Oggi la competizione per trovare lavoro è molto più intensa. Non sempre si arriva alla pressione psicologica, ma uscire dagli schemi può aiutare gli intervistatori ad afferrare i processi logici di chi hanno di fronte. I quesiti difficili servono a mettere separare il “buono abbastanza” dal “migliore”, ma ancora più importante, cercano di chiarire come pensa il candidato, come risolve un problema, cogliendo alla sprovvista gli aspiranti, per valutarne il carattere e la prontezza nel rispondere. Nella biografia autorizzata di Steve Jobs, co-fondatore di Apple notoriamente duro con i dipendenti, si dice che abbia chiesto a un candidato visibilmente teso: «Sei vergine?». Alcune domande inaspettate, sconcertanti, apparentemente irrilevanti e spesso senza risposta hanno lo scopo di identificare i candidati fuori dallo standand. A volte possono essere domande personali, altre volte surreali ma spesso sono sfide mentali.
Ecco alcune di quelle più famose:
- Quante palline da golf possono essere caricare su uno scuolabus?
- Spiega cos’è un database al tuo nipotino di 8 anni utilizzando 3 sole frasi.
- Ogni quante volte durante un giorno le lancette di un orologio si sovrappongono?
- Quanti accordatori di pianoforte ci sono al mondo?
- Se stai guardando un orologio e sono le 3 e 15 quanto è ampio l’angolo che formano le due lancette?
- Immagina di avere un cassetto pieno di magliette dove è difficile trovare una singola maglietta. Come ordineresti le magliette per facilitare la ricerca?
- Quanti soldi chiederesti per lavare tutte le finestre di Seattle?
- Se la probabilità di vedere una macchina sull’autostrada in 30 minuti è pari a 0.95 qual è la probabilità di vederne una in 10 minuti?
- Quante stazioni di servizio ci sono negli Stati Uniti?
- Sei stato ridotto alle dimensioni di una monetina e gettato in un frullatore. Ti dicono che tra 60 secondi il frullatore partirà. Cosa fai per salvarti?
Alcune di queste non sono delle “semplici domande contorte” ma si rispecchiano in una logica chiamata Problema di Fermi, elaborata dal genio italiano Enrico Fermi. Questo non è il genere di domande a cui ti puoi preparare, la ragione per cui vengono poste è semplicemente quella di vedere come le gestisci. Generalmente è più frequente che questo genere di domande venga fatta a chi si candida per un lavoro creativo in pubblicità, marketing, media. Queste sono domande che possono facilmente farti sentire a disagio perché non sai quale sia la risposta giusta. Infatti, non esiste una risposta giusta e spesso la risposta non ha nulla a che vedere con le competenze o con il ruolo per cui ti sei candidato.
Come rispondere?
Non importa da quanto strana pensi che sia la domanda, devi affrontarla. Non rifuggirla, deviarla e non porti sulla difensiva. Chi ti pone questa domanda ha lo scopo di osservare la tua flessibilità mentale, quale sia il tuo modo di approcciarti a un problema, se usi un pensiero creativo e hai abilità innovativa e perché no, anche il tuo potenziale imprenditoriale. O semplicemente vogliono vedere la tua capacità di adattamento e di fare il punto della situazione. Anche se alcune domande possono avere una risposta definita altre non la hanno. La tua risposta è un insight, è dentro il tuo intuito e nella tua capacità di problem solving. Come ti approcci alle sfide? Le tue soluzioni sono più interessanti e innovative rispetto alle altre che gli intervistatori hanno sentito prima? Sei capace di usare la tua immaginazione? Semplicemente sii entusiasta non lasciarti atterrire perchè spesso quello che basta per avere successo è la capacità di fare salti con la mente.