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Ho provato a seguire certi suggerimenti, del tipo preparate uno schema della storia, una scaletta degli avvenimenti, un elenco dei conflitti, le schede dei personaggi, bla bla bla. E ogni volta che l'ho fatto, quello che ne è venuto fuori è stata una sequenza di vicende aride e senz’anima.
Suppongo sia una faccenda soggettiva, in ogni caso ho scoperto che schematizzare uccide l’ispirazione. Preferisco procedere come un eremita nella notte, con un piccolo lume a farmi strada, scoprendo passo dopo passo come stanno le cose, ciò che accade ai miei personaggi e perché. Ho rinunciato ad avere subito il quadro, il disegno globale, perché quando si comincia una storia in base a un’idea iniziale, poi strada facendo le cose cambiano e restare vincolati a ciò che si è deciso a priori non porta frutti.
Per esempio nel romanzo che sto scrivendo, all’inizio uno dei personaggi era una odiosa saccente che non andava oltre al proprio naso. Ora questa immagine si è ammorbidita, sfaccettata, quello che è successo ha messo in discussione il suo mondo. Il suo ruolo è diventato importante, mentre all'inizio l'avevo relegata a fare da comparsa. Inoltre, la storia stessa, anche se a grandi linee era già nella mia testa, ha subito moltissime trasformazioni.
Così preferisco procedere passo dopo passo. Certo, succede che ad un certo punto il lumino con cui mi faccio strada diventi così fioco da non lasciarmi vedere più cosa ho davanti, o addirittura si spegne e io resto bloccata e chiedermi “e ora?”. Succede quando non si ha il famoso quadro, quando non si conosce la meta del viaggio e tantomeno le tappe.
Allora, per riaccendere il lume non mi resta che guardarmi indietro, chiedermi come sono arrivata a quel punto della storia e perché. Ripercorrere tutta la strada, rileggere quello che ho scritto, insomma, mi aiuta.
Non avere una scaletta da rispettare, ma soprattutto non avere chiaro in mente il disegno dell'intera storia, è alquanto frustrante, lo ammetto. E ti obbliga a fare continui passi indietro per controllare se quello che hai scritto prima sia coerente con il dopo, ti costringe a tenere a mente tutti gli elementi che hai introdotto perché non restino fili pendenti. Ti obbliga a mettere tutto in discussione se a un certo punto decidi di introdurre un importante colpo di scena, una svolta che neppure tu conoscevi e che ora cambia tutto, forse persino il finale.
In ogni caso ad un certo punto la visione d'insieme si rende necessaria, perché chiaramente una storia non è un insieme di eventi più o meno collegati, ma deve avere un senso globale, un suo filo conduttore. Dunque, arriva il momento in cui devo per forza farmi un'idea più ampia di tutto.
Non vi sto consigliando di usare questo metodo, forse è più sensato realizzare il progetto di una storia prima di scriverla. In ogni caso, credo che ognuno abbia il suo metodo o se non ce l'ha lo troverà prima o poi.
Tutto questo suonerà forse un po’ strano per una come me che parla sempre di tecniche e di regole di scrittura. Ma il fatto è che io non credo che le regole debbano ingabbiarci, non devono tarpare le ali al processo creativo ma solo aiutarlo. Una volta una persona mi disse: “Io scrivo spontaneamente, non mi pongo problemi di regole, non ho mai letto manuali di scrittura e cose simili”. Lo ha detto con un certo orgoglio. Ma perché privarsi di una guida, di un sostegno, quando puoi averlo?
Anche se procedendo passo dopo passo nel creare la storia devo affidarmi molto all’intuizione, i consigli di chi ne sa più di me di scrittura mi tornano sempre utili.
Così è la storia che sto scrivendo, in divenire. Anzi la storia che sto riscrivendo, perché ho ripreso in mano un vecchio lavoro che avevo realizzato proprio con un approccio schematico. Ma non mi aveva mai convinto. Ora va molto meglio, o almeno così mi sembra...
E le vostre storie come sono, storie in cammino o decidete tutto prima di cominciare a scrivere?
Anima di carta
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