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Storie di Vita Vera: Con le lacrime in tasca

Da Lazitellaacida
In questi giorni ho la lacrima in tasca come dice mia madre, e non riesco a trattenermi quasi in nessun modo.
Eppure it's not big deal, come dicono gli americani, ho dato le dimissioni e ho firmato per qualcosa per cui 'un milione di ragazze ucciderebbero'. Tuttavia l'idea di non pranzare più con quella manica di stronze che mi sono scelta come amichecollegheamiche mi fa piangere come una disperata.
Sì perchè negli ultimi cinque, sei mesi non avevo così tanti motivi per alzarmi dal letto la mattina e venire a lavorare, avevo perso fiducia nei confronti dei miei manager e della mia azienda e non provavo più quella voglia di affermarmi e di fare (tanto e) bene che mi aveva fino a quel momento mosso. Ma una cosa buona ce l'ha quest'azienda che sto lasciando: le persone.
Le mie colleghe, ve le presento:
- c'è quella che a 30 anni viene ancora scambiata per una studentessa dello Iulm, che fa le foto sempre con il viso spostato verso sinistra destra perchè così non si vede la gobbetta sul naso, che intrattiene una o più relazioni con giovani uomini che lei chiama Bebè e che conosce il catalogo di H&M a memoria e lo abbina abilmente alle sue borse di Chanel, Prada e Balenciaga meglio di tutte le Ferragni di questo mondo;
- c'è quella che sembra una timorata di dio ma non lo è, come dimostra spesso nei commenti che lascia qua sotto. Viene giù dalle montagne ogni giorno con il suo trenino e da poco si è convertita al fondotina che le ho indicato perchè le 'cambierà la vita', fidanzata da 185 anni ancora non convive e litiga sull'impianto dell'aria condizionata che -ovviamente- vivendo in montagna il fidanzato vorrebbe risparmiarsi;
-c'è quella che è nata incazzata come Mafalda. Ha sempre una parola buona per tutti e spesso i miei post traggono ispirazione dalle sue sagge parole. Lavora in un team sovraccarico di erremoscie ed estrogeni, forse a causa anche di una recente gravidanza. Non sua, che potrebbe essere solo isterica.
Da poco diventata vegetariana, se non trova il suo piatto di verdure da (E)Manuela si accanisce contro il povero Alessandro detto Muscolo colpevole solo di averle lasciato qualche pelo nel suo caffè e nel suo piatto qualche volta;
-c'è quella fidanzata con una rockstar. Ha il taglio di capelli di quelle che 'ci stanno troppo dentro' e quando si trucca sembra un'altra persona (più figa). Fa finta di essere sorda e fa finta di essere scema. Fa finta che non gliene freghi di niente e di nessuno. Il trucco sta nel capire che fa finta di essere stronza, ma non lo è;
- c'è quella che ha sempre tanto lavoro e per questo è sempre tanto nervosa. Potrebbe battere il record di Chicco Mentana detto Mitraglia di 674 parole al minuto. La sua macchina non ha mai visto altra acqua che non sia la pioggia;
- e c'è l'unica rappresentanza dell'altra metà del cielo, che poi alla fine è sempre lo stesso cielo. L'unico gay che non sembra gay. L'unico terrone che non sembra terrone. L'unico italiano a NY che non sembra italiano, da poco innamorato di un manzo limonato la prima volta in un parcheggio di Mykons.
Infine ci sono io, che tra queste mura (o quelle della sede vecchia per essere precisi) sono partita come Assistente e sono diventata Senior per adesso nuovamente diventare Assistente altrove.
Dovrò rinunciare a fare la cacca (in piedi) nel bagno degli handicappati e a mangiare il kiwi giallo alla scrivania, dovrò rinunciare alla cattiveria delle 15.27 sulla chat aziendale, alle cuffiette per ascoltare i video di Aldo Grasso su corriere.it, allo shopping online compulsivo, ai gossip sulle coppie di dipendenti, al corteggiamento estremo dello stagista, difficilmente riuscirò a postare su questo blog durante il giorno, sicuramente la mia collega fidanzata con la rockstar non mi porterà più i macarons da Parigi e le riviste di gossip da Londra.
La mia ex capa mi ha insegnato tutto e nei ritagli di tempo riusciva anche a mostrarmi le foto su facebook dei sui amanti, alla prima festa aziendale la guardavo che ballava sui tacchi in costume mentre il responsabile marketing faceva il dj, alla seconda festa aziendale io barcollavo ubriaca al braccio dello stagista più figo di tutta l'azienda chiedendo al mio capo di assumerlo perchè mi vedevo già sposata a lui, alla terza festa aziendale sono stata l'unica a fare il bagno in piscina perchè sentivo che non ci sarebbe stata una quarta festa aziendale.
Il gruppo con cui vado a pranzo si è lentamente formato secondo un principio molto esclusivo che ci ha rese il gruppo più odiato di tutta la sede di Milano: ci siamo scelte.
Un meltin pot di regioni italiane da nord a sud, dalle isole alle montagne, che a pranzo parlano talmente forte e talmente tutte insieme che ogni cosa la dobbiamo ripetere almeno 5 volte prima che tutte ci arrivino. Siamo riuscite ad affrontare gli argomenti più disgustosi sorseggiando la migliore coca light servita dal Roxy Bar, dallo sperma taurino alle candide, dall'odore di sudore del capo al colore del maglioncino del capo delle risorse umane.
Abbiamo vivisezionato le relazioni con gli uomini giovani (detti Bebè 1, 2... 100, 10.000), con gli uomini alti (detti Pertiche), con gli uomini gay (baciami la hula), con gli uomini difficili.
Abbiamo parlato degli uomini della nostra azienda che si ubriacano e si fanno le stagiste, sognamo che alcuni di questi trascinino, ci strappino i vestiti, ci appendano al muro e ci schiaffeggino prima di possederci, facciamo lavori che gli head hunter non capiscono, parliamo una lingua che solo noi comprendiamo, lavoriamo in un'azienda il cui nome si può scrivere almeno in 4 modi diversi.
Piango per ogni collega che ho salutato, da quello oltre oceano che non ho mai visto a quella che mi siede affianco solo da sei mesi. Piango per tutte le ragazze del miglior customer care mai visto e i ragazzi dell'IT che ho lasciato nella sede di Bologna, piango perchè qua dentro mi sono fatta le ossa e ho fatto crescere un po' di quel pelo sullo stomaco che mi servirà (dio solo sa quanto) nella mia nuova avventura.
Non piangevo così tanto dall'ultima puntata di Dawson's Creek ma ve lo giuro, la mia non è tristezza ma gratitudine, perchè mi sono divertita come una matta, ho lavorato come un cane dimenticato da dio, ho sudato, ho temuto, ho imparato ma sopratutto non mi sentivo così parte di qualcosa dai tempi delle superiori e per questo, devo solo ringraziarvi tutti.

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