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Storielle napoletane a Bruxelles

Creato il 07 dicembre 2010 da Andima
Così si decide che la solita insalata giornaliera oggi proprio non sarebbe andata giù né il panino del salumiere calabrese a pochi minuti a piedi dall'ufficio e allora si va nella stazione vicina, la più grande di Bruxelles, Gare du Midi, a vedere cosa ci sia in giro e si finisce in coda per una porzione di pasta, sì di quella pasta che ti servono in un recipiente di cartone (o di tetrapak, non saprei), quella pasta che molti italiani guarderebbero con occhi distaccati, con la puzza sotto al naso, con lo sguardo pontefice di chi accusa d'eresia. Ma l'aspetto e l'odore non sembrano male e allora che male c'è, si prova.
Mentre sei in fila un tipo sulla trentina ti fissa di lato, gli ricambi lo sguardo ma poi ti distrai altrove.
lui: Scusa - e a volte basta davvero soltanto uno scusa per capire da dove si proviene, quel tipo veniva di sicuro da Napoli e dintorni - sei italiano?
io: Come? - E pensi quanto facile sia leggerti la nazionalità sulla faccia - Sì, perché?
lui: Scusa, ho il treno che parte tra dieci minuti... non mi funziona più il bancomat e mi mancano giusto 5 euro per il biglietto, me lo puoi dare un euro per cortesia?

A quel punto sorrdi, perché quella filastrocca l'avrai sentita almeno un centinaio di volte ma in un'altra stazione, quella Centrale di Napoli, e non l'ascoltavi da almeno qualche anno e mai ti saresti aspettato di ascoltarla di nuovo soprattutto lì, a Bruxelles, in Gare du Midi, da un napoletano chissà come finito da quelle parti in cerca di spiccioli; e ti saresti quasi fermato e chiedergli perché, ascoltare la sua storia, magari capire i come, i quando, in che modo, ma avrebbe avuto poco senso e magari sarebbe stato un inutile monologo senza frutti. E allora sorridi, perché quella filastrocca ti ha riportato alla memoria tante cose, alcune amare altre davvero piacevoli che quasi lo ringrazi.

io: Guarda, lo so che non c'è nessun treno che parte tra dieci minuti - e cerchi di avere un'aria seria, ma tanto non ti riesce - ma tieni, ho giusto un euro, ecco qua.
lui: No, no, ma che hai capito, quello il treno parte per davvero! Grazie, grazie, ciao!

E scompare tra qualche passo dondolante mentre la fila che avanza e lo stomaco che brontola ti richiamano alla pasta, che poi in fondo non era mica tanto male e chi se ne lamenta, di quelle paste commerciale, di quel profano uso di pasta e cartone, magari a casa, da solo, chissà quante volte si sarà mangiato anche di peggio.

Mentre ti allontani rivedi il tipo della filastrocca approcciare un altro signore nella fila e ripetere la scena. La tentazione è troppo forte, qualcosa gliela devi dire.
io: Uè, ma il treno?
lui: Ah, ciao! Eh... l'ho perso, mannaggia, l'ho perso!
io: Ahahahaah, chissà quanti ne perdi ogni giorno, eh?!
E lui ti congeda con un occhiolino e un saluto con la mano, un po' se la ride un po' risponde al tuo sorriso. Ma guarda un po' - pensi - cosa ti può succede anche a Bruxelles!

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