In quel della pianura padana c'è una cittadina molto bella, Piazzola sul Brenta, dove un antico castello dell'anno mille, è passato di mano dai Dente fino ai Carraresi che, attorno al '600, trasformarono un complesso rurale in una villa spettacolarmente bella, Villa Contarini che, con il suo giardino all'italiana, è una scenografia naturale che tutt'oggi, dopo tristi periodi di abbandono, splende per la gioia di tanti, tantissimi...venditori ambulanti che giungono da tutta Italia e da molte parti d'Europa per vendere i loro prodotti, ogni ultima domenica del mese.
Antiquariato, modernariato, un po' di vintage, brick e brack, manufatti che hanno attraversato continenti e secoli per arrivare fino a noi, nel millenio 3.0, a raccontarci le loro storie.
Per quanto sia un'amante di case minimaliste, di acciaio pulito, di porcellane bianche e di cristalli sottili ogni volta mi ritrovo a spulciare fra piatti decorati e tazzine floreali, posate dalle fogge più strane, lini pesanti e libri con pagine ingiallite, rilegature stentate e copertine un po' "vissute".
Così domenica scorsa, nel solito lento gironzolare ho trovato degli oggetti che hanno scatenato la mia fantasia perché l'emozione che provo ogni volta che un oggetto e io ci incontriamo è sempre la stessa e ogni volta diversa: lui mi racconta la sua storia e io mi lascio rapire dal suo racconto. Chissà qual'era la forma degli occhi o il colore dei capelli della piccola Hanna alla quale, nell'aprile del 1927, furono regalate le posate con le quali ha mangiato le sue prime pappe da grande.
O dove erano conservati i due libri di cucina francesce, "La Bonne Cuisine" della fine dell'800 (prima del 1930 sui libri di cucina non si indicavano le date di pubblicazione e le eventuali successive ristampe) "un manuale per la cucina di città e campagna" e "Pour mieux manger" libricino "moderno che, nel 1935, alla voce "Etuver ou braiser" indicava come elemento indispensabile la cocotte de fonte e il dettagliato disegno pag. 14 mi ha fatto sorridere: era in tutto e per tutto simile alla nera e elegante cocotte Staub che ora è sul fuoco, con le cicerchie che ho preso in Puglia.
La cicerchia è un legume oramai dimenticato, coltivato solamente in alcune zone dell'Italia centrale e meridionale. E' detto anche legume di assicurazione in quanto fornisce un buon raccolto quando le altre colture, in caso di mal tempo o peggio ancora di siccità, falliscono. Bisogna fare molta attenzione alla neurotossina, definita ODAP, responsabile dei casi di paralisi agli arti inferiori che nel passato ha messo in cattiva luce questo importante legume. Una soluzione? Consumare le cicerchie solo secche: il lungo ammollo (almeno una notte) e il successivo, ripetuto risciacquo eliminerà ogni rischio.
Zuppa di cicerchie con bottarga
Ingredienti (per 4 persone)
150 gr di farro perlato, 250 gr di cicerchie, 1 cipolla, 2 lt di brodo vegetale, 1 foglia di alloro, 2 rametti di rosmarino, olio evo, sale e pepe nero macinato al momento, un po' di bottarga di Carlo Forte, eventualmente qualche fetta di pane integrale tostata.ProcedimentoNella cocotte Staub soffriggere la cipolla tritata finemente con un paio di cucchiaio di olio evo. Unire la foglia di alloro e 1 ramo di rosmarino. Lavare il farro perlato e unirlo alla cipolla facendolo tostare appena.In un'altra pentola (meglio se di coccio) far bollire i 2/3 delle cicerchie (ammollate per un'intera notte e sciacquate accuratamente e a lungo) per 40' in acqua salata. Scolarle, eliminare la foglia di alloro, frullarle con il mixer e mettere da parte.Nel frattempo cucinare le cicerchie rimanenti con il farro e la cipolla per circa 30' usando il brodo e coperte con il coperchio. A cottura ultimata unire la purea di cicerchie, mescolare bene e regolare di sale.Versare nelle zuppiere con (se lo si desidera, adagiare sul fondo una fetta di pane tostato e servire dopo una decina di minuti) un'abbondante grattugiata di bottarga, un filo di olio crudo, decorando con un rametto di rosmarino.