Hanno ragione coloro che dicono che non si possono sempre associare i fenomeni, per esempio crisi economica e aumento delle tensioni sociali sotto forma di suicidi/omicidi, e che ogni singolo caso fa storia a sè. Sulla vicenda della strage di Perugia non c'è molto più da dire se non forse che, col senno di poi, a una persona con forti disturbi della sfera psichiatrica legati alla sua condizione economica e lavorativa, probabilmente non era il caso di concedere il porto d'armi. Ma, come dicevo, sono affermazioni fatte con il senno di poi, sarà la magistratura a stabilire se e quando si è commesso un reato o una negligenza armando quella mano, oppure si è trattato di una cosa imprevedibile, di una serie di circostanze non immaginabili.
Rimane la volontà di comprendere i fenomeni e capire se invece questa relazione può esistere, se cioè i periodi di crisi economica presentano una variazione nelle dinamiche sociali, di qualunque genere, specialmente quelle associate alla mortalità, compresi omicidi e suicidi, ma anche chiaramente la mortalità associata ad altre cause.
Disoccupazione e mortalità. Per farlo prendo in considerazione uno studio pubblicato su The Lancet nel 2009 [Stuckler et al. 2009] dal titolo The public health effect of economic crises and alternative policy responses in Europe: an empirical analysis ovvero Effetto sulla salute pubblica della crisi economica e risposte politiche in Europa: un'analisi empirica.
I risultati indicano che una delle conseguenze più temute della crisi economica, cioè la disoccupazione, è associata a variazioni nei tassi di mortalità per specifiche cause, ma non per tutte le cause. Analizzando i dati di 26 paesi dell'Unione Europea dal 1970 al 2007, si è visto che l'aumento dell'1% del tasso di disoccupazione è associato ad un aumento dello 0,79% del tasso di suicidi nella fascia d'età sotto i 65 anni e ugualmente a un aumento dello 0,79% del tasso di omicidi ma a una diminuzione del 1,39% delle morti dovute ad incidenti automobilistici, mentre su tutte le altre cause di morte non si registrano effetti significativi (ma variazioni non significative sì). Si osservi il grafico qui sotto.
Figure 1 shows the results of 29 regression models of different diseases for 26 EU countries between 1970 and 2007 (on average more than 550 country-years). After correcting for population ageing, past employment and mortality trends, and country-specific differences in surveillance, we noted that every 1% rise in unemployment rates was associated with a 0·79% rise in suicides at ages younger than 65 years (95% CI 0·16-1·42; 60-550 potential excess deaths [mean 310] EU-wide) and a 0·79% rise in homicides (0·06-1·52; 3-80 potential excess deaths [mean 40] EU-wide). By contrast, road-traffic deaths decreased by 1·39% (0·64-2·14; 290-980 potential fewer deaths [mean 630] EU-wide). Rising unemployment had no effect on other causes of death assessed (fi gure 1). As a result of these off setting effects, combined with the absence of an effect on cardiovascular diseases, we recorded no significant net effect of unemployment on all-cause mortality rates (0·05%, 95% CI -0·19 to 0·29, p=0·68).
Analizzando più nel dettaglio, come era facilmente prevedibile, chi soffre maggiormente degli effetti negativi dell'aumento della disoccupazione sono le persone più giovani rispetto a quelle più anziane, quelle della classe di età 30-44 anni, soprattutto per due cause di morte come il suicidio e le patologie ischemiche cardiache.
Welfare. A parziale attenuazione di questi risultati negativi dell'analisi, vi è la constatazione che la presenza di investimenti in programmi che favoriscano l'occupazione attenuano gli effetti negativi della mancanza di lavoro. La tabella 1, come riportato sotto, mostra che per ogni 10 dollari di aumento nell'investimento in programmi per l'occupazione si assiste a una diminuzione dello 0,038% del tasso dei suicidi dovuti alla crescita dell'1% della disoccupazione. Addirittura, con una spesa superiore a 190 dollari (pro capite, a parità di potere d'acquisto), l'aumento del tasso di disoccupazione dell'1% non sortisce alcun effetto negativo sulla mortalità per suicidio.
