Magazine Diario personale
A casa mia siamo strani.
Per comunicarci dei messaggi brevi usiamo una forma acuta
di urlo abituale, dal quale tono sappiamo riconoscere la natura dell’
affermazione che seguirà.
In genere questo avviene da una camera all’altra, meglio
se con una parete comune. Siamo pigri.
La mattina appena in piedi comunichiamo attraverso un
linguaggio non verbale, utilissimo per far capire se si è svegli abbastanza per
usare la parola o meno. Adoperiamo frasi del tipo “hai visto cosa è successo in
un punto non ben specificato del mondo?” alle quali il malcapitato (appena
sveglio) di turno aggiungerà espressioni loquaci come un semplice “uhm”, non
sempre comprese in maniera fulminea, motivo per cui da noi si suole associare
un onomatopeico suono ridondante “uhm uhm”. Si badi bene, il tono deve essere
deciso, deve voler dire “ho capito” altrimenti toccherà parlare. Il mondo la mattina è davvero cattivo.
Siamo tanti, ingombranti, indiscreti e sappiamo tutto anche
sulle confidenze personali di ciascuno di noi. Cose del tipo “te ne parlo perché
sono preoccupato, ma ti prego non dirlo” ti porteranno a fare altrettanto con
un altro membro della famiglia, facendo girare la notizia sino a giungere al
diretto interessato “nooo, ma chi te l’ ha detto?” eh mah!
La privacy è assolutamente vietata, sembra assurdo che tu
mente malefica non abbia il desiderio di rendere partecipe della tua vita la
tua famiglia, i tuoi cari, la tua mamma, il tuo papà, i fratelli, i cugini, gli
zii, i nonni, i cugini dei cugini, i cani acquisiti dai tuoi cani. Cosa hai
dovuto subire per non volere tutto ciò? Sappi amico, che sei strano.
Siamo ossessionati dal mangiare, nel senso che se ti alzi da
tavola senza aver concluso un pasto completo (con tanto di antipasto, primo,
secondo, contorno, frutta, dolce, caffè) non hai mangiato e sarai devastato
dalle conseguenze della fame. Attento alle spiegazioni della tua inappetenza quali “ho
fatto aperitivo, ho mangiato una pizza”, l’ importante è che tu non dica mai di
non avere fame, scateneresti una reazione a catena della serie “Come non hai
fame?? Stai male? Sei malato?”… nuooooo!!
Sì, tornare a casa dalla vita universitaria è .... come
posso dire, un viaggio temporale alla tua adolescenza. Insomma, ricevere l’
affetto di chi per anni ha sofferto la tua assenza mentre tu te la godevi alla
feste universitarie non ha prezzo, ma il tuo karma ti ha aspettato e ora te la farà pagare! :D