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Strage: lettera aperta di Milani dopo la sentenza

Creato il 21 novembre 2010 da Marcotoresini
Condivido con voi questa lettera aperta che Manlio Milani, presidente dei famigliari dei caduti nella Strage di piazza Loggia, ha indirizzato ad Alfredo Bazoli, figlio di Giulietta Banzi Bazoli, una delle vittime. Alfredo, oggi avvocato ed esponente del Pd bresciano, aveva quattro anni quando la madre morì (clicca qui per leggere la sua storia comparsa nei giorni scorsi sul Sole 24Ore) e all'indomani della sentenza di assoluzione ha avuto parole indignate nei confronti dell'onorevole Viviana Beccalossi (Pdl, ex An e Msi) che ha sostenuto che le indagini sulla Strage non hanno portato mai a nulla di concreto perchè hanno indagato sempre e solo a destra. La lettera di Manlio Milani è comparsa oggi sul quotidiano Bresciaoggi. Mi sembra un utile contributo al dibattito che si è sviluppato dopo la sentenza di assoluzione arrivata a 36 anni dai fatti.


Strage: lettera aperta di Milani dopo la sentenza

Alfredo Bazoli e Manlio Milani
(al centro della foto)

 Caro Alfredo,
mi ha colpito la tua indignazione per le frasi pronunciate dall’on. Viviana Beccalossi, soprattutto perché tendenti a non riconoscere i fatti storici, così come sono avvenuti e dentro i quali si colloca la strage di Piazza della Loggia. Una indignazione che contrasta con la tua abituale riflessività.
Sono andato a leggere il verbale di quanto dichiarato alla Camera dall’on. Beccalossi: ne sono rimasto sconcertato, amareggiato profondamente, tanto più perché dette nel luogo che è il cuore di quelle Istituzioni rappresentative che il 28 maggio 1974 Giulietta, Livia, Clem, Alberto, Luigi, Euplo, Vittorio, Bartolomeo assieme a migliaia di cittadini bresciani, si ritrovarono in Piazza Loggia per difenderle dalla violenza neofascista.
Sconcertato non tanto per il richiamo da Lei fatto: che venga fatta giustizia..anche a tutti coloro che per 36 anni hanno dovuto convivere con’un ombra sulla testa, quasi come se fossero tutti responsabili. In proposito vorrei ricordare che all’epoca della prima inchiesta molte parti civili e ampi strati della società bresciana contestarono immediatamente i limiti “localistici” di quell’indagine, e ne denunciarono i metodi inquisitori messi in atto per darci dei colpevoli e non i colpevoli.
Un’indagine che in questo processo è diventata una sorta di corpo del reato (e ho ben presente i drammatici racconti fatti in aula da chi, allora, subì quell’indagine) e che deve aver avuto il suo peso se l’allora indagatore cap. Delfino è stato oggi assolto per insufficienza di prove dal reato di concorso in strage.
Perché è bene ricordare che l’assoluzione dei cinque imputati per insufficienza di prove ci dice che quanto si è formato nel dibattimento non è stato sufficiente, a parere della corte giudicante, per poter condannare “oltre ogni ragionevole dubbio”. Ed è tragicamente amaro constatare che se molte delle documentazioni oggi note non fossero state tenute nascoste agli inquirenti nel 1974 (e in questo processo sappiamo che così è stato testimoniato) la vicenda processuale su Piazza Loggia avrebbe avuto ben altri risultati.
Sconcertato, dicevo, laddove l’on. Beccalossi sottolinea che nessuna delle stragi degli anni Settanta ha avuto giustizia, quindi, richiamando la sentenza di questi giorni, critica aspramente l’on. Paolo Corsini quando dice che il teorema di una strage di destra su piazza Loggia sia ancora valido, per poi concludere che: Probabilmente, se per trentasei anni non avessimo insistito a seguire le indagini solo in una direzione, oggi, la verità sarebbe più vicina per tutti i bresciani.
In sostanza, la richiesta perché in questo momento si ricordino…anche coloro che, seppur non fisicamente, sono caduti su finte verità, serve (mi auguro non consapevolmente), all’on. Beccalossi per falsificare le verità storiche ormai da tempo acquisite, vale a dire : che le stragi di quegli anni, da piazza Fontana in poi , hanno come “marchio di fabbrica” (Giampaolo Zorzi, sentenza-ordinanza 23.5.1993) la destra eversiva (non la destra tout court) che ha agito in collusione con uomini degli apparati istituzionali che anziché difendere le istituzioni, hanno tramato contro di esse in nome di un viscerale anticomunismo, vero collante ideologico per questi gruppi eversivi. Basterebbe leggere le sentenze su Piazza Fontana, Questura di Milano, Peteano, Piazza Loggia, Italicus, Bologna per trovare conferma di tutto ciò.
Certo, di queste stragi molte non hanno giuridicamente visto sancire le responsabilità individuali. Ma la funzione ultima del processo è appunto quella di verificare le responsabilità o meno dei singoli, e giustamente laddove non si sono ritenute sufficienti le prove per una condanna si è assolto.
Un principio che non annulla, ci dicono le motivazioni delle sentenze, che quelle stragi, sono state pensate da quelle espressioni politiche – destra eversiva - e da esse realizzate in quanto strumenti di violenza finalizzati a creare caos e paura nel paese per poter giustificare un mutamento istituzionale della nostra democrazia. E tutto questo, piaccia o no all’on. Beccalossi, ha trovato conferma non solo nel corso del dibattimento processuale, ma si è riflesso nel dispositivo della sentenza odierna. E sono certo che le sue motivazioni non potranno che ribadire, come in passato, tutto ciò.
Questo episodio, e mi auguro resti isolato, sottolinea però che se vogliamo che il Paese sappia raggiungere, su quegli anni, una verità e una memoria storica comunemente riconosciuta essa ha bisogno che quanto appurato in sede giudiziaria, e non solo, venga appunto riconosciuto e accettato, anche quando è in contrasto con i propri convincimenti.
Per quanto ci riguarda, noi le sentenze le abbiamo accettate e rispettate e da lì siamo sempre ripartiti per portare avanti la ricerca della verità e della giustizia che non riguarda solo noi ma l’insieme del paese. Un principio che teniamo come fermo punto di riferimento convinti che questo sia il modo migliore e più serio per non dimenticare chi si è sacrificato per tutti noi, nessuno escluso.
Ciao e a prestoManlio Milani

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