We have shown that rapid and large rises in unemployment were associated with short-term rises in suicides in working-age men and women and in homicides; adverse health effects on suicides were mitigated when investments in active labour market programmes were high (>$190 per head).
Table 1 shows the results of the addition of an interaction term between social labour market protections and unemployment to the basic model of the association between rising unemployment and suicide rates. For every US$10 higher investment in active labour market programmes there was a 0·038% lower effect of a 1% rise in unemployment on suicide rates in people younger than 65 years (95% CI 0·004-0·071, p=0·028). When this spending was greater than US$190 per head per year (adjusted for purchasing power parity), rises in unemployment would have no adverse effect on suicide rates (table 1).
In queste condizioni di crisi economica diffusa che ha interessato non solo i paesi europei appartenenti all'Unione ma tutto il mondo, si è notato che là dove sono più carenti o insufficienti le misure di protezione sociale sono più intensi gli effetti negativi sulla mortalità della disoccupazione. In via generale, la metà dei paesi analizzati spende all'incirca 190 dollari a persona, e l'Europa dell'ovest spende in media 261 dollari, sei volte più dell'Europa dell'est che spende in media 37 dollari.
Weaker labour market protections in the central and eastern European countries have made their populations very exposed to the potential for negative health effects when unemployment rates sharply rise.
[...] By comparison, roughly half of the countries studied spent $190 per person in 2003, and western European countries (EU members before 2004) spent six-fold more on these labour market protections per person than did eastern European countries ($261 vs $37 per person).
Conclusioni. Sebbene, come riconoscono gli autori, il loro studio abbia alcune limitazioni, perchè per esempio non distingue i gruppi sociali all'interno delle popolazioni dei vari paesi, o non valuta il livello educativo o altri parametri, e nonostante si occupi solo del tasso di mortalità e non di altri indicatori di salute, e di alcuni paesi non sia riuscito ad ottenere tutti i dati e abbia preso in esame solo gli effetti sul breve periodo, nonostante queste limitazioni i loro risultati, come affermano poi, possono avere importanti ripercussioni sulle politiche economiche e di welfare, sia in termini preventivi sia per affrontare al meglio le conseguenze della crisi. Nello specifico, la loro analisi:
also suggests that governments might be able to protect their populations, specifically by budgeting for measures that keep people employed, helping those who lose their jobs cope with the negative effects of unemployment, and enabling unemployed people to regain work quickly. We observed that social spending on active labour market programmes greater than
$190 per head purchasing power parity mitigated the effect of unemployment on death rates from suicides, creating a specific opportunity for stimulus packages to align labour market investments with health promotion.
suggerisce che i governi possono essere in grado di proteggere la popolazione, soprattutto finanziando misure che consentono il mantenimento dell'occupazione, o aiutando coloro che hanno perso il lavoro a far fronte agli effetti negativi della disoccupazione e consentendo ai disoccupati di trovare un lavoro alla svelta. Si è osservato che la spesa sociale in programmi attivi nel mercato del lavoro superiori a 190 dollari (pro capite, a parità di potere d'acquisto) mitigava gli effetti della disoccupazione sul tasso di mortalità dovuto a suicidi, creando una specifica opportunità per allineare investimenti nel mercato del lavoro con la promozione della salute .
E' chiaro, in conclusione, che le dinamiche della crisi economica, che affligge gran parte del mondo in questi anni, scatenano fenomeni complessi che non sono facilmente riconducibili ad analisi certe e ineluttabili. Gli stessi autori dello studio dichiarano che molti aspetti di queste dinamiche non si sono potuti considerare, che all'interno delle fasce sociali che compongono le varie popolazioni analizzate esistono differenze anche consistenti, a testimoniare una evidente complessità dei fenomeni. Questo però non toglie che non siano rilevabili tendenze e andamenti macroscopici, uno dei quali è appunto quello segnalato in questo lavoro, e cioè l'aumento di alcune cause di mortalità quando si verificano aumenti di disoccupazione. Sono evitabili questi effetti negativi associati agli aumenti di disoccupazione? A leggere i dati sembrerebbe di sì. Ancora una volta pare che la responsabilità del buon andamento di un paese sia da imputare alla sua classe dirigente e al tipo di politiche che riesce a mettere in atto.
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credits e image credit The Lancet