda Kate, Julia finisce per essere coinvolta in una vicenda di omicidi e vendette che hanno come protagonista la piccola Olivia e come epicentro la nuova casa, infestata dallo spirito vendicativo della diabolica bambina.
Julia è un romanzo permeato dal Male, quello con la M maiuscola, che seduce e respinge nello stesso tempo, che conquista e tiene avvinti contro ogni buon senso, che ti prende in trappola e ti permette di capirlo solo quando è troppo tardi. Quello che si presenta travestito da ciò di cui si ha più bisogno o che si desidera con tutto se stessi. In questo caso, una bambina bionda dall'aspetto angelico, Olivia, che ricorda alla protagonista la figlia morta.
Non c'è scampo da questa bambina che, agli occhi di Julia, talvolta è Olivia e talvolta è Kate.
Ciò che Olivia vuole, Olivia ottiene. Dalla sua ha tutta l'eternità e nessun vincolo, niente che possa fermarla. Non è lei la morta, in questa storia – come dice sua madre, Heather Rudge, alla quale è legato un fatto di cronaca violento che fa di lei una specie di doppio perverso di Julia, come Olivia lo è di Kate.
Julia scoprirà uno dopo l'altro tutti i fili che la vincolano alla bambina – portando a galla segreti, rimorsi, sensi di colpa, peccati di gioventù,... fino alla inevitabile conclusione.
Come veicolo dell'ossessione nel cercare il confronto con Olivia, Julia funziona: se n'è parlicchiato qualche giorno fa con Giulia. Lei ignora sistematicamente ogni presagio, ogni avvertimento, si convince di essere la sola a poter dare soddisfazione allo spirito che la tormenta e si butta a capofitto a dipanare il mistero di Olivia, per capire come darle pace. All'inizio, per lo meno, è spinta da questo desiderio. Man mano che la verità sul conto della bambina viene a galla, i sentimenti di Julia cambiano, subentra il disgusto, finalmente arriva la paura – giusto quando ormai è troppo coinvolta ed è troppo tardi per seguire il suggerimento di lasciare perdere e andarsene. Il suo obiettivo diventa allora scacciare il Male, perché è chiaro che Olivia vuole lei e che qui si tratta di sopravvivere o soccombere.
Come veicolo dell'orrore, invece, Julia non funziona granché, imho: mi ha dato l'impressione di essere manipolata come una marionetta da Straub, dall'inizio alla fine, per giungere a una determinata conclusione, tanto che – prima ancora di arrivare alla scena che mi ha inquietata di più e che è un presagio di quanto accadrà – già avevo capito (in parte) cosa ne sarebbe stato di lei. Verso la fine ero prontissima a godermi il momento, ma sono stata lasciata a bocca asciutta. È l'unica cosa in cui Straub mi ha delusa.
Julia è una donna che non vive nel mondo, ci mette piede di tanto in tanto, e questo non dipende dalla tragedia che ha subito: Straub la descrive passiva, remissiva, distratta anche prima che finisse sposata a Magnus, un uomo dal carattere dominante che negli anni di matrimonio, bontà sua, non perderà occasione per ribadire che lei, senza di lui, non può cavarsela. Julia mi è parsa totalmente malleabile – da eventi, persone e spettri: per questo il suo progressivo precipitare nell'orrore non mi ha coinvolta. Trovarmi a leggere di lei o di Lily – la sorella di Magnus – non ha mai fatto differenza, nonostante una sia la protagonista e l'altra un personaggio secondario.
Il romanzo, comunque, mi è piaciuto molto.
Tutto merito di Olivia.
L'ho odiata. Cavoli se l'ho odiata! E, nello stesso tempo, mi sono ritrovata attratta da lei, al punto che Julia è diventata una seccatura nei momenti in cui non interagiva con il piccolo mostro.
In definitiva, pur con qualche lungaggine e qualche momento morto (... non per fare del facile spirito... ops!), il romanzo mi ha tenuta impegnata piacevolmente per un paio di notti.
Una curiosità: mentre cercavo un'immagine decente di almeno una delle cover del romanzo, sono capitata sul sito Horror.it e qui, grazie all'articolo scritto da Elissa Piccinini, ho scoperto che Straub ha progettato Julia a tavolino in un momento in cui la sua carriera non andava troppo bene, con l'intento di farci soldi. E ci è riuscito. Potete leggere l'articolo QUI.
Dal romanzo è stato anche tratto un film, che vedrò di procurami. Questa locandina mi ha stregata.
E adesso... a me Ghost story! Conosciuto grazie al film di John Irvin, visto anni e anni fa, ora è sul mio comodino, pronto per essere letto.
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