Magazine Diario personale

Storie di tutti i giorni

Da Iomemestessa

Ci sono giornate che avverti saranno di merda già al risveglio. Ieri è stata una di quelle.

Ho aperto gli occhi e ho pensato “oggi giorno di merda”. E infatti. D’altronde, una premonizione è una premonizione.

In ufficio, alle dieci, avevo già le balle che giravano come dei ventilatori a pale. Uno dei PC dell’ufficio ha reso l’anima sul più bello, stremato dalla vecchiaia. Peccato che montasse XP e che a noi XP medesimo serva ancora. E che trovare un pc nuovo che installi XP pare un’impresa complessa come trovare una vergine in casa di Berlusconi.

Non ho ricevuto una telefonata che fosse una che non presagisse un casino di proporzioni bibliche. Non ho ricevuto una mail che fosse una che non confermasse non solo la telefonata ed il casino di bibliche proporzioni, ma anche un paio di rotture di coglioni accessorie che non avevo preventivato, dettate da pura sfiga.

Al 13.30 parto a razzo, per recuperare la nana all’asilo e trasferirla dalla nonna di turno (che noi c’abbiamo i turni nonne che manco all’Italsider ai bei tempi). In questa operazione mi catafotto la pausa pranzo. Che uno direbbe, chettefrega, tanto sei a dieta. E invece no, perche se non magni un cazzo si deprime il metabolismo, e quindi mi ingollo un arancia davanti al pc e bevo un caffè senza zucchero. Che non giova al mio umore.

Nel pomeriggio tutti i casini annunciatisi nella mattinata si personificano sulla scrivania. Dico solo che alle 5 avevo voglia di piangere, e, giuro, non sono una che si abbatte.

Nel mentre, ho una tosse che sposta i muri, son piena di catarro e sono sotto antibiotici, e ho mal di testa. Avendo anche perduto quei sei/sette chili in tre mesi (essendo tragicamente a dieta) passa in ufficio l’uomo del pc, guarda me, sente la tosse, riguarda me e fa: ‘che brutta tosse, e sei pure dimagrita. ti sei fatta vedere? c’avrai mica qualcosa.’ Ma vaffan…, va. Mi darei anche una grattatina, se non fosse che quel che mi crebbe nella mattinata, per via dell’avverso pomeriggio si è da mo sfrantecato a terra.

Tra letame vario, si fanno le sette. Accorro a recuperare la nana da mia madre, che mi assale con una serie di questioni a cui rispondo palesemente a caso. Lei se ne avvede, e si incazza. Io ho finito la mia quotidiana dose di empatia e me ne fotto fuggendo, con la nana a rimorchio, e la ficco in macchina. Commetto un errore epocale. Non m’avvedo infatti che la iena ha asportato un po’ di pasta di sale che sbriciola con arte su TUTTO il sedile posteriore. Nel frattempo, ha scoperto FESTA di Viola Valentino, e me la fa sentire in loop per 15 minuti.

Il mal di testa aumenta.

Arrivo a casa alle 8.10, la nana è ancora da lavare, il tavolo da apparecchiare e la cena da preparare. Sono in media scudetto, ma confido nell’uomo. Confido male giacchè non s’è ancora appalesato. Ne consegue che lavo la nana, preparo la tavola, la cena per tutti (la nana ormai da anni cena con orari sudamericani con gran sconcerto del nonnodromo). L’uomo si appalesa dieci alle nove. La cena è quasi pronta. La bambina è spiaggiata davanti alla tv. Ennesima tegola della giornata la parabola è incantata e il suo diletto Disney Junior non è visibile. Non mi perdo d’animo e le piazzo su un Rai Sat nanico. C’è una gallina che cucina. Cantando in loop CUOCA-LINA CUOCA-LINA. Dopo cinque minuti la nana canta pure lei. Solo che ha capito male, e imperversa in cucina urlando a squarciagola COCAINA COCAINA.

Spieghiamo la differenza tra un pollo che cucina e la polverina bianca e ci accasciamo sulle sedie, in silenzio. Che tutti e tre c’abbiamo lo sbrano cosmico. Alle 9.30 mollo all’uomo il rassetto cucina e indirizzo la nana alle operazioni nanna. Alle 10.00 è favolizzata nel lettino e sta intrattenendo un peluche sulle avventure di una delle principesse. Io faccio mentali condoglianze al peluche, e mi avvio sotto la doccia.

Alle 10.45 implodo nel letto. Rivolgendo il mio pensiero al più grande filosofo di tutti i tempi. Rossella O’Hara. Domani è un altro giorno.


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