Strage di via D’Amelio: 4 arresti basteranno a fare giustizia?

Creato il 08 marzo 2012 da Nottecriminale9 @NotteCriminale

Un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di uno dei presunti mandanti, il boss Salvatore Madonia, due esecutori, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale e il pentito Calogero Pulci . 
Il tutto scaturisce dall'inchiesta aperta dalla Procura nissena sulle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza che ha portato alla revisione dei processi “Borsellino” e “Borsellino-bis”davanti la Corte d'appello di Catania. Lo stesso pentito è indagato,insieme ai 4, per strage aggravata. 
La Dia ha così eseguito l'ordinanza di custodia del Gip di Caltanissetta per quattro indagati nella nuova inchiesta sulla strage di Via D'Amelio, in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. 
Il provvedimento è stato notificato dalla Dia in carcere a Madonia e Tutino, perchè già detenuti, e nella casa di cura in cui è ricoverato agli arresti domiciliari per gravi patologie a Vitale. Il collaboratore di giustizia Calogero Pulci, invece, è stato arrestato per calunnia aggravata per le sue false dichiarazioni del processo “Borsellino-bis”. 
Il giudice Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia, il 19 luglio del 1992 in Via D'Amelio, assieme a cinque agenti di polizia della sua scorta perchè il boss Totò Riina lo riteneva un «ostacolo» alla trattativa con esponenti delle istituzioni, che gli «sembrava essere arrivata su un binario morto» e che per questo il boss dei boss voleva «rivitalizzare» con la stagione delle stragi. 
È la ricostruzione dell'attentato fatta dal Gip di Caltanissetta Alessandra Bonaventura Giunta, accogliendo le richieste della Dda della Procura di Caltanissetta, nella nuova inchiesta che è sfociata nelle ordinanze eseguite dalla Dia sulla strage. 
«La tempistica della strage - scrive il giudice - è stata certamente influenzata dall'esistenza e dall'evoluzione della così detta trattativa tra uomini delle Istituzioni e Cosa nostra». Per la Procura dalle indagini è «risultato che della trattativa era stato informato anche il dott. Borsellino il 28 giugno del 1992. 
Quest'ultimo elemento - osservano i Pm - aggiunge un ulteriore tassello all'ipotesi dell'esistenza di un collegamento tra la conoscenza della trattativa da parte di Borsellino, la sua percezione quale 'ostacolò da parte di Riina e la conseguente accelerazione della esecuzione della strage». Secondo la Procura di Caltanissetta, «questa conclusione è legittimata, tra l'altro, dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Giovanni Brusca a proposito dell'ordine ricevuto da Salvatore Riina di sospendere, nel giugno 1992, l'esecuzione dell'attentato omicidiario nei confronti dell'on. Calogero Mannino perchè c'era una vicenda più urgente da risolvere». 
Mannino, ex ministro democristiano e segretario della Dc siciliana, è stato di recente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa, per ipotetiche pressioni che avrebbe esercitato all'epoca delle stragi per un ammorbidimento del regime carcerario del 41 bis.
 «Non entro nel merito della vicenda giudiziaria, ma questa indagine non costituisce un punto d'arrivo dell'inchiesta, ma di di partenza anche per i magistrati di Caltanissetta, anche per quelli che verranno dopo di noi». 
Lo afferma il sostituto procuratore della Dda della Procura nissena, contattato dall'ANSA, sul nuovo fascicolo sulla strage di Via D'Amelio a Palermo che ha portato all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per la strage del 19 luglio 1992 in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti di polizia della sua scorta.

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