Sono passati esattamente 34 anni da quel 27 giugno 1980 in cui persero la vita gli 81 passeggeri a bordo del DC9 I-TIGI della compagnia aerea Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, misteriosamente abbattuto sui cieli di Ustica da un missile lanciato da un caccia non identificato e precipitato nelle acque del Tirreno per poi essere ritrovato spezzato in più tronconi a più di tremila e seicento metri di profondità.
Nel quadro oscuro e nebuloso su cui indagano gli inquirenti della procura di Roma arriva dunque un insperato raggio di luce, a cominciare dalle deposizioni di alcuni militari dell’Armee de l’air che hanno ammesso per la prima volta davanti a magistrati italiani la presenza di diversi caccia Francesi di stanza presso la base di Solenzara in Corsica che quella sera volarono fino a tardi. Dichiarazioni che smentiscono la posizione ufficiale che i cugini francesi hanno mantenuto per questi 34 anni e confermano i sospetti di un grande affollamento quella sera sui cieli di Ustica. Sospetto confermato anche dai nuovi elementi forniti ai magistrati italiani dalla NATO, che disegnerebbero uno scenario di guerra nel quale il DC9 Itavia sarebbe stato abbattuto per un tragico errore in uno scontro tra uno o due Mig libici che si riparavano nei pressi dell’aereo di linea italiano e uno o più caccia alleati.
Una svolta clamorosa dunque per le indagini, che di sicuro ha il merito di interrompere lo scandaloso silenzio che ha avvolto fino ad oggi la triste vicenda della strage di Ustica e che offre qualche speranza in più ai famigliari delle vittime che ancora oggi non smettono di chiedere verità e giustizia per i loro cari ormai scomparsi.
Da fonti governative d’oltralpe è arrivato un secco no-comment sulle attività investigative in corso, come anche dalla procura di Roma, mentre da fonti vicine al Ministero della Giustizia si sono limitati a riferire dell’impegno costante del ministro Orlando per qualsiasi iniziativa volta a fare chiarezza sulla vicenda della strage di Ustica.